Si fa o non si fa?, in Giappone
Come essere “gaijin” senza diventare “urusai”, nella puntata extra di Viaggio a Tokyo

Con l’inizio della fioritura dei ciliegi è uscita una puntata extra di Viaggio a Tokyo, il podcast di Matteo Bordone e Flavio Parisi sul Giappone e sulla sua capitale. Questo sesto e ultimo episodio racconta come ci si deve comportare a Tokyo, soprattutto per chi ci va da turista.
I giapponesi hanno la nomea di essere molto rigidi nel rispetto delle regole del comportamento, e in effetti hanno usi molto diversi da quelli occidentali – d’altronde la distanza geografica e culturale è grande – ma raramente spiegano ai turisti i loro errori, anche quando li ritengono particolarmente inopportuni e fastidiosi. Quindi l’unico modo per evitare la sensazione di provocare imbarazzo, di non trovarsi nel posto giusto o di non fare la cosa giusta, è osservare quello che fanno i giapponesi, e copiarli. O, ancora meglio, ascoltare questa puntata prima di visitare il Giappone.
Lo spazio che occupiamo, il volume della voce, gli odori e i profumi: la regola generale è far notare il meno possibile la propria presenza. Ma ci sono poi molte piccole situazioni in cui uno straniero, “gaijin”, potrebbe senza volerlo diventare “urusai”, cioè fastidioso e molesto. Un esempio? Può sembrarci strano, ma in Giappone non si usa mangiare e bere per strada: se abbiamo in mano un panino, è meglio trovare una panchina al parco dove sederci a mangiarlo in tranquillità.
Ma poi, dove si può fumare? Per ringraziare qualcuno bisogna fare l’inchino? È meglio azzardare qualche parola in giapponese o parlare inglese? Come ci si comporta nei bagni pubblici? E infine, qual è il periodo dell’anno migliore per visitare il Giappone?
Come tanti altri podcast del Post e tutti i suoi articoli, Viaggio a Tokyo è disponibile gratuitamente a chiunque: potete ascoltarlo sull’app del Post e su tutte le piattaforme. Ma chi paga per il lavoro che c’è dietro il Post e tutto ciò che il Post fa sono le persone che hanno un abbonamento, e che scelgono di finanziare un progetto di giornalismo che non è solo per loro ma per tutte e tutti. Se l’idea ti piace, e vuoi fare la tua parte, puoi abbonarti anche tu.