Quelli che sottotitolavano “Lost” in Italia

Quasi in tempo reale per chi la scaricava in inglese, per non aspettare i tempi della tv italiana dove la prima puntata uscì vent'anni fa

Fermoimmagine del trailer della quarta stagione di Lost, con sottotitoli di Italiansubs via YouTube
Fermoimmagine del trailer della quarta stagione di Lost, con sottotitoli di Italiansubs via YouTube

C’è stato un periodo in cui in Italia il martedì era la serata di Lost, la serie di culto la cui prima puntata uscì il 22 marzo del 2005, vent’anni fa. Negli Stati Uniti era andata in onda il settembre precedente ed era diventata in fretta un fenomeno collettivo per decine di milioni di persone. Sulla televisione italiana, prima su Sky e poi su Rai 2, le puntate uscivano dopo perché dovevano essere tradotte, doppiate e messe in onda. Al tempo le piattaforme di streaming non esistevano e non si investiva quanto oggi nelle serie straniere; in più in Italia c’è sempre stata una radicata tradizione di doppiaggio, quindi mancavano sia le possibilità sia l’abitudine per guardarle in lingua originale.

Con Lost però le cose cominciarono a cambiare per molti, perché la serie aveva un modo infallibile e fino a quel momento inedito di creare sollecitudine e impazienza nei suoi spettatori alla fine di ogni puntata. Ben presto quindi anche in Italia molte persone iniziarono a scaricare illegalmente da internet le puntate in lingua originale, affidandosi al fondamentale lavoro delle community di siti come Subsfactory.it e Italiansubs.net, che le traducevano e sottotitolavano quasi in tempo reale.

Lost racconta la storia di un gruppo di persone sopravvissute allo schianto di un aereo di linea che si ritrovano a gestire situazioni apparentemente incomprensibili su un’isola misteriosa. L’episodio pilota venne girato in tutta fretta e fu uno dei più costosi di sempre: nonostante i dubbi, piacque subito moltissimo. Negli Stati Uniti la prima stagione fu vista da una media di 18 milioni di spettatori a puntata. Il settimanale Entertainment Weekly la definì «la hit di culto di maggiore successo dopo X-Files». Divenne inoltre un fenomeno pop nei forum online, anche in Italia, dove le teorie su dove fosse l’isola, cosa significassero certi dettagli e quale fosse il senso generale della vicenda erano innumerevoli.

Per Marco Venezia, uno dei volontari di Italiansubs, la più grande community di questo tipo in Italia, Lost era «l’ammiraglia, una serie totalmente diversa dalle altre». E visto che era così amata, chiacchierata e attesa, la si traduceva di notte, di modo che i sottotitoli fossero disponibili già il mattino seguente. L’obiettivo era che il pubblico potesse godersela con l’audio originale, senza aspettare che venisse doppiata e proposta sulle reti italiane, a mesi di distanza.

Italiansubs.net era nato proprio nel 2005 ed era gestito da un gruppo molto variegato di persone, soprattutto studenti universitari: nel periodo di maggiore attività erano circa 500 in tutta Italia, racconta Venezia, tutte grandi appassionate di serie tv, motivo per cui il sito era noto anche come “Itasa”, da “Italian Subs addicted”. Traducevano i sottotitoli di decine di serie per passione e gratuitamente; si organizzavano sul forum del sito, dove avevano pseudonimi diventati celebri tra chi li usava: Chemicalchiara, Tutorgirl, LucasCorso, Linus. Venezia, revisore dei sottotitoli di Lost e tra gli amministratori del sito, era Metalmarco; Giovanni Foti, uno degli altri amministratori, gi0v3.

Il gruppo iniziale era partito dai sottotitoli di Smallville e Six Feet Under per poi espandersi e sottotitolare sempre più serie, in maniera sempre più organizzata. Nella gran parte dei casi si basavano sul “transcript”, cioè il file di testo dei dialoghi originali: si dividevano la puntata in blocchi di tot battute in base alle persone disponibili (di solito cinque o sei) e poi la traducevano. I testi venivano sincronizzati ai dialoghi, e i singoli file mandati a una persona per la revisione finale, refusi compresi; infine il file veniva condiviso sul sito dove le persone potevano scaricarlo e accoppiarlo al file video.

C’erano delle volte però in cui bisognava fare particolarmente in fretta perché si sapeva che i sottotitoli sarebbero stati cercati da migliaia di persone. Era il caso di Lost, che andava in onda quando in Italia erano le 3 di notte: una di queste nottate la raccontò nel suo blog Wittgenstein il direttore del Post Luca Sofri, che nel 2009 seguì il lavoro di “Metalmarco” e delle altre persone impegnate su quella puntata.

