Le foto della giornata movimentata alla Camera

Le consuete facce di Meloni, e i gesti teatrali e molto italiani dei deputati scandalizzati da come lei ha parlato del “Manifesto di Ventotene”

I deputati del PD Piero De Luca, Marco Sarracino e Andrea Casu protestano contro il governo; poco più su, Elly Schlein parla con Debora Serracchiani (Roberto Monaldo/La Presse)
I deputati del PD Piero De Luca, Marco Sarracino e Andrea Casu protestano contro il governo; poco più su, Elly Schlein parla con Debora Serracchiani (Roberto Monaldo/La Presse)

Mercoledì la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta alla Camera per le comunicazioni di rito prima del Consiglio Europeo, l’incontro tra i capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’Unione. Da tempo questo momento è diventato più che altro uno spazio di confronto, spesso aspro, tra governo e opposizioni, e le foto della giornata lo dimostrano. Meloni ha parlato molto di politica estera, di Donald Trump e del piano di riarmo europeo. Ha assicurato che nonostante l’allentamento dei vincoli di bilancio europeo, l’Italia non userà per la difesa i fondi europei per le regioni più povere. Poi ha attaccato PD e Movimento 5 Stelle, e in conclusione ha citato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene per criticare l’idea di Europa che avrebbero le opposizioni, secondo lei.

È stato soprattutto questo passaggio a esagitare i deputati presenti. Il Manifesto di Ventotene è un breve testo scritto dagli antifascisti Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni tra il 1941 e il 1944, mentre erano al confino sull’isola di Ventotene, appunto, che fa parte dell’arcipelago delle pontine, nel Tirreno centrale. Meloni ha citato alcuni passaggi sull’abolizione della proprietà privata e sul fallimento delle «prassi democratiche», per dimostrare che il Manifesto avrebbe tendenze radicali e repressive. Spinelli era comunista, mentre Rossi era del Partito d’Azione, e scrissero quelle parole mentre la Seconda guerra mondiale era in corso e il regime fascista era forte.

Al di là della contestualizzazione storica che nel discorso di Meloni manca, il Manifesto di Ventotene è stato poi riconsiderato negli anni successivi per il modo in cui prefigura l’integrazione europea, e soprattutto il federalismo tra gli Stati. E in virtù di questo suo valore, le parole di Meloni hanno suscitato reazioni immediate e scandalizzate di molti deputati dell’opposizione, che si sono sbracciati e hanno contestato platealmente la presidente del Consiglio. La tensione era già evidente, ma è diventata caos quando Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura, ha applaudito dai banchi del governo – cosa già di per sé vietata dal regolamento, anche se si tratta di un divieto spesso ignorato – in modo irridente nei confronti dei deputati del PD, ai quali intanto Elly Schlein suggeriva di stare calmi.

A quel punto sono partite le urla, gli insulti reciproci e i gestacci. Il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti ha letto i pareri del governo sulle risoluzioni dei partiti con tono stentoreo, volutamente provocatorio («Con tono da ex capogruppo, più che da ministro», come lui stesso ha poi ammesso, scherzando), mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami faceva segno ai deputati dell’opposizione di uscire dall’aula, come a dire “meglio che ve ne andate”. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, dopo vari tentativi infruttuosi di riportare l’ordine, ha sospeso la seduta un paio di volte, decidendo infine, insieme ai capigruppo, di rinviare la parte finale del dibattito al pomeriggio.

La risposta più forte al discorso di Meloni, sul Manifesto, l’ha data il deputato del PD Federico Fornaro, in un discorso molto accorato alla fine del quale poi si è messo a piangere.

– Leggi anche: Che cos’è il Manifesto di Ventotene