• Mondo
  • Martedì 18 marzo 2025

I devastanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza

Sono state uccise almeno 400 persone: Israele ha violato il cessate il fuoco che andava avanti da metà gennaio

Una donna piange davanti al corpo di una delle persone uccise dagli attacchi aerei israeliani, vicino all'ospedale Al Ahli di Gaza, 18 marzo
(AP Photo/Jehad Alshrafi)
Una donna piange davanti al corpo di una delle persone uccise dagli attacchi aerei israeliani, vicino all'ospedale Al Ahli di Gaza, 18 marzo (AP Photo/Jehad Alshrafi)
0 seconds of 0 secondsVolume 90%
Press shift question mark to access a list of keyboard shortcuts
00:00
00:00
00:00
 

Martedì i bombardamenti dell’esercito israeliano sulla Striscia di Gaza hanno ucciso almeno 400 persone, secondo il ministero della Salute della Striscia. È il primo bombardamento dall’inizio del cessate il fuoco fra Israele e Hamas, il 19 gennaio, e uno dei peggiori dall’inizio della guerra, il 7 ottobre del 2023: secondo il ministero il 18 marzo sarebbe il giorno con il più alto numero di persone palestinesi uccise da allora, e più della metà delle persone morte sarebbero donne e minori. Le zone colpite sono soprattutto intorno alle città di Gaza, Rafah e Khan Yunis. Con questo attacco Israele ha di fatto rotto la tregua con Hamas, che aveva sostanzialmente fermato i bombardamenti dopo 15 mesi di guerra, anche se c’erano stati sporadici scontri.

Il ministro degli Esteri israeliano ha detto che i bombardamenti proseguiranno nei prossimi giorni, ma non è chiaro se la ripresa dei bombardamenti costituisca l’inizio di una nuova fase della guerra o se sia un tentativo di Israele di forzare Hamas a cedere alle sue richieste per un prolungamento della prima fase del cessate il fuoco. Hamas al momento non ha risposto militarmente agli attacchi. L’esercito ha ordinato alla popolazione palestinese che vive vicino ai confini con Israele di abbandonare l’area, definita «pericolosa zona di combattimento».

Israele aveva informato in anticipo l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump dell’intenzione di bombardare la Striscia. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere attraverso un comunicato che gli attacchi sono stati ordinati a causa del «ripetuto rifiuto» di Hamas «di liberare i nostri ostaggi» e di accettare la proposta mediata dagli Stati Uniti per estendere la prima fase del cessate il fuoco. «Israele d’ora in poi agirà contro Hamas con una forza militare crescente», si legge nella dichiarazione.

Tra le persone uccise dai bombardamenti ci sono anche tre funzionari di Hamas (fra cui Bahjat Abu Sultan, direttore dei servizi di sicurezza interni) e due dirigenti del governo locale, guidato da Hamas. Secondo il quotidiano israeliano progressista Haaretz, che cita fonti anonime vicine al governo, i bombardamenti avrebbero avuto fra gli obiettivi gli uffici governativi “civili” di Gaza, con l’obiettivo di indebolire le capacità di governo e controllo di Hamas sulla Striscia. Il gruppo armato palestinese Jihad Islamico, il secondo più grande della Striscia, ha annunciato che fra le persone uccise dai bombardamenti c’è il suo portavoce militare, conosciuto con il nome di guerra di Abu Hamza.

L’ex ministro per la Sicurezza nazionale, l’ultranazionalista Itamar Ben-Gvir, ha annunciato che tornerà con effetto immediato nel governo di Netanyahu, così come gli altri ministri del suo partito Otzma Yehudit (Potere ebraico): lo avevano abbandonato a gennaio in protesta contro l’entrata in vigore del cessate il fuoco. Il ministro della Difesa Israel Katz ha minacciato un’azione prolungata, che durerà fino a  quando «tutti gli ostaggi non verranno liberati e tutte le minacce ai residenti del sud eliminate». L’associazione che riunisce i familiari degli ostaggi ancora in mano a Hamas ha invece accusato il governo di aver «abbandonato chi è ancora imprigionato a Gaza», annunciando una manifestazione per martedì sera contro la ripresa dei bombardamenti.

La prima fase del cessate il fuoco prevedeva la sospensione dei combattimenti, il rilascio da parte di Hamas di alcune delle persone prese in ostaggio nell’attacco del 7 ottobre 2023, e la liberazione da parte di Israele di molti detenuti palestinesi. La prima fase era scaduta il 2 marzo, e Israele finora si è rifiutato di procedere con i colloqui per accordarsi sulla seconda fase, in cui dovrebbero essere negoziati il ritiro da Gaza e la fine dei bombardamenti.

Ha invece proposto un prolungamento della prima fase, con il sostegno dell’amministrazione statunitense di Donald Trump. Il piano degli Stati Uniti, detto “piano Witkoff” dal nome di Steve Witkoff, l’inviato speciale di Trump per il Medio Oriente, prevede un’estensione temporanea del cessate il fuoco, durante la quale Hamas dovrebbe rilasciare la metà degli ostaggi israeliani che ancora tiene prigionieri, senza nessuna garanzia per una fine permanente delle ostilità (attualmente Hamas ha ancora 59 ostaggi, 35 dei quali si ritiene che siano morti). È un piano molto sfavorevole per Hamas, che finora lo ha rifiutato categoricamente.

Il corpo di una persona uccisa da un bombardamento israeliano (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Israele sta spingendo per non procedere con la seconda fase perché non vuole rinunciare del tutto alla propria presenza militare nella Striscia, dove continua a occupare alcune zone cuscinetto. In risposta al rifiuto di Hamas di prolungare la fase uno, il 2 marzo Israele aveva bloccato l’accesso di tutte le merci e degli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Pochi giorni dopo aveva anche ordinato alla Israel Electric Corporation (IEC), la principale compagnia che fornisce energia elettrica a Israele e ai territori palestinesi, di interrompere del tutto la fornitura verso la Striscia di Gaza, nel tentativo di forzare Hamas a cedere sulle richieste israeliane nei negoziati in corso.