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Quando c’era da sottotitolare Lost i volontari di Italiansubs guardavano le puntate in diretta, grazie a un sito che le trasmetteva online illegalmente; poi aspettavano il file da tradurre, reso disponibile da un server cinese collegato alla tv statunitense, e allora cominciavano il lavoro di traduzione. Quella notte il transcript non arrivò subito, con il risultato che Venezia dovette cominciare a tradurre la sua parte a orecchio, riascoltando i dialoghi più volte. I sottotitoli furono pronti alle 6 del mattino.

Questa pratica si chiama “fansubbing”, un termine che indica appunto la traduzione amatoriale di un film o di una serie tv fatta dai fan (“fan-subtitled”).

Scaricare da internet un prodotto protetto da diritto d’autore per uso personale è punibile con una sanzione pecuniaria, ma compie un reato punibile con pene maggiori chi questo prodotto lo diffonde, soprattutto se ci guadagna. Tradurre opere protette da diritto d’autore e divulgare la traduzione comporta rischi simili. Italiansubs d’altra parte era un archivio di sottotitoli e non forniva link né dava indicazioni su come procurarsi le puntate delle serie che sottotitolava. La loro inoltre non era mai stata pensata come un’attività a scopo di lucro, precisò in un’intervista data nel 2017 Foti, o gi0v3.

Nel 2009 gli utenti registrati al sito erano più di 150mila, e negli anni successivi aumentarono ancora, ricorda Venezia: poi però bisogna considerare tutte le persone che scaricavano con software come eMule le puntate già sottotitolate (da qualcuno che aveva scaricato i sottotitoli dal loro sito, li aveva incorporati al video e poi aveva condiviso il risultato finale online). Il sito non aveva pubblicità e accettava donazioni solo per coprire costi come quello del server. Tuttavia il modello organizzativo della community ebbe successo anche al di fuori di Internet, e i suoi volontari furono chiamati per fare lavori a pagamento, per esempio durante eventi e rassegne cinematografiche.

Una scena dell’episodio pilota di Lost (Mario Perez/ABC/Everett Collection via Contrasto)

Il ruolo di Italiansubs e di altri siti simili insomma fu riconosciuto come molto importante per la diffusione delle serie tv in Italia. Del suo successo scrisse per esempio la rivista di tecnologia Wired, ma ne parlarono anche tutti i principali quotidiani nazionali, dal Corriere della Sera a Repubblica alla Stampa. «Se non ci fossimo stati noi, tanti telefilm in Italia non sarebbero mai arrivati», dice uno dei volontari di Italiansubs nel trailer del documentario Subs Heroes, incentrato sulla loro community. «Evidentemente alle reti che programmeranno poi le serie in italiano fa gioco che il loro culto sia alimentato anche dal lavoro di Marco e dei suoi soci», scriveva sempre Sofri nel 2009.

Fino a quel momento Italiansubs non aveva avuto nessun problema di copyright. In seguito tuttavia ricevette segnalazioni per violazione dei diritti d’autore e nel 2018 annunciò la propria chiusura. Il sito smise effettivamente di fare quello che faceva nel 2019, anche se rimase attivo come forum, uno strumento che con i social è diventato obsoleto. Fu lo stesso per Subsfactory, che oggi sul suo profilo Instagram condivide contenuti come video di talk show statunitensi sottotitolati in italiano.

Quanto a Lost, nel 2005 vinse l’Emmy per la miglior serie drammatica e nel 2006 il Golden Globe nella stessa categoria. La serie ebbe successo per la produzione di qualità e per l’intreccio di generi, per i colpi di scena e per le storie trasversali dei personaggi. Ma anche perché, ricorda Venezia, fu una delle prime a introdurre una trama con sviluppo orizzontale: per seguirla cioè non bisognava perdere neanche un episodio.

Si concluse dopo sei stagioni e 114 episodi nel 2010, con un finale che più o meno spiegava il senso generale della vicenda, ma che lasciò molti fan delusi, e che in origine doveva essere un po’ diverso. Nelle stagioni centrali peraltro aveva perso ascolti per la sceneggiatura altalenante, così come per le molte domande lasciate senza risposta, tanto che gli sceneggiatori ammisero in seguito che alcuni episodi erano «al confine con la stronzata». Ma contribuì a sollevare la rete statunitense ABC e rese il co-creatore J. J. Abrams uno dei registi e produttori più richiesti di Hollywood. Nel suo piccolo fu «un orgoglio» anche per Venezia, che aveva lasciato Italiansubs nel 2011 e oggi fa il manager in un’azienda di sviluppo software: dice che Lost è ancora la sua serie preferita anche per il valore affettivo.

L’articolo della Stampa che presentava l’arrivo di Lost in Italia (Archivio storico La Stampa)

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