Storia di uno spot memorabile
Fu girato nel 2005 a San Francisco con 250mila palline rimbalzanti, e divenne un pezzo di storia della pubblicità

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Nel 2005 uscì uno spot pubblicitario di Sony con 250mila palline colorate che rimbalzavano per le strade di San Francisco. Pensato per promuovere un televisore ad alta definizione nel Regno Unito, negli anni (e con la diffusione di YouTube) arrivò un po’ in tutto il mondo: diventò un riferimento per le agenzie creative e contribuì a far diventare la Sony il primo marchio per volumi di vendite di tv a schermo piatto. Questo risultato fu in qualche modo commisurato alle fatiche per la sua realizzazione, che fu un’impresa e divenne un evento per centinaia di persone curiose.
L’idea delle palline rimbalzanti era venuta al regista, il danese Nicolai Fuglsig, a partire dallo slogan concepito dal direttore creativo dell’agenzia pubblicitaria inglese Fallon, “Colour like no other”. All’inizio Fuglsig aveva pensato a «palle da calcio, palline da tennis, da ping pong – qualsiasi tipo di pallina che si potesse colorare», spiega in un video: poi aveva optato per quelle che rimbalzano, per sfruttare al massimo le possibilità di movimento e riuscire a catturare «il mood, i colori, la vitalità e il loro flusso naturale».
Quanto a San Francisco, la scelse perché era un patito del film Bullitt, con Steve McQueen, ma anche perché «al mondo non c’è nessun altro posto simile se vuoi lanciare cose giù per una strada», ha detto di recente al sito di notizie SFGATE, alludendo ai celebri saliscendi della città.
Lo spot fu ripreso nel luglio di quell’anno, senza effetti speciali, ma con un lavoro enorme di produzione. Le riprese si concentrarono nella zona vicino alla celeberrima Lombard Street: il primo giorno le palline furono sparate da alcuni camion parcheggiati in cima a due incroci, su cui erano stati montati diversi mortai, delle specie di cannoni. Ognuno lanciò a una gran velocità circa 25mila palline, che volarono a decine di metri di distanza, per poi rimbalzare lungo le strade.
Al primo colpo di mortaio «si scatenò il caos più totale», ha detto Patrick Ranahan, che aveva scelto il luogo delle riprese. Il rumore peraltro fu così forte che Bret Lama, il capo scenografo, lo paragonò a una grandinata fortissima: date le lamentele di alcuni residenti, nei giorni successivi le palline furono semplicemente versate in strada con alcuni escavatori da qualche metro d’altezza. La stessa operazione venne ripetuta diverse volte.
Il risultato, che nel montaggio finale è al rallentatore, fu suggestivo e spettacolare. Uno dei momenti più notevoli dello spot è quello in cui una rana salta fuori dal tubo di scarico di una grondaia. Lama aveva trovato il modo per bloccare l’animale nel tubo fino al momento giusto: poi il figlio di Ranahan ci buttò dentro alcune palline riuscendo così a farla saltare fuori assieme a loro.
Lo spot costò più o meno un milione di dollari. La produzione dovette convincere l’amministrazione locale e i residenti a tenere chiuse le strade per permettere le riprese; dovette poi procurarsi tutte quelle palline (Fuglsig scherzò sul fatto che per alcuni mesi i bambini statunitensi non le avrebbero trovate nei negozi) e trovare il modo di attutire la carica dei mortai, che nei primi test era stata così forte da distruggerle. Inoltre fu costretta ad adottare le accortezze del caso per limitare i danni ed evitare che le palline si disperdessero. Ovviamente non andò così.
Ranahan ha detto di ricordare circa 74mila dollari in danni ai vetri delle case rotti, e in più furono danneggiate 24 auto presenti sul set, oltre a molte piante per strada e cespugli lungo i vialetti privati. La velocità delle palline era potenzialmente pericolosa anche per gli operatori, che come si vede nel video sul dietro le quinte si riparavano con caschetti, scudi trasparenti o giubbetti rinforzati come quelli che si usano quando si gioca a paintball. «La cosa pazzesca è che comunque tutti erano felici», ha detto sempre Ranahan.
Quanto alle palline, le grate dei tombini nel giro di alcune centinaia di metri erano state tappate per evitare che ci finissero dentro, e dopo ogni ripresa venivano raccolte con grossi badili per poi essere riportate in cima. Alcune comunque finirono anche a chilometri di distanza. Alla fine la gran parte fu riportata a Los Angeles, ha spiegato Lama al Post, ma molte furono prese dai curiosi.
Il suo ricordo più significativo è quello di un bambino sui dieci anni che l’ultimo giorno di riprese si metteva accanto alle telecamere: poi, quando il regista urlava “Stop!”, correva giù per la strada, raccoglieva le palline e se le infilava nella parte bassa della maglietta, usandola come se fosse un cestino, per poi ripetere tutto daccapo. «Ora della fine ne avrà riportate a casa centinaia!», ha detto Lama. Lui stesso ne prese alcune su insistenza del figlio, che all’epoca aveva due anni e le voleva nella vasca quando faceva il bagno. «Ce le abbiamo ancora», dice.

Le palline accumulate a bordo strada, raccolte con secchi e badili (Bret Lama)
Per David Patton, allora dirigente della comunicazione di Sony Europe, lo spot fu «qualcosa di mai visto, di cui la gente avrebbe parlato». Al tempo non divenne virale come lo sarebbe oggi grazie agli smartphone, e non venne nemmeno tanto calcolato dalla stampa locale, dice SFGATE. Eppure grazie al passaparola ad assistere alle riprese c’era sempre qualche decina di persone curiose. È anche per questo che Lama ha detto di aver «sempre avuto l’impressione che fosse più un evento di arte pubblica, che non le riprese di uno spot pubblicitario».
A rendere la pubblicità ancora più memorabile peraltro fu la sua musica, una cover di “Heartbeats” degli Knife suonata da José González. All’inizio il cantautore svedese non era convinto di voler usare la sua canzone per uno spot, ma dopo averlo visto gli piacque così tanto che impiegò le immagini come scenografia nei suoi concerti. Oggi la pubblicità ha più di 2,8 milioni di visualizzazioni su YouTube ed è stata anche citata in varie parodie. La canzone di González invece ha 585 milioni di ascolti su Spotify, contro i 94 della versione originale.
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