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  • Lunedì 24 marzo 2025

L’uomo di Trump per l’Ucraina non sembra saperne molto di Ucraina

Steve Witkoff, di cui si è parlato per una strana intervista, sta guidando i negoziati americani un po’ dappertutto

Steve Witkoff durante un comizio per Donald Trump nell'ottobre 2024
Steve Witkoff durante un comizio per Donald Trump nell'ottobre 2024 (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)

Steve Witkoff sta guidando la delegazione statunitense impegnata nei negoziati con la Russia per la fine della guerra in Ucraina, anche se non dovrebbe. Witkoff, uomo di fiducia del presidente americano Donald Trump, è l’inviato speciale nominato da Trump per il Medio Oriente, mentre l’inviato per l’Ucraina è un altro, il generale Keith Kellogg. Ma Kellogg aveva posizioni troppo filoucraine e ormai da qualche settimana è stato messo da parte. Al suo posto, a parlare con Vladimir Putin e a gestire i negoziati, Trump ha messo appunto il suo vecchio amico Witkoff.

Nel fine settimana Witkoff ha fatto un’intervista con Tucker Carlson, ex presentatore TV di Fox News dichiaratamente filorusso. Nell’intervista ha dato dimostrazione di due cose: che non sa molto della guerra in Ucraina e di come si è evoluta negli ultimi undici anni, e che quello che sa deriva dalla propaganda russa. Quanto meno, la gran parte degli argomenti espressi da Witkoff nell’intervista ricalcano quelli del presidente Vladimir Putin o dei media di stato russi.

Tra le altre cose, Witkoff ha detto che secondo lui «la questione più importante in quel conflitto sono le cosiddette quattro regioni, il Donbas, la Crimea e… ehm… sapete… i nomi… e poi ce ne sono altre due». Questo passaggio negli scorsi giorni è stato molto deriso perché Witkoff, che di lì a poco avrebbe dovuto cominciare un negoziato con i russi, non ricordava nemmeno i nomi delle regioni ucraine parzialmente occupate (sono: le regioni amministrative di Donetsk e Luhansk, che assieme formano la regione geografica del Donbas, e poi Zaporizhzhia e Kherson; la Crimea di solito viene trattata separatamente).

Witkoff durante una conferenza stampa alla Casa Bianca nel marzo 2025

Witkoff durante una conferenza stampa alla Casa Bianca nel marzo 2025 (AP Photo/Ben Curtis)

Subito dopo Witkoff ha detto che queste quattro regioni «parlano in maggioranza russo, e c’è stato un referendum in cui la maggioranza schiacciante della popolazione ha detto che vuole stare sotto il controllo russo… Penso che questo sia l’elemento centrale nel conflitto».

È vero che anche prima della guerra la maggioranza della popolazione di Donetsk e Luhansk parlava russo come lingua principale, ma non era così per Zaporizhzhia e Kherson, dove la percentuale è inferiore al 50 per cento. Inoltre la lingua non definisce la nazionalità di una persona: il russo è la prima lingua anche del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

In secondo luogo, il referendum di annessione a cui fa riferimento Witkoff fu una farsa secondo tutti gli standard internazionali: in molti casi le persone furono costrette a votare da soldati russi armati, che andavano casa per casa per assicurarsi di raccogliere tutti i voti favorevoli.

Sulla base della sua nomina, Witkoff non dovrebbe partecipare ai negoziati sull’Ucraina. È l’inviato speciale per il Medio Oriente, che ha condotto e in teoria continua a condurre i negoziati tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Ma al contrario del generale Kellogg, rapidamente messo da parte, e del segretario di Stato Marco Rubio, che dovrebbe essere il capo della diplomazia americana ma ha scarsa influenza, Witkoff è un amico personale di Donald Trump.

I due si conoscono dal 1986, quando Witkoff era un avvocato esperto di questioni immobiliari e si trovò a lavorare a una transazione in cui era coinvolto anche Donald Trump, che era già un ricco immobiliarista newyorchese. Witkoff raccontò anni dopo che incontrò per caso Trump in una gastronomia (un deli di New York) in piena notte. Trump era affamato ma non aveva soldi con sé. «Gli ordinai un panino con prosciutto e formaggio svizzero», raccontò Witkoff.

I due in seguito si persero di vista, ma si incontrarono anni dopo, e Trump si ricordava «della questione del panino». Da allora divennero amici: giocano spesso a golf insieme, e Witkoff ha contribuito con milioni di dollari alla campagna elettorale di Trump.

Donald Trump e Witkoff nel 2018

Donald Trump e Steve Witkoff nel 2018 (AP Photo/Evan Vucci, File)

Come è possibile immaginare, Witkoff non ha nessuna preparazione in politica estera. Ma poiché Trump si fida personalmente di lui, l’ha dapprima nominato inviato speciale per il Medio Oriente, e poi l’ha coinvolto nei negoziati sull’Ucraina.

Witkoff ha detto nell’intervista a Carlson di aver parlato faccia a faccia con Putin per sette ore nel corso di due incontri avvenuti nelle ultime settimane: Putin «mi è piaciuto, penso che sia stato sincero con me», ha detto. Ha anche raccontato che quando ci fu l’attentato contro Trump la scorsa estate, «Putin andò alla sua chiesa locale e pregò per il presidente insieme al prete. Non perché [Trump] poteva diventare il presidente degli Stati Uniti, ma perché erano amici e voleva pregare per il suo amico».

Witkoff ha detto anche che Putin gli ha consegnato un quadro, un «meraviglioso ritratto del presidente Trump fatto da un importante artista russo». Ha aggiunto che quando è tornato negli Stati Uniti per raccontare queste cose Trump «era davvero commosso». Tucker Carlson ha risposto: «Amen».