Abbiamo riabilitato Michael Jackson?

È uscita in sordina la seconda parte del documentario "Leaving Neverland", e intanto il musical su di lui è un successo mondiale

Un momento dello spettacolo "MJ the Musical" al Radio City Music Hall di New York (Mary Kouw/CBS via Getty Images)
Un momento dello spettacolo "MJ the Musical" al Radio City Music Hall di New York (Mary Kouw/CBS via Getty Images)
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Questa settimana è uscita negli Stati Uniti la seconda parte del documentario del 2019 Leaving Neverland di Dan Reed, che portò all’attenzione di tutto il mondo le inquietanti testimonianze delle famiglie di due uomini che accusano il cantante pop Michael Jackson (morto nel 2009) di aver abusato sessualmente di loro per anni quando erano bambini.

Per il momento non è stato particolarmente ripreso o commentato dai media, a differenza del precedente che però era stato distribuito dal potente canale televisivo HBO. Negli Stati Uniti la seconda parte del documentario è uscita su YouTube e nel Regno Unito su Channel 4. In parte però questo scarso interesse è coerente col fatto che negli ultimi anni l’immagine di Michael Jackson si sia in qualche modo ripulita, o comunque ne sia uscita meno segnata di quanto ci si sarebbe potuti aspettare viste le accuse e testimonianze contro di lui che si sono accumulate negli anni.

La seconda parte di Leaving Neverland racconta la battaglia legale dei due ex bambini (che oggi hanno più di quarant’anni) protagonisti del primo film: Wade Robson e James Safechuck. I due infatti hanno avviato una causa civile contro i dipendenti delle due società di produzione fondate da Jackson – MJJ Productions e MJJ Ventures, che esistono ancora – sostenendo che siano stati complici delle sue violenze contribuendo a crearne i presupposti (per esempio lasciando che rimanesse da solo con loro) e non facendo nulla per evitarle. La questione dovrebbe finire in tribunale in California a novembre del 2026.

Dalla morte di Jackson le due aziende da lui fondate fanno parte di un fondo che da sempre sostiene la sua innocenza. Il fondo tiene insieme il patrimonio lasciato dal cantante e i diritti della sua immagine e delle sue canzoni (anche se una parte è stata venduta: la storia dell’eredità di Michael Jackson è molto complicata). Il motivo per cui HBO non ha distribuito la seconda parte del documentario nonostante l’enorme successo della prima è che dopo l’uscita di Leaving Neverland il fondo le aveva fatto causa con l’accusa di non aver rispettato un “accordo di non denigrazione” risalente al 1992, e il tribunale gli aveva dato ragione.

Leaving Neverland ebbe un profondo impatto sulla percezione pubblica del personaggio di Michael Jackson, tanto che dopo l’uscita in Canada, Nuova Zelanda e Australia diverse radio decisero di non trasmettere più le sue canzoni. L’effetto a lungo termine però è stato meno forte di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.

Tra il 2021 e il 2023, secondo quanto scrive Billboard, gli streaming delle sue canzoni sono passati da 4,7 miliardi a 6,5 miliardi l’anno. Ma soprattutto nel 2022 a Broadway ha debuttato lo spettacolo musicale MJ the Musical, che ora è a Londra, Amburgo e Sydney prima di tornare negli Stati Uniti per un tour attraverso 25 città che andrà avanti fino all’anno prossimo. Nel 2023 è stato candidato a un Grammy e a 10 Tony Awards, vincendone 4.

MJ the Musical racconta la storia di Jackson prima del 1993, anno in cui fu accusato per la prima volta di abusi sessuali su minori dal padre di un bambino 13enne. Non tratta quindi l’accordo fatto nel 1994 per fargli ritirare le accuse, né l’arresto del 2003 per presunti abusi su minori, accusa da cui poi fu assolto. Intervistati dal New York Times nel 2019 l’autrice Lynn Nottage e il regista Christopher Wheeldon avevano ammesso di essere rimasti profondamente scioccati da Leaving Neverland, ma avevano sostenuto allo stesso tempo di non essere «una giuria o un giudice» e neanche «giornalisti». Quando lo spettacolo era uscito avevano poi dichiarato di aver scelto liberamente la storia che volevano raccontare e di aver voluto creare soprattutto un prodotto di intrattenimento.

In occasione dell’arrivo del musical a Sydney, all’inizio di marzo, la giornalista culturale australiana Dee Jefferson aveva scritto un lungo articolo sul Guardian sul dilemma etico che deriva dal fatto di partecipare a un evento che non solo celebra un uomo accusato di abusi su minori, ma che fa arricchire un fondo che è stato citato in tribunale dalle vittime di quegli abusi. Il fondo infatti ci guadagna attraverso i diritti, ma anche perché i due esecutori testamentari che lo gestiscono sono tra i produttori dello spettacolo.

«Possiamo separare l’impeccabile eredità musicale di Michael Jackson dalla sua immagine pubblica profondamente compromessa?» si è chiesta Jefferson sul Guardian. È un dilemma etico complesso che negli ultimi anni è stato sollevato per diversi personaggi famosi accusati di molestie o altri reati ma molto apprezzati per la loro arte. Il caso di Michael Jackson è forse uno dei più anomali per il suo esito, visto che nonostante la gravità e la solidità delle accuse è rimasto un cantante amato e trasversale.

– Leggi anche: Il libro “Mostri” di Claire Dederer, sul “tormento” dei fan

C’entra sicuramente il fatto che le sue canzoni sono tra le più formidabili della storia del pop, e forse anche il fatto che sia morto da più di quindici anni, come sostiene Margo Jefferson, autrice del libro premio Pulitzer Su Michael Jackson, del 2006. Secondo lei poi esistono due tipi di fan di Jackson, «quelli che riconoscono il valore del suo talento nonostante e attraverso gli orrori della sua vita e quelli la cui celebrazione dipende da una visione di lui come di un martire e una vittima innocente. Ovviamente sono nella prima categoria».

Allo stesso tempo, come ha fatto notare John Carpenter, avvocato di Robson e Safechuck, il modo in cui Jackson viene celebrato nei suoi spettacoli è una questione tutt’altro che chiusa e su cui interrogarsi, perché «quando una vittima o un sopravvissuto decide di denunciare ha molti ostacoli e uno di questi è la domanda: “verrò creduto?”». E il successo dello spettacolo metterebbe in questo senso Robson e Safechuck nella situazione «di non essere creduti da moltissime persone».

A ottobre dovrebbe uscire anche Michael, un biopic dedicato al cantante e l’ennesimo film di questo genere. È prodotto dal premio Oscar Graham King, Jackson sarà interpretato dal nipote Jaafar Jackson, ed è stato naturalmente coinvolto il fondo che gestisce il patrimonio del cantante. Secondo alcuni retroscena usciti negli ultimi mesi la sceneggiatura del film sarebbe molto indulgente sulle accuse ricevute dal cantante nel corso della vita. Il regista, Antoine Fuqua, ha detto di averlo voluto girare perché Jackson «è stato una grossa parte della mia gioventù, una grande influenza sulla mia carriera e un artista incredibile, ma era anche un essere umano».