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  • Mercoledì 19 marzo 2025

I nuovi documenti sull’omicidio di J.F. Kennedy non dicono niente di che, almeno per ora

Sono stati appena pubblicati dall'amministrazione Trump, ma gli storici e i ricercatori non ci hanno ancora trovato grosse novità

Il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy appena un minuto prima di essere assassinato. Alla sua sinistra la moglie Jacqueline Kennedy, e di fronte il governatore del Texas John Connally e sua moglie Nellie Connally, 22 novembre 
(AP Photo/Jim Altgens)
Il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy appena un minuto prima di essere assassinato. Alla sua sinistra la moglie Jacqueline Kennedy, e di fronte il governatore del Texas John Connally e sua moglie Nellie Connally, 22 novembre (AP Photo/Jim Altgens)

Martedì l’amministrazione statunitense del presidente Donald Trump ha pubblicato migliaia di documenti finora secretati riguardanti l’assassinio di John F. Kennedy, l’ex presidente ucciso a Dallas il 22 novembre del 1963. Giornalisti e storici li stanno ancora esaminando, ma al momento non sono state trovate informazioni particolarmente nuove o significative. La stragrande maggioranza dei documenti era già stata pubblicata, e nella nuova versione sono mostrate in chiaro alcune parti che erano state censurate in precedenza. Al momento nei nuovi documenti non sono state trovate informazioni che smentiscono in qualche modo la versione storica dei fatti, e cioè che Kennedy fu ucciso da un solo uomo, Lee Harvey Oswald.

La pubblicazione era stata decisa dal presidente Trump a gennaio di quest’anno, poco dopo il suo insediamento. Si basa però su una legge molto più vecchia, del 1992, che imponeva alla National Archives and Records Administration (NARA), l’agenzia federale che si occupa di conservare ogni tipo di documentazione storica di interesse pubblico, di raccogliere e catalogare tutte le carte riguardo all’assassinio di J. F. Kennedy, e di pubblicarle entro i successivi 25 anni. La legge fu approvata in seguito all’uscita di JFK, un film di Oliver Stone che ai tempi dell’uscita rinnovò l’interesse nei confronti dell’assassinio di Kennedy e contribuì ad alimentare teorie cospirazioniste attorno alla vicenda.

Una grossa parte di questi documenti uscì durante il primo mandato di Trump, e poi in quattro momenti successivi. Nel 2023 l’ex presidente Joe Biden dichiarò che tutto quello che poteva essere pubblicato era stato pubblicato, anche se rimanevano alcune migliaia di documenti ancora secretati: si ritiene che sia l’1 per cento delle carte note sull’omicidio. A gennaio, firmando l’ordine esecutivo per la loro pubblicazione, Trump aveva promesso il rilascio completo degli ultimi documenti rimasti, senza nessuna censura. In realtà molti dei documenti pubblicati contengono ancora informazioni cancellate, e alcuni continuano a rimanere secretati per ordine di tribunali o di altre leggi.

Il presidente Donald Trump appena dopo la firma dell’ordine esecutivo che ha autorizzato la nuova pubblicazione, 23 gennaio 2025 (AP Photo/Ben Curtis)

La pubblicazione dei documenti, peraltro, ha creato un notevole scompiglio negli Archivi Nazionali. Dopo che Trump aveva firmato l’ordine di pubblicazione, gli archivisti si erano messi al lavoro per analizzare tutti i documenti ed eliminare le potenziali informazioni sensibili (come per esempio i numeri di previdenza sociale di persone citate ancora in vita), ma non hanno fatto in tempo: Trump ha annunciato lunedì a sorpresa che i documenti sarebbero usciti l’indomani, dando loro soltanto 24 ore di preavviso per concludere il lavoro. Anche per questo le carte sono di difficile consultazione, dato che non c’è stato tempo di catalogarle, numerarle e ordinarle.

Gli storici e i giornalisti stanno leggendo e analizzando le carte, ma finora non è stato trovato niente di importante. Tra le altre cose molti documenti sono stati scritti a macchina o a mano più di cinquant’anni fa, sono sbiaditi e di difficile lettura. Altri sono brevi e dicono cose già note e contenute altrove, oppure c’entrano poco o niente con l’assassinio.

Le aspettative sono basse: «Di fatto abbiamo già visto tutti questi documenti in precedenza, seppure con qualche parte censurata», ha detto al Washington Post Philip Shenon, uno storico esperto dell’assassinio di Kennedy. «È sempre possibile che ci sia una novità sensazionale, ma per ora qui non c’è niente che possa mettere in dubbio la verità essenziale di quello che è successo quel giorno».

J.F. Kennedy fu ucciso da due colpi di fucile alla gola e alla testa mentre si trovava sull’auto presidenziale che percorreva le strade di Dallas in corteo, circondato da centinaia di migliaia di persone accalcate per salutare il presidente. A sparare fu Lee Harvey Oswald, un ex marine che si dichiarava comunista marxista. Nel 1963 venne istituita una commissione di inchiesta, la Warren Commission, incaricata di indagare sull’omicidio: la commissione stabilì che Oswald aveva agito da solo.

Negli anni le conclusioni della Warren Commission vennero messe in dubbio e l’omicidio di Kennedy divenne probabilmente oggetto delle più diffuse teorie del complotto della storia moderna americana. Una delle più comuni tra queste è che Oswald non fosse il vero, o comunque l’unico assassino di Kennedy, e che il governo statunitense abbia volontariamente coperto o ignorato le piste che contemplassero il coinvolgimento di altri.

– Leggi anche: L’ultimo dettaglio che alimenta le teorie cospirazioniste sull’omicidio di JFK