In che modo sono felici i paesi più felici
Nelle classifiche si tiene conto di elementi più ovvi, come il PIL e la salute, e di altri meno prevedibili

La felicità è una delle condizioni umane più sfuggenti e precarie, e forse per questo esistono molti modi di definirla e misurarla. Un modo sensato e condiviso è considerarla una condizione collettiva più che individuale: come diceva lo scrittore russo Boris Pasternak nel Dottor Zivago: «la felicità isolata non è felicità».
Le classifiche che analizzano e mettono in ordine la felicità di interi paesi hanno quindi un loro senso, nonostante i criteri utilizzati per comporle siano inevitabilmente limitati e spesso opinabili. Tra le varie classifiche, una che da diversi anni riceve una certa attenzione è quella contenuta nel World Happiness Report, che nel 2025, per l’ottavo anno consecutivo, ha giudicato la Finlandia il paese più felice del mondo. L’Italia è al 40° posto.
Il World Happiness Report è un rapporto che viene pubblicato ogni anno dal 2012 da un ente delle Nazioni Unite in collaborazione con la società di sondaggi Gallup e un istituto di ricerca dell’università di Oxford (Wellbeing Research Centre). La classifica (in fondo all’articolo) è basata sui risultati di un sondaggio che chiede a un campione di persone adulte di 146 paesi di valutare su una scala da 1 a 10 quanto si sentano soddisfatte della loro vita.
I risultati del 2025 riflettono la media dei voti calcolata tra il 2022 e il 2024: in questo periodo il voto dato dagli abitanti della Finlandia è stato 7,7. È oltre un punto in più rispetto all’Italia (6,4), più di due rispetto alla media mondiale (5,6) e più di sei rispetto al voto (1,4) dell’ultimo paese in classifica: l’Afghanistan, governato da un regime autoritario dopo il ritorno dei talebani a Kabul nel 2021.
Subito dopo la Finlandia, ci sono altri paesi del nord Europa: Danimarca, Islanda e Svezia (la Norvegia è al settimo posto, dopo Paesi Bassi e Costa Rica). L’ordine della classifica è basato soltanto sulle valutazioni delle persone, quindi da solo non aiuta a spiegare da cosa dipenda la felicità di un paese. Gli autori e le autrici del rapporto però hanno aggiunto una serie di dati – come il PIL pro capite, il sostegno sociale, l’aspettativa di vita in buona salute, la libertà, la percezione della corruzione e altri – che potrebbero aiutare a spiegare i voti, anche se non necessariamente.

Una richiedente asilo siriana nella sala principale di un centro di accoglienza a Joutseno, in Finlandia, il 1° novembre 2016 (Milos Bicanski/Getty)
Anche nei sondaggi e nelle analisi di altri istituti di ricerca e organizzazioni, da diversi anni, i paesi nordici emergono spesso come i più sicuri, i più progressisti e i più stabili economicamente: tutti fattori che presumibilmente possono influenzare la felicità delle persone, ed esserne a loro volta influenzati.
Svezia, Islanda, Finlandia e Norvegia occupano le prime posizioni, per esempio, nella classifica dell’Economist del 2025 sul ruolo e sull’influenza delle donne nel mondo del lavoro nei paesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). È una classifica che esiste da 13 anni, in cui i paesi nordici ottengono da sempre buoni risultati grazie a politiche che sostengono la parità tra i generi e i servizi per i genitori che lavorano (l’Italia è al 16esimo posto su 29 paesi).
Nei paesi nordici è anche in diminuzione da decenni il numero di suicidi, nonostante sia ancora molto diffusa l’idea che quei paesi siano nelle prime posizioni anche in questo tipo di classifica. Danimarca, Islanda, Norvegia e Svezia sono abbastanza nella media, secondo i dati dell’OCSE sui suicidi tra il 2014 e il 2017: soltanto la Finlandia era tra i primi 16 paesi, e comunque in decima posizione.
In generale, analizzando i dati del World Happiness Report, c’è una correlazione significativa tra il PIL pro capite dei paesi e la soddisfazione per la propria vita riferita dagli abitanti. Ma rispetto a questa tendenza ci sono anche eccezioni notevoli – diversi paesi dell’America Latina, ma non solo quelli – in cui la felicità riferita dalle persone è maggiore di quanto indicherebbe il reddito pro capite.
Senegal, Guatemala, Panama, Indonesia, Paraguay e Messico, per esempio, hanno i punteggi più alti per quanto riguarda le «emozioni positive». Nel rapporto questo valore è stato ottenuto calcolando la media delle risposte positive a tre domande del sondaggio che chiedevano alle persone se nel giorno precedente avessero riso, si fossero divertite e avessero fatto cose interessanti.

Un gruppo di donne fuori da una clinica mobile a Laniar, in Senegal, il 14 agosto 2014 (Jonathan Torgovnik/The Hewlett Foundation/Getty)
In un’altra sezione del rapporto gli autori e le autrici hanno scoperto che mangiare con altre persone anziché da soli è un altro fattore correlato al benessere soggettivo. Lo è in modo statisticamente significativo quanto il reddito e quanto avere un lavoro, anche tenendo in considerazione altri fattori come l’età e l’istruzione.
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Il Senegal è al primo posto per numero medio di pasti settimanali condivisi con altre persone (11,7), seguito da Gambia, Malaysia, Paraguay e Polonia. In Italia, che è al 31° posto, i pasti settimanali condivisi sono in media 8,9. Tra i paesi in cui le persone mangiano più spesso insieme ci sono in generale molti paesi dell’America Latina, in cui in media si consumano con amici o familiari circa nove pasti a settimana: oltre il doppio rispetto alla media dei pasti condivisi nei paesi dell’Asia meridionale.