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  • Martedì 18 marzo 2025

Cos’è ora questa autopenna

Il macchinario usato da decenni per riprodurre le firme è finito al centro dell'ultimo attacco di Donald Trump a Joe Biden

Uno dei macchinari conosciuti come autopen nel 2011 (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)
Uno dei macchinari conosciuti come autopen nel 2011 (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)
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Lunedì il presidente statunitense Donald Trump ha messo in dubbio la validità di molti atti del suo predecessore Joe Biden, e in particolare le grazie concesse negli ultimi giorni del suo mandato, perché sarebbero state firmate con l’autopen, o “autopenna”, un macchinario simile a una stampante che riproduce attraverso un braccio meccanico la firma di una persona. L’autopen è uno strumento poco conosciuto perché utilizzato solo da chi deve firmare centinaia di documenti ogni giorno.

La tesi per cui le grazie firmate con l’autopen sarebbero “nulle” è piuttosto inconsistente, per diverse ragioni. Anzitutto non si sa se siano effettivamente state firmate così. Poi molti presidenti in passato hanno usato l’autopen per documenti ufficiali e secondo vari pareri legali le grazie non avrebbero bisogno nemmeno di essere firmate dal presidente. Trump ha ripreso una tesi dell’Oversight Project, espressione dell’Heritage Foundation, centro studi conservatore che ha lavorato al controverso Project 2025 e che aveva già promosso tesi false sul presunto accesso al voto di immigrati senza cittadinanza. Trump e la Heritage Foundation sostengono senza alcuna prova che Biden non fosse nemmeno a conoscenza dei documenti a cui veniva apposta la sua firma e che chi «controllava l’autopen» poteva decidere autonomamente chi graziare.

Trump ha detto che «si occuperà della questione un tribunale», ma in realtà esistono già numerosi pareri legali sull’uso e sulla validità delle firme con autopenna. L’invenzione infatti non è recente: i primi modelli furono commercializzati a partire dal 1942 e lo strumento attuale è diffuso alla Casa Bianca da almeno 60 anni.

Donald Trump con un ordine esecutivo al Congresso, il 4 marzo 2025. (Win McNamee/Pool Photo via AP)

I presidenti statunitensi hanno da sempre la necessità di firmare un gran numero di documenti. Nel 1809 Thomas Jefferson raccontava con entusiasmo dell’introduzione nel suo ufficio del poligrafo, uno strumento che permetteva di muovere contemporaneamente più penne, e quindi firmare più cose insieme: «Non potrei più vivere senza poligrafo, mi ha permesso di dimenticare la vecchia carta copiativa, che rendeva tutto leggibile a fatica».

Intorno al 1940 prese forma l’attuale autopen, una macchina delle dimensioni di una stampante, con un braccio meccanico che guida una “penna” con vero inchiostro (o anche una matita) su un foglio sottostante. La firma che riproduce è di fatto indistinguibile da una fatta a mano: è però sempre identica, il che permette di identificarla con una analisi più approfondita. Normalmente è un macchinario piuttosto voluminoso, ma oggi ce ne sono anche di dimensioni “portatili”.

Uno dei modelli di autopen, nel 2011 (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)

Le prime autopenne vennero commercializzate da Robert DeShazo Jr., che ricevette il primo ordine dalla segreteria della Marina e poi ne vendette molte in tutta Washington, al Congresso e nelle sedi del governo (erano circa 500 nel 1983). Disse: «Ci sono più persone che hanno bisogno dell’autopenna in quattro o cinque isolati di Washington che nel resto del mondo».

Molti presidenti hanno utilizzato l’autopen, anche se solo alcuni lo hanno reso pubblico. Secondo ricostruzioni storiche il primo fu Harry Truman (1945-1953), ma Lyndon Johnson permise per la prima volta che il macchinario fosse fotografato in azione. Nel 1968 il tabloid statunitense National Enquirer pubblicò un articolo in prima pagina, con il titolo: «Uno dei segreti meglio custoditi di Washington: il robot che sostituisce il presidente».

John Kennedy, Richard Nixon, Gerald Ford e Jimmy Carter sono fra i presidenti che hanno usato spesso l’autopen: secondo le dichiarazioni ufficiali lo hanno fatto solo per firmare corrispondenza e documenti, non leggi.

L’amministrazione di George W. Bush (2001-2009) chiese un parere legale sulla possibilità di firmare una legge con il macchinario: nel 2005 l’ufficio di consulenza legale della Casa Bianca concluse che «il presidente non era tenuto ad apporre fisicamente e personalmente la firma su una legge che abbia deciso di firmare», ma che poteva dare ordine di farlo attraverso l’autopen, per esempio. Bush infine decise di non utilizzare quel metodo, ma anzi sempre nel 2005 viaggiò tutta una notte per firmare in tempo un decreto d’emergenza. Il suo segretario alla Difesa Donald Rumsfeld fu invece molto criticato per aver utilizzato l’autopenna per firmare centinaia di lettere di condoglianze alle famiglie di soldati morti in Iraq.

Il Model 80 della Damilic Corporation (EPA/DAMILIC CORPORATION)

Nel 2011 Barack Obama usò l’autopen per firmare una legge mentre era in Francia: serviva a estendere il Patriot Act, una legge antiterrorismo approvata dal suo predecessore Bush. I Repubblicani sollevarono dei dubbi di costituzionalità a cui non fu dato seguito e Obama usò di nuovo questo metodo per due leggi di bilancio mentre era in Indonesia e poi alle Hawaii.

I collaboratori di Joe Biden si dovettero impegnare in diverse occasioni per consegnargli i testi di alcune leggi da firmare. Nel gennaio del 2023 portarono le 1653 pagine del testo di una legge che ripartiva i fondi per le spese del governo a Saint Croix, un’isola caraibica dove Biden era in vacanza; nel 2022 l’autorizzazione a concedere 40 miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina fu portata in Corea del Sud e firmata lì fisicamente. Ma altre volte Biden usò l’autopenna senza nasconderlo, soprattutto per leggi “minori” che non prevedevano cerimonie pubbliche di firma.

Joe Biden alla Casa Bianca il 13 novembre 2023 (AP Photo/Andrew Harnik)

Trump lunedì ha detto di usare l’autopen solo per «documenti davvero poco importanti», come le risposte alle lettere che riceve: «Riceviamo migliaia di lettere da giovani o gente che sta male, ma firmare delle grazie o tutte le cose che lui ha firmato con l’autopenna è vergognoso». Secondo molti esperti, comunque, la questione posta da Trump non avrà alcun seguito.

– Leggi anche: Trump vuole espandere i poteri del suo governo violando la legge?