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  • Giovedì 20 marzo 2025

L’elezione del presidente del Comitato olimpico internazionale è una specie di conclave

Si svolge in modo non proprio trasparente, e tra i votanti ci sono personaggi singolari come il principe del Bhutan e il granduca di Lussemburgo

Il presidente uscente Thomas Bach durante un discorso nel giorno delle elezioni (Milos Bicanski/Getty Images)
Il presidente uscente Thomas Bach durante un discorso nel giorno delle elezioni (Milos Bicanski/Getty Images)

Giovedì pomeriggio si sono tenute le elezioni del presidente del Comitato olimpico internazionale (CIO), la carica più rilevante nel mondo dello sport e con un peso spesso anche politico, soprattutto nell’assegnazione e organizzazione dei Giochi olimpici: ha vinto la quarantunenne Kirsty Coventry, che è diventata la prima donna e la prima africana presidente (è dello Zimbabwe). Il mandato presidenziale dura otto anni, con un possibile rinnovo per altri quattro, e infatti il presidente uscente Thomas Bach fu eletto per la prima volta nel 2013. L’elezione è stata paragonata a quella del papa, al conclave, per via del contesto in cui si vota, di grande segretezza e lobbying non proprio trasparente, oltre che per i personaggi peculiari che ci sono tra i 109 votanti.

Infatti i candidati di quest’anno, che erano sette, non hanno svolto una vera e propria campagna elettorale pubblica: l’unica occasione che hanno avuto di esporre il proprio programma è stata a gennaio, in Svizzera, quando ciascuno di loro ha tenuto una presentazione di circa 15 minuti davanti ai membri del CIO, che però è stata chiusa al pubblico e in cui erano vietate le riprese video. Il grosso della loro campagna è consistita quindi in un lavoro oscuro di convincimento che va avanti da mesi attraverso incontri individuali e tentativi di alleanze, sintetizzati da un membro del CIO sentito dal quotidiano The Independent: «Tutti ti dicono per chi voteranno, e nessuno ti dice la verità».

Le elezioni si sono tenute nell’hotel di lusso Costa Navarino, in Grecia, a un centinaio di chilometri da Olimpia, la città in cui si tenevano i Giochi olimpici dell’antichità; i partecipanti hanno dovuto consegnare il cellulare prima della procedura. Il voto è segreto e per essere eletti è necessaria la maggioranza assoluta (il 50 per cento più uno dei 109 votanti); se non viene raggiunta, si procede a un altro voto a cui non partecipa il candidato che ha ottenuto meno voti nello scrutinio precedente. Si fa così fino a che un candidato ottiene il 50 per cento più uno dei voti; Coventry ha vinto al primo turno con 49 voti su 97 (in 12 membri non hanno votato).

Il CIO viene generalmente descritto come un’istituzione conservatrice e poco propensa ai cambiamenti, e per farsi eleggere è fondamentale capirne i meccanismi ed esserci dentro da un po’: è raro che un presidente venga fuori dal nulla. Il presidente del CIO, insomma, è prima di tutto un politico, la cui opera di lobbying è resa complicata anche dalla composizione varia e abbastanza particolare dei membri del comitato; tra i 109, scrive sempre l’Independent, ci sono «un banchiere della Mongolia, un ex insegnante di Capo Verde, un dottore delle Isole Fiji, un principe del Bhutan, il granduca di Lussemburgo e la principessa Anna d’Inghilterra».

Kirsty Coventry è la ministra dello Sport dello Zimbabwe e veniva considerata la preferita di Bach. Dovrà affrontare temi molto complessi e delicati come l’impatto della crisi climatica sullo sport, la questione delle atlete trans, il rapporto con il presidente degli Stati Uniti (che ospiteranno le prossime Olimpiadi), l’eventuale reintegro degli atleti russi e bielorussi nelle competizioni internazionali.

Gli altri candidati erano: il presidente della federazione mondiale dell’atletica leggera (la World Athletics), l’inglese Sebastian Coe; l’attuale vice presidente del CIO Juan Antonio Samaranch, spagnolo, figlio dell’omonimo ex presidente del CIO, rimasto in carica per 21 anni tra il 1980 e il 2001; il presidente della federazione ciclistica mondiale, il francese David Lappartient; quello della federazione mondiale di ginnastica, il giapponese Morinari Watanabe; quello della federazione sciistica, Johan Eliasch, svedese con passaporto inglese, e infine il principe giordano Feisal al-Hussein.