Com’è fare il vigile del fuoco ai Campi Flegrei
Tra migliaia di chiamate e centinaia di interventi dopo ogni scossa di terremoto, quindi quasi ogni giorno

Non si sa quante telefonate siano arrivate al comando dei vigili del fuoco di Napoli durante il terremoto avvenuto nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 marzo, nella zona dei Campi Flegrei: erano così tante – alcune migliaia – che all’una e mezza la sala operativa è andata in tilt. Da allora i vigili del fuoco sono stati impegnati in circa 1.300 interventi tra rimozione di parti pericolanti dai palazzi, e la verifica dell’agibilità di centinaia di appartamenti. Nei giorni più tranquilli, ultimamente pochi, rispondono a centinaia di richieste di aiuto o informazioni, quando ci sono terremoti le chiamate diventano migliaia. «Le giornate non finiscono mai. Nell’ultimo anno lo abbiamo detto più volte: servono rinforzi», dice Antonio Antonelli, segretario provinciale del sindacato Conapo, il più rappresentativo.
L’area dei Campi Flegrei, nella zona nord occidentale di Napoli, ha una serie di caratteristiche che la rendono lo scenario perfetto per le gravi emergenze. È in pratica un grosso sistema vulcanico dove si verificano sia fenomeni di bradisismo, che consistono nell’abbassamento e nel sollevamento del suolo nell’arco di alcuni decenni, sia frequenti terremoti di magnitudo non molto elevata, ma vicino alla superficie, quindi capaci di causare danni significativi.
Secondo i dati dell’INGV, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, nell’ultimo anno qui ci sono stati 952 terremoti di magnitudo superiore a 1. Come accade spesso in questi casi, i terremoti più gravi sono seguiti da molti altri di magnitudo bassa, un fenomeno che viene chiamato “sciame sismico”, o sequenza sismica. Dopo un periodo di relativa calma, dall’inizio di febbraio sono aumentate le scosse superiori a magnitudo 2. Il terremoto avvenuto nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 marzo è stato il più forte, di magnitudo 4.6.
È soprattutto il contesto urbanistico a rendere quest’area molto rischiosa. Qui abitano circa 800mila persone, principalmente nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, Giugliano e Napoli. La densità abitativa media è di circa 2.000 abitanti per chilometro quadrato.
Negli ultimi cento anni in tutti questi comuni sono stati costruiti migliaia di palazzi senza tenere conto dei rischi legati al bradisismo. Durante un’informativa alla Camera, il ministro della Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ha detto che già dal Dopoguerra sarebbe stato opportuno vietare qualsiasi tipo di costruzione. Invece si è costruito comunque, e oggi circa 100mila persone «sono esposte a un rischio molto elevato», ha detto Musumeci.
In questa situazione è molto complicato gestire le emergenze. Solitamente le persone preferiscono rimanere nelle loro case, perché ormai sono abituate alle scosse, ma in particolare durante il terremoto del 13 marzo sono scese in strada a migliaia. «Questa purtroppo è diventata la normalità», dice Antonelli.
– Leggi anche: Per gli abitanti di Pozzuoli questo terremoto è stato diverso
I vigili del fuoco raggiungono i palazzi con cornicioni o calcinacci pericolanti, li mettono in sicurezza e si spostano il più velocemente possibile verso altre abitazioni a rischio crollo. È un lavoro faticoso, senza pause, incessante e anche complesso perché impone valutazioni delicate che possono avere conseguenze per molte persone.
Negli ultimi dieci giorni, in seguito alle ispezioni, 388 persone abitanti hanno ricevuto un’ordinanza di sgombero delle proprie case in quanto risultate a rischio di crollo. «È un lavoro impegnativo anche dal punto di vista emotivo», continua Antonelli. «Per fortuna i vigili del fuoco ricevono sempre un’ottima accoglienza dalla popolazione, che cerchiamo anche di rincuorare oltre che assistere per quanto possiamo. C’è molta paura. Cerchiamo di essere più vicini possibile alle persone che hanno bisogno di risposte».
Da un anno tutti i sindacati hanno chiesto un potenziamento delle caserme che si trovano nell’area dei Campi Flegrei. Sono tre: Pozzuoli, Giugliano e Pianura.
La più vicina alla zona sismica è quella di Pozzuoli, classificata con la sigla SD3: significa che le squadre di intervento sono composte da 4 operatori, 2 autisti e 2 caposquadra a turno per quattro turni, a Pozzuoli aumentati a cinque già diversi anni fa proprio per far fronte alle emergenze. In totale lavorano circa 40 vigili del fuoco, a cui di volta in volta durante le emergenze vengono affiancati professionisti chiamati da altre province. «A Pozzuoli servirebbe almeno una classificazione SD5, cioè con 58 vigili del fuoco su diversi turni», dice Antonelli. «C’è una carenza cronica di autisti oltre che di mezzi nuovi ed efficienti». Da tempo chiedono di ripristinare il distaccamento alla Mostra d’Oltremare, chiuso nel 2019: è un padiglione dove vengono svolte mostre e fiere, nel quartiere di Fuorigrotta.
Lo scorso novembre è stato trovato un accordo almeno per la riapertura del distaccamento, ma finora non ci sono stati passaggi più concreti. Sul potenziamento delle altre sedi invece finora tutte le richieste dei sindacati non hanno avuto risposta.