La denuncia di aggressione in una base in Antartide
Nella stazione sudafricana SANAE IV, in cui ora si sta cercando di risolvere pacificamente la situazione

È stato denunciato un caso di aggressione fra le nove persone che vivono nella base di ricerca SANAE IV, che si trova in Antartide ed è gestita dal governo del Sudafrica. A febbraio una situazione di conflitto sarebbe arrivata a causare uno scontro fisico, di cui non si conoscono i dettagli. È stato però confermato che l’aggressione non sarebbe stata di natura sessuale.
La base si trova nell’entroterra dell’Antartide, il continente dove c’è il Polo Sud, a circa 150 chilometri dal margine dei ghiacci marini e a 4mila chilometri dal Sudafrica: tra le nove persone che ci vivono attualmente ci sono scienziati che curano gli esperimenti, tecnici che si occupano delle attrezzature e un medico.
L’aggressione è stata denunciata il 27 febbraio da una persona che vive nella base (non quella aggredita), in una mail inviata al ministero dell’Ambiente sudafricano, ottenuta dal quotidiano sudafricano The Sunday Times e pubblicata domenica 16 marzo. La mail parla del comportamento di un collega maschio descritto come «profondamente disturbante» che avrebbe creato «un clima di paura»: l’uomo sarebbe anche arrivato a minacciare di morte e aggredire un’altra persona. Il ministro dell’Ambiente sudafricano Dion George ha detto che la persona aggredita è il capo della missione. La persona che ha scritto il messaggio ha detto di temere di essere minacciata o aggredita a sua volta, e chiedeva di essere riportata in Sudafrica.
Tutto sarebbe cominciato quando il capo missione aveva assegnato a un membro della squadra un compito che richiedeva una modifica della programmazione abituale delle attività della base, poiché necessitava di specifiche condizioni meteo per essere fatto, secondo quanto detto dal governo sudafricano a BBC News.
Il ministero dell’Ambiente sudafricano ha detto di essere in contatto quotidianamente con le persone presenti nella base per cercare di risolvere la situazione di conflitto, e di non ritenere necessaria l’evacuazione di nessuna di loro. Farlo sarebbe comunque estremamente complicato: in Antartide sta iniziando l’inverno, periodo in cui è quasi impossibile navigare e volare a causa delle condizioni meteo e del mare (sul continente ci sono solo due stagioni: l’inverno va da marzo a ottobre e l’estate da ottobre a marzo). La velocità del vento attorno alla base può superare i 200 chilometri orari e le basse temperature causano facilmente problemi tecnici ai mezzi di trasporto.
Gli esperti che studiano le condizioni psicologiche delle persone che vivono nelle basi di ricerca in Antartide e le persone che ci sono state raccontano tutte del grave stress psicologico che si vive a causa del forte isolamento dal mondo esterno e dei contatti continui con un numero limitato di persone. In queste situazioni spesso le condizioni di conflitto degenerano anche a partire da screzi apparentemente insignificanti.
Le difficoltà maggiori sono vissute proprio d’inverno, quando il freddo estremo, il vento e il buio obbligano le persone a passare quasi tutto il loro tempo all’interno degli edifici delle basi, con un contatto continuo e molto stretto con i colleghi (mentre d’estate le spedizioni all’esterno sono più frequenti). Le missioni invernali come quella in corso attualmente alla base SANAE IV sono quindi quelle più complesse, anche perché in caso di emergenza la loro evacuazione è difficilmente possibile se non dopo diversi mesi. I partecipanti per essere accettati nelle missioni devono superare processi di selezione per rilevare possibili problemi psicologici o di altro tipo che potrebbero insorgere durante la permanenza alla base.
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Il governo sudafricano ha detto che prima di inviare le persone in Antartide ne valuta le capacità tecniche e relazionali e la storia medica ed esegue appositi esami psicologici. Solo chi supera tutte queste valutazioni viene inviato in Antartide: all’inizio della missione a febbraio non erano state rilevate criticità.
Il governo ha detto di aver attivato immediatamente il proprio piano per le emergenze di questo tipo, che include la partecipazione delle persone coinvolte a un percorso gestito da dei mediatori professionisti per migliorare le relazioni nella base, ed è intervenuto direttamente anche il ministro Dion George. L’uomo accusato dell’aggressione si è sottoposto a un’ulteriore valutazione psicologica, ha espresso dispiacere e ha accettato di partecipare alle misure proposte dal ministero. Si è scusato per iscritto con la persona che ha denunciato l’aggressione e verbalmente con tutte le persone della base.
In Antartide e nelle isole circostanti ci sono una quarantina di basi permanenti gestite da vari paesi (fra cui una italo-francese chiamata Concordia) e diverse altre attive solo d’estate. Il numero di persone presenti d’estate va solitamente dalle 20 alle 150 a seconda della base, a parte quella più grande, la base statunitense McMurdo, che ospita fino a un migliaio di persone. D’inverno invece il personale scende solitamente alle 10-15.
Non è il primo caso del genere: nel 2018 ci fu un accoltellamento nella base russa di Bellingshausen, mentre l’anno prima nella base sudafricana di Marion Island (che si trova fra le coste sudafricane e quelle antartiche) una persona aggredì un collega con una padella e distrusse la sua stanza con un’ascia, e fu riportata in Sudafrica.
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