Le intercettazioni durante le indagini non potranno durare più di un mese e mezzo
La Camera ha approvato in via definitiva una legge proposta dalla maggioranza di destra: ci sono alcune deroghe

Mercoledì sera la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la legge che restringe a un mese e mezzo la durata delle intercettazioni, ossia l’attività con cui, nel corso di un’indagine, le procure italiane possono ascoltare le conversazioni di persone sospettate di aver commesso un reato.
Il provvedimento è composto da un solo articolo, che aggiunge un periodo al terzo comma dell’articolo 267 del codice di procedura penale: stabilisce una regola generale, ossia che le intercettazioni «non possono avere una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni», tranne nel caso in cui una durata superiore sia giustificata «dall’emergere di elementi specifici e concreti». In questo caso il Gip (giudice per le indagini preliminari, quello che autorizza le richieste di intercettazioni del pubblico ministero) può estendere la durata, indicando le motivazioni della proroga in un apposito decreto.
Il limite non viene applicato alle indagini relative a reati di criminalità organizzata e terrorismo, per cui rimane valida la vecchia disciplina. In questi casi la durata delle intercettazioni non può superare i quaranta giorni, ma la legge prevede che il Gip possa estenderla per successivi «periodi di 20 giorni» (anche più volte quindi), anche in questo caso con un decreto motivato. Mercoledì la maggioranza di destra ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo a introdurre un’ulteriore deroga per le indagini relative ai reati del cosiddetto “codice rosso”, ossia violenza sessuale, stalking o atti persecutori e violenza domestica.
La legge è stata contestata da alcuni membri dell’opposizione, che la considerano un ostacolo al regolare svolgimento delle indagini. Una delle critiche più dure è stata quella di Cafiero De Raho, ex Procuratore nazionale antimafia e oggi deputato del Movimento 5 Stelle, secondo cui «il governo Meloni ha deciso di dare un’immunità ai delinquenti». Secondo De Raho «45 giorni sono un periodo del tutto irrilevante, chi ha proposto questa norma lo sa e non ritiene importante portare avanti le indagini». Federico Gianassi, capogruppo del Partito Democratico in commissione giustizia, ha criticato soprattutto il fatto che la disposizione sia valida anche per reati gravi come l’omicidio.
Il provvedimento era già stato approvato in Senato nell’ottobre dello scorso anno, ed entrerà in vigore dopo la promulgazione del presidente della Repubblica.
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