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  • Venerdì 21 marzo 2025

I casi dei turisti europei arrestati mentre cercavano di entrare negli Stati Uniti

Varie persone, tra cui quattro tedesche, sono state bloccate nonostante avessero i permessi necessari: c'entrano le politiche di Donald Trump contro l'immigrazione

Agenti fuori dalla sede dell'Immigration and Customs Enforcement (ICE), l’agenzia federale che si occupa di far rispettare le leggi sull’immigrazione, il 16 marzo a New York
Agenti fuori dalla sede dell'Immigration and Customs Enforcement (ICE), l’agenzia federale che si occupa di far rispettare le leggi sull’immigrazione, il 16 marzo a New York (EPA/GRAEME SLOAN)
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Nelle ultime settimane a diverse persone, in maggioranza turisti, è stata negata la possibilità di entrare negli Stati Uniti nonostante avessero una regolare autorizzazione: alcune di loro sono state portate in centri di detenzione, e hanno detto ai giornali di essere state trattate sostanzialmente come dei criminali. È una conseguenza dell’approccio molto duro adottato dall’amministrazione del presidente Donald Trump verso l’immigrazione, sia irregolare che, in casi come questi, regolare.

In questi giorni sia il ministero degli Esteri tedesco sia quello britannico hanno modificato le raccomandazioni ufficiali ai viaggiatori, avvisandoli che se decidono di andare negli Stati Uniti devono mettere in conto la possibilità di essere arrestati ed espulsi. È diventato un tema soprattutto in Germania, dato che ultimamente quattro cittadini tedeschi sono stati respinti: il governo sta esaminando i loro casi, che intanto sono stati raccontati dai giornali sia tedeschi sia statunitensi.

Tre di questi quattro casi sono stati risolti, quindi dopo un periodo di detenzione o custodia le persone coinvolte sono potute uscire dagli Stati Uniti. Il caso non ancora risolto è quello di Fabian Schmidt, un 34enne che ha la “green card”, un permesso di soggiorno permanente. Al momento Schmidt si trova in un centro di detenzione del Rhode Island, sulla costa est degli Stati Uniti. Era stato arrestato all’aeroporto di Boston, in Massachusetts, lo scorso 7 marzo al ritorno da un viaggio in Lussemburgo.

Sua madre Astrid Senior ha raccontato di non aver avuto notizie di lui per giorni, ha detto che non sono state ancora comunicate le ragioni dell’arresto né formalizzate accuse nei suoi confronti. Senior ha denunciato le condizioni di detenzione del figlio, a cui sono stati confiscati i farmaci per l’ansia: ha detto che a causa della mancanza di sonno e di un’alimentazione non adeguata le condizioni di Schmidt si sono aggravate, e a un certo punto è stato portato in un ospedale locale. In passato Schmidt era stato arrestato per possesso di marijuana in California, ma le accuse erano cadute dopo che lo stato ne aveva legalizzato il possesso.

Il check-in all'aeroporto di Arlington, Virginia, lo scorso novembre

Il check-in all’aeroporto di Arlington, Virginia, lo scorso novembre (EPA/JIM LO SCALZO)

Gli altri tre casi hanno coinvolto Jessica Brösche, una tatuatrice di Berlino di 29 anni; Lucas Sielaff, un ragazzo di 25 che era andato a trovare la fidanzata; e Celine Flad, una studentessa di 22 anni in vacanza. Sia Brösche sia Sielaff sono stati fermati al confine con il Messico, che da anni è al centro della propaganda di Trump e che la destra statunitense vorrebbe militarizzare per evitare l’ingresso di migranti irregolari.

Tutti e tre sono entrati negli Stati Uniti con l’ESTA, un’autorizzazione che permette ai cittadini di 43 paesi, tra cui molti europei, di stare negli Stati Uniti senza bisogno di un visto per un massimo di 90 giorni consecutivi. L’ESTA e il visto sono documenti che non garantiscono di per sé la possibilità di entrare nel paese, che è soggetta a un interrogatorio all’arrivo che però in molti casi viene svolto in modo poco scrupoloso con una serie di domande di routine.

A metà gennaio Brösche era di ritorno da un viaggio a Tijuana. Probabilmente è stata arrestata perché aveva con sé l’attrezzatura da tatuatrice e gli agenti hanno sospettato che intendesse lavorare illegalmente negli Stati Uniti (anche se lei lo aveva escluso). È rimasta in un centro di detenzione per 46 giorni prima di poter tornare in Germania. Flad invece è rimasta per circa 24 ore in custodia a Newark, nel New Jersey, prima di poter riprendere un volo: stava facendo scalo dopo essere anche lei stata in Messico.

Sielaff è stato arrestato nella seconda metà di febbraio. Era la quarta volta che andava a trovare la sua fidanzata, che vive in Nevada. L’aveva accompagnata in Messico per portare il cane di lei dal veterinario (costa meno che negli Stati Uniti). Sielaff ha raccontato che, al rientro, a causa delle sue difficoltà con la lingua inglese non era riuscito a spiegarsi con un agente, che aveva capito che lui vivesse a Las Vegas (invece era solo in visita) e l’aveva arrestato senza dargli tempo di chiarire il malinteso.

Sielaff ha detto di essere stato ammanettato e portato in un centro di detenzione (l’Otay Mesa di San Diego, lo stesso di Brösche), dov’è rimasto per 16 giorni prima di poter tornare in Germania il 6 marzo. Ha detto ai giornali che «nessuno si sentirà più sicuro a venire come turista negli Stati Uniti».

La U.S. Customs and Border Protection agency è la principale forza dell’ordine che si occupa dei controlli di frontiera negli Stati Uniti

La U.S. Customs and Border Protection è la principale forza dell’ordine che si occupa dei controlli di frontiera negli Stati Uniti (AP Photo/Mark Lennihan)

Ci sono stati anche altri casi. Giovedì il ministro francese Philippe Baptiste, che ha delega all’Istruzione superiore, ha detto che gli Stati Uniti hanno negato l’ingresso a un ricercatore francese per via di alcune sue dichiarazioni critiche verso Trump. Il governo statunitense ha negato che fosse quella la ragione, sostenendo invece che il ricercatore (la cui identità non è stata diffusa) conservasse su un dispositivo elettronico delle informazioni confidenziali del Los Alamos National Laboratory, affiliato al dipartimento dell’Energia.

Anche una donna britannica di 28 anni, Rebecca Burke, è rimasta per tre settimane in un centro di detenzione dopo essere stata arrestata al confine col Canada, probabilmente a causa di un modulo compilato male.

«Sono molto inusuali questi casi tutti insieme. Le ragioni per arrestare queste persone non hanno senso […] né giustificano condizioni abominevoli. L’unica ragione che vedo è una molto più accesa atmosfera anti-migranti», ha detto all’Associated Press Pedro Rios, direttore di un’associazione che assiste le persone migranti negli Stati Uniti. Secondo Rios, inoltre, è una novità che un trattamento simile sia applicato a cittadini di paesi che sono importanti alleati degli Stati Uniti, come la Germania, il Regno Unito e la Francia.

La legge statunitense autorizza gli agenti a ispezionare i beni delle persone al loro arrivo negli Stati Uniti. Non sempre in questi casi alle persone coinvolte è garantita l’assistenza da parte di un avvocato.

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