Lo storico voto in Germania per aumentare la spesa militare
È passata la proposta di allentare il cosiddetto “freno al debito”, un meccanismo previsto nella Costituzione, ma manca ancora un passaggio

Martedì il Bundestag, la camera bassa del parlamento tedesco, ha approvato una riforma costituzionale che permette di fare debito investendo centinaia di miliardi di euro in spese militari e infrastrutture. È importante soprattutto perché permette di allentare la norma nota come “freno al debito”, che dal 2009 obbliga la Germania a mantenere il pareggio di bilancio, ostacolando le possibilità di spesa e investimento. La riforma rientra anche nei tentativi dell’Europa di riarmarsi, ora che gli Stati Uniti di Donald Trump non sono più ritenuti un alleato affidabile.
Per entrare in vigore la riforma dovrà essere approvata con maggioranza dei due terzi anche dal Bundesrat, la camera alta del parlamento, che rappresenta i governi dei 16 stati federati tedeschi. Il voto si terrà venerdì, e ci si aspetta che passi.
Come tutte le riforme costituzionali doveva essere approvata da almeno due terzi dei membri del Bundestag, ossia 489 su un totale di 733: è stata approvata con 513 voti favorevoli. I voti contrari sono stati 207, non ci sono state astensioni. Era sostenuta dalla CDU, il più importante partito di centrodestra che ha vinto le elezioni federali dello scorso 23 febbraio, dai Socialdemocratici (SPD) e dai Verdi. Era contraria invece l’estrema destra di AfD e la sinistra della Linke.
La riforma permette di esentare dal vincolo del freno al debito le spese militari che superano l’1 per cento del Prodotto interno lordo (PIL) all’anno, ossia circa 45 miliardi di euro. Significa che, almeno in teoria, la Germania potrebbe continuare a fare debito senza limite per finanziare le spese militari e gli aiuti all’Ucraina.
Consente inoltre di creare un fondo da 500 miliardi di euro, escluso dal vincolo del “freno al debito”, per migliorare le infrastrutture tedesche, tra cui le reti ferroviarie, gli ospedali e le strade, che in molti casi sono obsolete e malfunzionanti. Il fondo potrà essere usato anche per misure che favoriscano la transizione energetica.
Il “freno al debito” venne approvato dopo la grave crisi finanziaria del 2008, durante uno dei governi di Angela Merkel. Stabilisce che il debito pubblico tedesco non debba salire più dello 0,35 per cento del PIL ogni anno, tranne in situazioni eccezionali (come fu la pandemia di Covid-19). È un vincolo molto rigido, tanto che da anni si discuteva della possibilità di cambiarlo. Finora però nessun partito aveva avuto la volontà e la forza politica per farlo.
La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che l’economia tedesca è in recessione da due anni: il governo non poteva fare debito per stimolare la crescita, pur avendo teoricamente il margine fiscale per farlo.
La riforma è stata proposta e sostenuta con forza da Friedrich Merz, il leader della CDU che con tutta probabilità sarà il prossimo cancelliere (ossia il capo del governo). La sua determinazione è dovuta anche ai recenti sviluppi nella guerra in Ucraina e alla chiara intenzione di Trump di limitare gli aiuti per la difesa ucraina ed europea: vari paesi europei stanno cercando di riarmarsi e hanno annunciato l’intenzione di alzare le spese militari, tra cui appunto la Germania.
Anche le tempistiche non sono state casuali: per Merz è fondamentale riuscire ad approvare la riforma entro il prossimo 25 marzo, ossia prima dell’insediamento del nuovo parlamento uscito dalle elezioni di febbraio, dove AfD avrà molto più peso.
Come detto la riforma dovrà essere approvata anche dal Bundesrat, la camera del parlamento che rappresenta i governi statali: ci si aspetta che passi, anche perché proprio gli stati potrebbero beneficiare molto dei nuovi investimenti previsti. Al Bundesrat sarà fondamentale il voto favorevole dei Liberi Elettori, un partito di centrodestra che in Baviera governa insieme alla CSU (il ramo locale della CDU).