Brad Pitt produce film a tutto spiano

La sua società Plan B è diversa da quelle gestite normalmente dagli attori, e probabilmente l'avete già vista in molti titoli di testa

(Kym Illman/Getty Images)
(Kym Illman/Getty Images)

Molti attori e attrici americane hanno una propria società di produzione, ma poche sono come la Plan B di Brad Pitt. Solitamente infatti queste società sono utili principalmente a far partire la preproduzione di film o serie che gli attori vorrebbero poi interpretare in prima persona, ma su cui gli studios non hanno grande voglia di lavorare. Attraverso le loro società allora gli attori fanno il lavoro di sviluppo, cioè comprano sceneggiature o diritti di libri, commissionano la scrittura di una prima versione del progetto, raccolgono l’adesione di altri attori o registi, e poi si presentano ai produttori maggiori (quelli che investiranno il grosso dei soldi) con un pacchetto pronto, che va solo approvato e su cui non c’è molto da lavorare prima che parta la produzione.

Raramente, invece, sono vere società di produzione che hanno l’obiettivo di fare film che non prevedano per forza i loro proprietari come attori. Tra queste la Plan B è una di quelle che sono diventate più note e riconosciute, per le scelte non scontate e di gusto riguardo ai film e alle serie da produrre: anche se non sempre è corrisposto un successo dal punto di vista economico. Solo negli ultimi anni sono stati prodotti da Plan B film indipendenti che ambivano all’Oscar come Blonde, Minari, She Said e Nickel Boys, e film più commerciali come Wolfs, Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton e The Killer di David Fincher.

Molto del merito di questa gestione è proprio di Brad Pitt, che aveva fondato la società nel 2001 con alcuni soci e la sua moglie dell’epoca, Jennifer Aniston. Dopo la separazione nel 2005 è diventato unico proprietario e CEO. Il primo film co-prodotto dalla Plan B fu molto commerciale e ovviamente con Brad Pitt come protagonista: Troy, una versione dell’Iliade resa spettacolare con le modalità del cinema d’azione americano. Il film successivo fu La fabbrica di cioccolato di Tim Burton, e poi The Departed di Martin Scorsese.

Produrre tre film così grandi nei primi tre anni di vita non è frequente per una società di produzione appena nata, anche quelle che vengono da persone note nel mondo di Hollywood. Soprattutto non è frequente vincere un Oscar già al terzo film (come successe per l’appunto con The Departed). Da quel momento Plan B ha prodotto una media di due film l’anno fino al 2016, poi una media di tre film l’anno fino al 2022, quando i film prodotti ogni anno sono diventati in media quattro. A questi va aggiunta circa una serie tv l’anno.

Proprio per dedicarsi di più e meglio alla sua attività di produttore, all’inizio degli anni Dieci Brad Pitt è passato dal recitare come protagonista in 2-3 film l’anno a una media di uno l’anno negli ultimi sei. Che fosse una decisione e non un caso lo aveva già raccontato nel 2022 a Ottessa Moshfegh in un profilo per GQ, in cui aveva spiegato che in questa fase della sua carriera preferisce valorizzare nuovi talenti e sviluppare film che vedrebbe volentieri da spettatore, rispetto a recitare in grandi film come ha fatto fino a un po’ di tempo fa.

Oggi quindi Plan B è una società che gestisce diversi progetti contemporaneamente, e l’impressione di vederla ovunque è più spiccata per chi guarda film o serie più ricercati. Il gusto che la società ha dimostrato è diventato anche uno dei suoi problemi. Plan B è nota per i suoi progetti di qualità, ma che spesso non sono di successo o non ripagano i loro budget, e in molti si sono chiesti quanto questo modello possa reggere. Nonostante solo raramente Plan B sia il soggetto che stanzia il budget, dedicandosi principalmente a mettere insieme i progetti e a co-produrli per piccole quote del totale, la sua credibilità dipende dalla capacità di presentarsi con idee e “pacchetti” di film o serie che abbiano un forte potenziale commerciale.

