Storia di un bombardamento “double tap” in Ucraina
Significa bombardare, aspettare che arrivino i soccorsi e bombardare di nuovo: i russi l'hanno fatto due settimane fa a Dobropillia, e non è la prima volta
di Daniele Raineri

La sera del 7 marzo i russi hanno bombardato Dobropillia, un piccolo centro del Donbass. Hanno usato una tecnica odiosa che è conosciuta con l’espressione inglese double tap, doppio tocco, e funziona così: bombardano, lasciano passare qualche minuto in modo che arrivino i soccorritori e poi bombardano di nuovo lo stesso punto. In questo modo colpiscono anche i pompieri, gli equipaggi delle ambulanze e gli agenti di polizia che nel frattempo sono accorsi sul posto.
La tecnica del double tap è stata perfezionata dai piloti dei bombardieri russi durante la guerra civile in Siria, dove ci furono decine di casi documentati, e poi è stata applicata durante l’invasione russa su larga scala in Ucraina per fiaccare il morale della popolazione.
Secondo i media ucraini, alla fine di ottobre del 2024 gli attacchi double tap avevano ucciso 98 persone dei servizi d’emergenza che avevano risposto a chiamate di soccorso dopo un bombardamento. Nell’attacco del 7 marzo i russi hanno ucciso undici civili e ferito almeno trenta persone.
Come altre città ucraine in questo periodo di invasione, anche Dobropillia ha una popolazione mista di civili e di militari. Non era una città-guarnigione, ma adesso se vai a prendere un caffè in un bar o una pizza nella pizzeria sul corso principale – «la pizza più grande di Dobropillia!» dice l’insegna – vedi molti uomini in divisa tra i clienti.
La presenza dei militari è spiegata dal fatto che la linea del fronte è a circa venti chilometri e poco più a sud c’è la città di Pokrovsk, che da nove mesi è al centro di una battaglia brutale tra soldati russi e soldati ucraini. Questa regione non è ancora finita sotto il controllo dei russi soltanto perché gli ucraini stanno opponendo una resistenza accanita. In tutto il Donbass i centri abitati come Dobropillia sono diventati le retrovie del fronte.
La sera del 7 marzo i russi hanno lanciato per prima cosa un missile Iskander, che ha una testata capace di portare fino a mezza tonnellata di esplosivo. L’Iskander è un missile balistico e questo vuol dire che prima sale verso gli strati esterni dell’atmosfera terrestre e poi cambia direzione e punta giù verso il suolo. La sua traiettoria è molto difficile da intercettare. I missili Patriot di produzione americana riescono a fermare i missili balistici, ma in Ucraina non ce ne sono abbastanza per proteggere tutte le città.
I russi non hanno una disponibilità infinita di Iskander e si suppone che li usino per bersagli che considerano importanti, ma non sempre è così.
Il sito bombardato dai russi quella sera è una zona residenziale pulita e ordinata di Dobropillia formata da vecchi palazzoni anni Sessanta molto comuni nei territori dell’ex Unione Sovietica. Si chiamano krusciovka, dal nome del segretario generale del Partito comunista dell’epoca Nikita Krusciov, sono alti cinque piani, sono lunghi e sono costruiti con materiali a basso costo. In mezzo ci sono viottoli coperti dalla neve, un campetto da basket, aree giochi per bambini, una grande scuola che ora ha i vetri in frantumi e file di alberi.

(Daniele Raineri/il Post)

