Dentro allo scontro tra Benjamin Netanyahu e lo Shin Bet
La decisione di licenziare il capo dei servizi segreti interni di Israele ha attirato molte critiche sul primo ministro, accusato di allontanare chi non la pensa come lui

La decisione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di licenziare Ronen Bar, il direttore dello Shin Bet, il servizio segreto interno israeliano, è stata assai criticata dall’opposizione e da buona parte dell’opinione pubblica di Israele: è stata interpretata come l’ennesima mossa di Netanyahu di rafforzare il suo potere e ridurre il dissenso interno, allontanando persone non completamente allineate con le sue posizioni. Non è ancora detto che il licenziamento diventi effettivo: deve essere approvato dal gabinetto di governo che si terrà in settimana, e comunque l’opposizione ha già annunciato un ricorso alla Corte Suprema. Se dovesse essere approvato, Bar sarebbe il primo direttore dell’agenzia licenziato nei 77 anni di storia di Israele.
Anche solo l’annuncio del licenziamento è però rilevante, perché mostra un conflitto interno tra governo e Shin Bet che andava avanti da tempo. Non solo tra Netanyahu e Bar i rapporti personali sono pessimi, ma lo Shin Bet negli ultimi due anni ha indagato sulle responsabilità del governo nella mancata prevenzione degli attacchi di Hamas del 7 ottobre del 2023, ha messo in discussione la gestione successiva della guerra e ha aperto inchieste su alcuni scandali che riguardano stretti collaboratori del primo ministro.
Ami Ayalon, ex direttore dello Shin Bet, ha detto: «La democrazia israeliana è in rotta di collisione. Questo sarebbe un altro passo verso la trasformazione di Israele in uno stato che privilegia sopra ogni altra cosa la lealtà personale al leader». Il quotidiano progressista Haaretz ha scritto: «Come altri despoti della storia, Netanyahu è stato eletto in modo democratico, ma ora è determinato a distruggere il sistema e a far bruciare l’intero paese, se necessario».

Benjamin Netanyahu con una delegazione che comprendeva anche Ronen Bar, in visita ai soldati al confine con la Siria a dicembre (Maayan Toaf/Israel Gpo via ZUMA Press Wire)
Con il Mossad e i servizi segreti militari, lo Shin Bet è una delle tre agenzie di intelligence del paese: si occupa principalmente di contrastare il terrorismo e indagare su atti di spionaggio e “tradimento”. Ha però anche un’altra funzione definita dalla legge israeliana: salvaguardare le istituzioni democratiche del paese.
Ronen Bar era direttore dal 2021, nominato dal precedente governo guidato da Yair Lapid, e il suo mandato sarebbe dovuto durare fino al 2026. Nell’annunciare la decisione di licenziare Bar, Netanyahu ha detto di non poter continuare a lavorare con lui, soprattutto «nel mezzo di una guerra in cui è in gioco la nostra sopravvivenza e in cui serve la fiducia più totale». Bar ha risposto con un comunicato che diceva che «la richiesta del primo ministro di lealtà personale, il cui scopo contraddice l’interesse pubblico, è un’aspettativa fondamentalmente sbagliata, che si pone in diretta opposizione al mandato dello Shin Bet».
Negli ultimi due anni l’agenzia ha lavorato su alcune inchieste che hanno coinvolto Netanyahu e i suoi più stretti collaboratori: l’ufficio del primo ministro è stato accusato di aver occultato o contraffatto alcuni rapporti che indicavano come l’esercito avesse avvertito il governo alcune ore prima dell’inizio degli attacchi di Hamas; Eli Feldstein, Israel Einhorn e Yonatan Urich, suoi principali collaboratori, sono stati accusati di aver passato al quotidiano tedesco Bild documenti militari di massima segretezza per fini politici (rappresentare le famiglie degli ostaggi come manipolate da Hamas); il rapporto finale sugli errori commessi il 7 ottobre indica pesanti responsabilità del governo.
In più nelle ultime settimane è stata aperta una nuova inchiesta, che riguarda sempre i tre principali collaboratori di Netanyahu: sono accusati di aver ottenuto guadagni personali da rapporti con il governo del Qatar. L’arricchimento personale in rapporti con il Qatar, o un’eventuale corruzione, sarebbero particolarmente gravi in Israele. Il governo qatariota è stato più volte indicato fra i finanziatori di Hamas, prima di diventare in questa guerra uno dei principali mediatori per i negoziati di pace.
Di questa storia si sa ancora poco perché la stampa israeliana non può scriverne per decisione del tribunale, che cita ragioni di sicurezza. Secondo Yair Lapid, uno dei leader dell’opposizione, la rimozione di Bar ha «l’intento di sabotare l’inchiesta».

Ronen Bar, direttore dello Shin Bet a maggio 2024 (Gil Cohen-Magen/Pool photo via AP)
La scorsa settimana Netanyahu aveva accusato Bar di portare avanti nei suoi confronti «una campagna su larga scala di estorsioni e minacce», e negli ultimi due anni i partiti di estrema destra che sostengono il governo avevano chiesto più volte di licenziarlo. I giornali più vicini a Netanyahu avevano accusato Bar anche di essere «debole» e di non sapere come negoziare con Hamas (recentemente il governo israeliano aveva rimosso Bar dalla squadra che si occupa dei negoziati).
Dopo il 7 ottobre 2023 il governo di Netanyahu ha cercato di imputare all’esercito e allo Shin Bet la totale responsabilità del fallimento nel prevedere e contrastare gli attacchi di Hamas. Gli scontri sono andati avanti anche dopo, per disaccordi relativi a come fare la guerra ad Hamas e gestire la liberazione degli ostaggi.
Come risposta a questi scontri, negli ultimi mesi Netanyahu ha sostituito il ministro della Difesa Yoav Gallant con l’alleato di lungo corso Israel Katz; ha ottenuto le dimissioni del generale capo di stato maggiore Herzi Halevi, che si è assunto le responsabilità del fallimento del 7 ottobre; e ha evitato la promozione a generale di Daniel Hagari, rimosso dall’incarico di portavoce dell’esercito, considerato troppo critico con alcune decisioni del governo.
Rimuovere il direttore dello Shin Bet sembrava un’operazione più complessa e politicamente problematica, proprio per l’assenza di precedenti e per alcune tutele legali a cui l’opposizione potrebbe appellarsi. Gali Baharav-Miara, procuratrice generale dello stato, ha già annunciato l’intenzione di esaminare la legalità del procedimento. È un’altra dei pochi oppositori di Netanyahu rimasti in ruoli di rilievo: molti media israeliani ritengono che potrebbe essere la prossima a essere rimossa.
Se il licenziamento di Bar si completerà, Netanyahu potrebbe scegliere di sostituirlo non con uno degli attuali vice, la soluzione più consueta, ma con un esterno più fedele e allineato.