A Roma sono stati chiusi 300 bed and breakfast irregolari in un anno

Per via del Giubileo il comune ha intensificato i controlli, se ne sta occupando un reparto specializzato della polizia locale

(Emanuele Cremaschi/Getty Images)
(Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Da marzo del 2024 a Roma sono state chiuse circa 300 strutture ricettive risultate irregolari ai controlli delle forze dell’ordine, di cui solo trenta scoperte nei primi mesi del 2025.

La diffusione di strutture abusive per i turisti è un grosso problema per diverse grandi città italiane. A Roma da qualche tempo i controlli sono stati intensificati con la ricostituzione di un reparto della polizia locale che si occupa solo di verifiche in alberghi, pensioni, b&b, affittacamere, case vacanze e ostelli. I controlli sono stati aumentati anche in vista del Giubileo, che potrebbe portare a un aumento delle irregolarità per via del massiccio arrivo di pellegrini.

I controlli hanno contribuito innanzitutto ad accertare un problema assai diffuso, cioè quello dell’evasione fiscale e soprattutto del mancato versamento della tassa di soggiorno al Comune. Un’entrata su cui le città turistiche contano parecchio per il proprio bilancio: nell’ultimo anno su 6mila controlli sono state riscontrate 1.500 violazioni, con un ammanco di circa 2 milioni di euro per il comune di Roma.

Sono stati trovati anche diversi problemi relativi alla sicurezza e alle autorizzazioni, come in un caso recente di un gruppo di b&b del centro uniti da un’unica reception, cioè come se fossero un albergo ma senza i permessi necessari.

Tutto questo poi avviene nei primi mesi in cui sono in vigore le nuove regole per gli affitti brevi, con lo scopo di limitare gli effetti negativi del cosiddetto turismo di massa, soprattutto nelle città italiane più visitate, e l’aumento degli affitti e dei prezzi delle case (su cui si è ormai capito che gli affitti brevi hanno una certa influenza). Solo a Roma e solo negli ultimi due mesi sono già stati trovati cinquanta casi in cui c’erano irregolarità relative al CIN, il Codice Identificativo Nazionale obbligatorio da alcuni mesi per le strutture ricettive, comprese quelle destinate ad affitti brevi: serve proprio a rendere più tracciabili gli immobili affittati per brevi periodi ed evitare evasione e abusivismo.

Un’altra iniziativa recente per regolare il settore riguarda le cosiddette key box, cioè le cassettine per le chiavi usate dai gestori di alloggi turistici per permettere ai clienti che hanno prenotato online di entrare direttamente nell’appartamento ritirando in autonomia le chiavi, senza incontrarli. Le key box sono diventate una sorta di simbolo del fenomeno – non solo in Italia – e se n’è iniziato a contrastare l’uso. Sia alcune amministrazioni locali che il governo per ragioni di sicurezza e decoro urbano le stanno limitando: tra queste c’è proprio il comune di Roma, che ha cominciato a rimuoverle.

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