A Città del Messico la corrida diventerà non violenta
Gli spettacoli potranno continuare ma i tori non potranno essere uccisi né feriti: è un compromesso che non piace quasi a nessuno

Il consiglio comunale di Città del Messico ha modificato le regole sullo svolgimento delle corride, stabilendo che gli spettacoli non potranno più essere violenti e quindi il toro non potrà essere maltrattato o ucciso. Le norme sono pensate per tutelare la salute degli animali, ma non arrivano a vietare del tutto lo svolgimento degli spettacoli per salvaguardare le ricadute economiche e non perdere posti di lavoro. È quindi un compromesso, che però è già stato molto criticato: da un lato non piace ai sostenitori della tradizione e dall’altro è stato ritenuto insufficiente dalle associazioni animaliste, che da anni chiedono l’abolizione completa della corrida in Messico.
Le corride sono dei tradizionali spettacoli di origine spagnola che prevedono una lotta tra uomini (detti toreros) e tori, che quasi sempre alla fine vengono uccisi, spesso in modo lento e doloroso. La nuova regolamentazione è stata proposta dalla governatrice dello stato di Città del Messico, Clara Brugada, e approvata dal parlamento locale con 61 voti favorevoli e un solo contrario: quello di Pedro Haces Lago, un esponente dello stesso partito della sindaca, Morena (di centrosinistra), che è anche figlio di un impresario taurino.
Le nuove regole prevedono che i toreros possano utilizzare solo la classica cappa, il grande mantello presente nelle prime fasi dello spettacolo, e la “muleta”, il drappo più piccolo usato nelle fasi finali. Viene quindi eliminata la funzione del matador, che infilza il toro con una spada uccidendolo, e la pratica di ferirlo con le banderillas, delle piccole aste che vengono infilzate nel collo dell’animale. Sono imposte limitazioni anche sui tempi. Uno spettacolo è composto da più corride, quindi da più scontri tra torero e toro, che solitamente durano molto proprio perché il torero punta a stancare il toro fino a sfinirlo. Ora invece i singoli eventi potranno durare un massimo di 15 minuti e ce ne saranno al massimo sei per ogni spettacolo.
Martedì scorso i sostenitori della tradizione della corrida, alcuni appassionati di tauromachia (lo spettacolo dei combattimenti contro i tori) e molti lavoratori del settore hanno partecipato a una manifestazione di protesta. In contemporanea si è svolta anche un’altra manifestazione per motivi opposti, quindi a favore dell’abolizione della corrida.

La manifestazione di Città del Messico il 18 marzo 2025 (AP Photo/Ginnette Riquelme)
In Messico la corrida esiste dal 1526 e nel paese ci sono 500 arene dove si svolgono gli spettacoli, chiamate plazas de toros: quella di Città del Messico ha 42mila posti, è la più grande al mondo e si trova in pieno centro. La corrida è vietata in 5 dei 31 stati messicani, e nella capitale si discute da anni dell’opportunità o meno di abolirla.
Nel 2022 le corride furono effettivamente vietate a Città del Messico: un tribunale aveva accolto un ricorso presentato da Justicia Justa, un’associazione per la difesa dei diritti degli animali, e aveva deciso la sospensione a tempo indeterminato di questo tipo di eventi per via del trattamento «degradante» riservato ai tori. A dicembre del 2023 però la Corte Suprema di Giustizia, il più alto tribunale messicano, aveva revocato la sospensione, e dal gennaio del 2024 si possono di nuovo organizzare.

Plaza Mexico, la plaza de toros da 42mila posti della capitale messicana (AP Photo/Marco Ugarte)
Chi si oppone al divieto porta spesso come punto a suo favore i benefici economici delle corride: secondo un’associazione di settore gli spettacoli avrebbero un giro d’affari annuo di circa 300 milioni di euro e impiegherebbero in modo più o meno diretto 220mila persone, fra allevamenti e spettacoli. Come detto, la decisione dell’amministrazione di Città del Messico di mantenere le corride, pur in forma meno crudele, è pensata anche per salvaguardare parte di quei posti di lavoro.

Il torero messicano Sergio Flores (AP Photo/Fernando Llano)
Anche negli altri paesi in cui la corrida viene ancora praticata (oltre alla Spagna sono Francia, Venezuela, Perù, Ecuador e Colombia) ci sono ricorrenti discussioni sull’opportunità di vietarla o perlomeno modificarla: in Colombia per esempio verrà vietata dal 2027 e in Francia è permessa solo in alcune regioni. Altri paesi, come il Portogallo, da anni permettono solo spettacoli con tori che non prevedano forme di violenza sugli animali.