(Daniele Raineri/il Post)
L’Iskander ha mancato di dieci metri un palazzo, ha colpito un giardino e il terreno reso molle dal disgelo invernale ha assorbito una grande parte dell’esplosione. Lo sappiamo perché il palazzone è ancora in piedi, sebbene la facciata sia danneggiata, porte e finestre siano sfasciate e alcuni alberi attorno siano stati spezzati dall’onda d’urto.
Bogdan, 24 anni, abita in un palazzo che affaccia sul luogo dell’esplosione (chiede di non scrivere il suo cognome). Dice che nelle vicinanze non ci sono basi militari e non ci sono bersagli strategici. Dal punto di vista della guerra, sostiene, sparare un missile balistico contro quella zona non ha senso.
La sera dell’attacco Bogdan era seduto davanti al computer e ha visto tutto dalla finestra. Racconta che è cominciato alle nove e che i russi hanno lasciato passare venti minuti dopo il missile e poi hanno bombardato lo stesso punto con le bombe a grappolo. Si tratta di un’arma a cosiddetta “saturazione d’area” perché deve colpire una zona il più ampia possibile in pochi secondi. Funziona così: un razzo vettore arriva fin sopra il luogo da attaccare, esplode mentre è ancora in aria e lascia cadere tutt’attorno 72 piccole bombe da meno di due chilogrammi ciascuna, che esplodono a caso.
La maggior parte delle bombe è precipitata attorno a un secondo palazzo, accanto a quello dove è arrivato il missile Iskander. Sono ordigni a frammentazione, progettati per lanciare schegge tutto attorno, e sono esplosi un po’ dappertutto. Hanno dato fuoco al palazzo e anche a un mercato all’aperto, che a quell’ora era vuoto, e lo hanno incenerito – restano soltanto i gabbiotti di metallo degli stand consumati dal fuoco. Bogdan dice che il rogo è stato rapido, ha avvolto la facciata del palazzo e «alcune persone sono morte bruciate dentro gli appartamenti».
Su un terzo palazzo si vedono i buchi lasciati nella facciata di cemento dalle schegge delle bombe a grappolo, sono così profondi che è possibile infilarci dentro un dito e ancora avanza spazio.

(Daniele Raineri/il Post)

(Daniele Raineri/il Post)
In alcuni appartamenti ci sono ancora resti umani carbonizzati, mischiati allo strato di detriti anneriti che copre i pavimenti. All’esterno una squadra di lavoratori municipali sta aggiustando quello che riesce. Ha colmato il cratere dell’Iskander, ha riallacciato le linee elettriche, ha messo pannelli di legno al posto dei vetri saltati e ha spostato i tronchi spezzati, ma è ancora poco.
Una donna esce con sacchetti pieni di roba salvata da un appartamento, cammina nella neve e li carica in macchina. Sta svuotando le stanze e non ha voglia di parlare, le bombe hanno ucciso suo padre e ferito sua madre.
Una fonte militare ucraina spiega al Post che durante l’attacco a Dobropillia del 7 marzo i russi hanno osservato la scena tra il primo e il secondo bombardamento e anche dopo grazie alla telecamera di un drone da ricognizione. I militari ucraini riescono a seguire i voli dei droni russi.
Dmytro Litovchenko, 35 anni, e Yevhen Osadchyi, 27 anni, sono comandanti della stazione locale dei vigili del fuoco. Dicono che quella sera 35 pompieri sono andati subito sul luogo dell’esplosione del missile, ma dopo poco sono arrivate le bombe a grappolo. Quando hanno sentito l’esplosione del razzo vettore si sono gettati verso il riparo che avevano più vicino e si sono salvati. Un pompiere fuori servizio, che abitava nel palazzo e stava soccorrendo le vittime all’aperto, è morto. «Era il caos completo, c’erano morti e feriti stesi per terra e fiamme dappertutto», dicono.

(Daniele Raineri/il Post)
I comandanti mostrano uno scaffale accanto alle autopompe con elmetti e giubbotti antiproiettili disposti in modo ordinato, pronti a essere indossati prima di uscire per un intervento. Spiegano che i pompieri sono consapevoli di essere bersagli e tengono sempre in considerazione la possibilità che un sito appena bombardato sia di nuovo colpito nel giro di pochi minuti, ma intervengono lo stesso.
Litovchenko e Osadchyi dicono anche loro che non c’era nulla che potesse interessare ai russi tra i palazzi colpiti dal double tap. Quando si chiede loro se abbiano un’idea del perché i russi lo abbiano fatto dicono che si trattengono dal rispondere perché direbbero soltanto parole orrende contro «quei bastardi».
I bombardamenti double tap servono per intimidire e indebolire la tenuta psicologica della popolazione. Resistere ai bombardamenti è già difficile, ma sapere che nel momento dell’emergenza pompieri e medici di pronto soccorso saranno meno del solito e si sentiranno bersagli crea ancora più spavento.
Anche lo Stato Islamico usava la stesso tecnica durante le campagne di attentati suicidi in Iraq e Siria per aumentare il senso di panico. Prima un attentatore si faceva saltare in aria e poi, quando sul luogo della strage si formava una folla di soccorritori, arrivava a farsi saltare in aria un secondo attentatore.
I due ufficiali dei pompieri spiegano che dopo le bombe a grappolo mentre lavoravano è arrivato anche l’allarme per un drone esplosivo Shahed che stava volando verso il luogo dell’attacco per colpire ancora una volta, ma è stato abbattuto prima. In pratica l’attacco a Dobropillia sarebbe stato un triple tap.