Donald Trump sta copiando i video di Nayib Bukele
Quelli del presidente di El Salvador ostentano durezza e crudeltà verso i gruppi criminali: negli Stati Uniti raccontano le espulsioni di immigrati

Le contestate e recenti espulsioni di immigrati venezuelani a El Salvador decise dall’amministrazione di Donald Trump contro il parere di un giudice federale statunitense sono state accompagnate da un video di propaganda del governo del presidente salvadoregno Nayib Bukele. Non è il primo di questo genere: Bukele ha costruito parte del suo messaggio politico sull’ostentata durezza nei confronti dei gruppi criminali e sulle dure condizioni di detenzione imposte nelle enormi carceri costruite nel paese.
Ora sembra che Trump stia copiando lo stile di Bukele, e negli ultimi mesi ha scelto una comunicazione molto radicale sugli immigrati irregolari e sulle loro espulsioni, con video accompagnati da canzoni irridenti e con una certa disumanizzazione delle persone espulse. I video sembrano rivendicare la crudeltà del trattamento, come da anni accade per quelli del governo salvadoregno, e ricalcano anche la stessa cura nel montaggio e nella spettacolarizzazione dell’opera delle forze di sicurezza.
Lo stile dei video di Bukele si vede da quello diffuso domenica proprio per annunciare l’arrivo a El Salvador di 238 venezuelani accusati di far parte della banda criminale Tren de Aragua e 23 presunti membri di un altro gruppo criminale, MS-13. Nel video gli immigrati espulsi sono trasportati a forza fuori dall’aereo da poliziotti e militari, rasati, trasferiti prima su camionette blindate e poi in ampie prigioni: il tutto con riprese da droni, primi piani su prigionieri e catene, e musica a sottolineare l’azione.
Il video ha ottenuto diversi milioni di visualizzazioni ed è stato mandato in onda anche da vari canali televisivi statunitensi. Il segretario di stato statunitense Marco Rubio ed Elon Musk lo hanno postato dai loro profili e Donald Trump ha ringraziato via social Bukele.
Dal 2022 Bukele a El Salvador ha dichiarato uno “stato di emergenza” relativo al crimine organizzato, che dura ancora oggi. Questo gli ha permesso di effettuare arresti indiscriminati di chiunque sia sospettato di far parte di una banda criminale, anche in assenza di prove. Sono state incarcerate oltre 75mila persone, con il risultato di eliminare quasi completamente i gruppi criminali a El Salvador.
Il paese aveva il più alto tasso di omicidi dell’America latina mentre ora è considerato piuttosto sicuro. La politica repressiva ha però portato a ripetute violazioni dei diritti umani, incarcerazioni ingiustificate ed errate, e alla soppressione di molte libertà personali. È però perlopiù sostenuta dalla popolazione e Bukele ha ampiamente pubblicizzato i metodi violenti delle forze di sicurezza.
Nella repressione del governo salvadoregno è centrale il carcere di massima sicurezza noto come CECOT (Centro di detenzione per il terrorismo). Si trova nel mezzo di una disabitata campagna vicino a Tecoluca, circa 70 chilometri a sud della capitale San Salvador, si estende per circa 230mila metri quadrati e può contenere fino a 40mila persone.
Quando fu inaugurato nel 2023 il governo lo presentò con un video di 30 minuti quasi cinematografico, in cui attraverso la prima visita di Bukele venivano raccontate tutte le strutture. Poi il governo invitò a visitarlo vari influencer e youtuber.
L’approccio da “guerra totale” ai gruppi criminali di Bukele è stato emulato da altri governi dell’America latina, come quello dell’Ecuador di Daniel Noboa, con risultati diversi (El Salvador è uno stato molto più piccolo e più controllabile e i poteri concessi a Bukele sono enormi). Anche la costruzione di megacarceri è al centro dei programmi sulla sicurezza di molti politici della regione.
In un contesto molto diverso, l’amministrazione di Trump sta riproponendo lo stile comunicativo di Bukele, peraltro equiparando gli immigrati ad appartenenti ai gruppi criminali più pericolosi. Sui profili social della Casa Bianca e dell’FBI compaiono grafiche che richiamano i manifesti dei ricercati del West e le espulsioni vengono celebrate anche con video “meme”, come quello con la canzone dei Semisonic “Closing Time”: su immagini di migranti ammanettati e in catene viene citato un verso della canzone che dice «Ora di chiusura, non sei obbligato a tornare a casa, ma non puoi stare qui».
Il video è un’evoluzione di quello di metà febbraio che indugiava sui rumori di catene e di aerei in partenza, con la didascalia ASMR, acronimo di Autonomous Sensory Meridian Response, risposta autonoma del meridiano sensoriale, con cui vengono indicati i video che dovrebbero dare una sensazione piacevole e di rilassamento.