Per bilanciare i film più rischiosi, Plan B cerca anche progetti molto commerciali, spesso proprio quelli in cui Brad Pitt recita. È una pratica che adottano anche altre produzioni, ma nel caso di Plan B comunque sono di più i primi. Per questo spesso l’obiettivo dei suoi film è vincere dei premi che possano dare maggior visibilità e riconoscimento di pubblico, ma non sempre funziona. Nonostante abbia vinto tre Oscar come miglior film (oltre a The Departed anche quelli per 12 anni schiavo e Moonlight), è un po’ di tempo che Plan B non riesce a ripetersi. E anche i progetti più commerciali non sono sempre dei successi. Nell’anno di 12 anni schiavo per esempio la società produsse anche World War Z, un film catastrofico su un’apocalisse zombie con Pitt stesso di moderato successo, e Kick-Ass, un film a basso budget tratto da una serie a fumetti molto ironica e violenta, che invece era andato meglio.

Dal 2020 a oggi il successo maggiore di Plan B è stato Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton, mentre i film da Oscar non sono andati benissimo. Minari, un film indipendente del regista coreano-americano Lee Isaac Chung, non fruttò quanto la società sperava; She Said, il film che racconta la storia della nascita del movimento #MeToo attraverso l’inchiesta giornalistica che denunciò Harvey Weinstein, non ebbe particolare riconoscimento; il biopic su Marilyn Monroe con Ana de Armas Blonde ricevette solo una candidatura per la miglior attrice; e quest’anno, nonostante la nomination, Nickel Boys non è mai stato un vero contendente per l’Oscar.

Anche per questo Plan B lavora molto con le piattaforme, che spesso hanno un pubblico più ricettivo e che pagano tutto in anticipo, acquistando l’intero film senza dover dipendere dalle visioni. Plan B ha anche prodotto il nuovo film del regista di Parasite Bong Joon-ho, intitolato Mickey 17, che doveva essere uno dei due film commerciali del 2025 della casa di produzione: ma non è andato bene. L’altro è F1, un film sulla Formula Uno il cui protagonista è Brad Pitt stesso, molto costoso, realizzato con Apple Studios e Warner Bros, ma anche co-prodotto dal pilota della Ferrari Lewis Hamilton. Uscirà a giugno.

– Leggi anche: Una nuova serie su Netflix, fatta bene

Paradossalmente, questo non vuol dire che la società sia nei guai. Nel 2022 Brad Pitt ha ceduto il 60% delle azioni a Mediawan, un conglomerato francese che possiede 90 società di produzione in tutto il mondo (incluse le italiane Palomar e Our Films). Mediawan non è attiva negli Stati Uniti se non con Plan B, e al momento è più interessata a lavorare sui mercati europei e africani. Aver acquistato il controllo della società per 300 milioni di dollari per loro significa soprattutto aver acquistato le relazioni, la credibilità e le conoscenze che Brad Pitt e i suoi produttori Dede Gardner e Jeremy Kleiner hanno a Hollywood, in modo che possano arricchire le loro altre produzioni.

Negli Stati Uniti il prezzo pagato per l’acquisizione è stato visto come un’assurdità. Ci sono però delle spiegazioni: a differenza delle società di produzione americane, Mediawan produce secondo le modalità europee, quindi facendo co-produzioni per sfruttare diversi fondi nazionali e regionali, e spendendo meno con risultati paragonabili a quelli statunitensi. Gli incassi e i ritorni di Plan B diventano così più sensati. Invece dal punto di vista di Plan B farsi acquistare da una società europea come Mediawan ha senso perché le consente di espandersi nel campo in cui Mediawan è più forte, quello della serialità televisiva (per esempio hanno prodotto Call My Agent). Questo si comincia a vedere ora, poco più di due anni dopo l’acquisizione: Plan B è tra le società che hanno prodotto la serie britannica di Netflix Adolescence, al momento la più vista in tutto il mondo sulla piattaforma e celebrata estesamente per la qualità tecnica e di scrittura.