Cosa sono gli “incel”

Gli uomini che si sentono discriminati dalle donne fanno parte di una comunità online da anni al centro di un dibattito culturale, e di episodi di violenza

Una foto che mostra le mani di tre ragazzi seduti vicino mentre usano i loro smartphone
(Matt Cardy/Getty Images)
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Tra le parole introdotte dalla casa editrice Zanichelli nella più recente edizione del suo vocabolario Zingarelli ce n’è una su cui si è sviluppato da qualche anno un dibattito che torna ciclicamente di attualità. È incel, abbreviazione dell’espressione inglese involuntary celibates (“casti non per scelta”): è utilizzata per definire uomini eterosessuali che non hanno rapporti sessuali perché si sentono discriminati e rifiutati dalle donne, che incolpano di privarli di quello che reputano un loro diritto.

È una parola usata anche in senso più ampio, per descrivere la sottocultura maschilista e misogina a cui si rifanno quegli uomini, largamente diffusa e promossa sui social. Di cultura incel parla per esempio la recente serie tv inglese Adolescence, che solleva diverse questioni sulla violenza di genere tra i giovani, sul cyberbullismo e sulla mascolinità tossica nel Regno Unito. Se ne era parlato di recente anche durante le elezioni presidenziali statunitensi, quando gli incel erano stati descritti da diversi analisti come parte di un importante segmento demografico mobilitato dal comitato elettorale di Donald Trump. Ma se ne parla, per esempio, anche nell’ultimo romanzo della popolarissima scrittrice irlandese Sally Rooney.

Gli incel sono un argomento centrale nei men’s studies, un campo di ricerca di tradizione anglosassone che fin dagli anni Settanta si occupa delle influenze culturali e sociali sui modelli di maschilità dominanti. Il dibattito che li riguarda cominciò a diffondersi più estesamente sui media e nell’opinione pubblica negli anni Dieci del Duemila, in relazione a stragi e gravi episodi di violenza maschile.

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Il 23 aprile 2018, a Toronto, in Canada, un uomo di 25 anni uccise 11 persone e ne ferì altre 15 investendole su un marciapiede con un furgone preso a noleggio. Dopo l’attacco disse di essere un incel e di far parte di un gruppo online di utenti accomunati da sentimenti di ammirazione verso un altro attentatore: Elliot Rodger, un 22enne che quattro anni prima aveva ucciso sei persone in California e poi si era suicidato. Prima dell’attacco, Rodger aveva espresso in un forum online la sua frustrazione per il fatto di non avere mai avuto una fidanzata, e aveva detto in un video di volersi vendicare prendendo di mira donne e uomini sessualmente attraenti.

«Dopo aver comprato la pistola, l’avevo riportata in camera e avevo provato una nuova sensazione di potere. Ora ero armato. “Chi è adesso il maschio alfa, stronze?”, mi ero detto tra me e me, ripensando a tutte quelle ragazze che in passato mi avevano guardato dall’alto in basso», scrisse Rodger in un manoscritto in seguito molto analizzato. Scrisse anche di essersi stupito del fatto che suo padre si fosse fidanzato poco dopo il divorzio, e di averlo ammirato per questo. «È molto interessante questo fenomeno per cui gli uomini che trovano facilmente delle compagne femminili ottengono più rispetto dai loro simili, persino dai bambini», scrisse.

Per studiare le storie di disagio, pressione sociale, bullismo e isolamento che sono spesso alla base di queste forme di violenza, una parte del dibattito si è concentrata sui forum, sui social e sugli altri spazi online di condivisione di esperienze maschili. In questa prospettiva gli incel sono considerati parte di una rete più vasta comunemente chiamata manosphere (“manosfera”, o “androsfera”), un insieme eterogeneo di gruppi accomunati da varie posizioni misogine, sessiste e antifemministe, e da un’idea di maschilità incentrata sul vittimismo, sul predominio fisico e sull’aggressività.

La rete include tra gli altri gli attivisti per i diritti degli uomini (men’s rights activists, MRA), gli uomini eterosessuali celibi che decidono di evitare qualsiasi contatto con le donne (men going their own way, MGTOW), e i dating coach che si autodefiniscono «artisti della seduzione» (pickup artist, PUA) e condividono tecniche di seduzione basate sull’ipersessualizzazione del genere femminile.

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Una delle rappresentazioni degli uomini più condivise all’interno di questi ambienti li mostra come soggetti disorientati a causa dell’indebolimento dei ruoli di genere tradizionali, e discriminati in una società condizionata dal pensiero femminista. È una rappresentazione pericolosa perché tende a suscitare in uomini repressi la sensazione di avere dei diritti sulle donne: sensazione che «può essere usata come carburante per la violenza di genere», scrisse nel 2024 sul sito The Conversation Jamilla Rosdahl, ricercatrice in studi di genere e sessualità alla University of the Sunshine Coast, in Australia.

Il dibattito sugli incel è emerso più volte anche in Italia. A gennaio del 2021, per esempio, un’operazione della polizia di Genova e di Savona portò all’arresto di un 22enne accusato di propaganda e istigazione a delinquere, e di aver costituito un’associazione con finalità di terrorismo. Oltre a diffondere contenuti suprematisti e antisemiti, aveva detto di essere un incel, di odiare le donne e di voler compiere un attentato a una manifestazione femminista.

A ottobre di quello stesso anno la Commissione europea pubblicò un rapporto da cui l’Italia emerse come il quarto paese con la maggiore presenza di attivisti incel dopo Germania, Regno Unito e Svezia. Tra i temi più discussi dagli utenti italiani su un popolare forum anglofono dedicato agli incel c’era la credenza che la cultura italiana di «trattare le donne come principesse» rafforzi l’ipergamia, definita come la tendenza a scegliere partner di status socioeconomico più elevato del proprio, o con maggiore capitale sessuale (cioè sessualmente più attraenti).

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Altre parole diffuse nel gergo delle comunità incel, misogine e di estrema destra derivano dal film del 1999 Matrix e alludono alla scena in cui il protagonista è posto di fronte alla scelta della pillola blu o di quella rossa. Gli uomini cosiddetti bluepill sarebbero uomini eterosessuali che si impegnano in appuntamenti convenzionali ignorando la “verità” nota ai redpill, e cioè che le donne sarebbero interessate solo all’aspetto fisico degli uomini, avvantaggiate nella società e soddisfatte dai ruoli di genere tradizionali (l’oppressione femminile sarebbe cioè un mito).

Esiste infine una terza ideologia, cosiddetta blackpill, che è un principio fondamentale del sistema di credenze tra gli incel. Accoglie la teoria dei redpill, ma rifiuta l’idea che il sistema sia modificabile a proprio vantaggio migliorando l’aspetto fisico per avere relazioni sessuali. Secondo i blackpill la posizione degli uomini nel «mercato sessuale» sarebbe predeterminata geneticamente e immutabile, e questo renderebbe l’autolesionismo e il suicidio da parte loro una reazione comprensibile e legittima.

Secondo Rosdahl negli ultimi anni gli effetti psicologici delle pressioni sociali e culturali discusse tra i giovani online sono stati potenziati da vari altri fattori destabilizzanti come la pandemia, le guerre, la crisi climatica e il lavoro precario. Alcune ricerche preliminari hanno tuttavia mostrato che i forum e i social possono anche promuovere prospettive di uscita graduale dalla manosfera e favorire la condivisione di informazioni sull’importanza di avere relazioni sociali sane e basate sul rispetto.

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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.
Il numero gratuito da chiamare per casi di donne vittime di violenza maschile invece è il 1522.