Che fine ha fatto la “lotteria degli scontrini”?
Esiste ancora, costa 50 milioni l'anno, nessuno sa se abbia fatto diminuire l'evasione: ma intanto le probabilità di vincere sono aumentate

Con l’eccezione degli sporadici messaggi che si vedono ogni tanto alle casse automatiche dei supermercati, non si sente più parlare della “lotteria degli scontrini”: un concorso a premi promosso dallo Stato dal 2021 che consente a chi effettua pagamenti elettronici – e ai negozianti che li ricevono – di partecipare all’estrazione di premi in denaro. La lotteria costa circa 50 milioni di euro l’anno, ma le istituzioni che la gestiscono non hanno idea se stia funzionando nell’incentivare i pagamenti tracciabili e ridurre l’evasione fiscale, che del resto sono proprio gli obiettivi per cui fu introdotta. A tal fine nel 2023 la Corte dei Conti annunciò l’inizio di un’indagine, ancora in corso.
Secondo i dati dell’Agenzia delle Dogane, nel primo anno furono generati 4,7 milioni di codici per l’accesso alla lotteria, a cui furono associati 132 milioni di scontrini. I numeri crollarono già l’anno successivo, e nel 2024 la partecipazione è stata ancora inferiore: sono stati richiesti 668mila nuovi codici, solo il 14 per cento di quelli richiesti il primo anno, e hanno partecipato alla lotteria 25 milioni di scontrini, neanche un quinto di quelli che parteciparono nel 2021.
Uno dei problemi dell’iniziativa è proprio il suo complicato funzionamento. Per partecipare bisogna fare richiesta sul sito dedicato per ottenere un codice lotteria da associare al proprio codice fiscale (nella maggior parte dei paesi dove esistono iniziative simili, basta il solo codice fiscale per partecipare). Il codice lotteria va poi fornito all’esercente ogni volta che si paga con carte o strumenti tracciabili: l’esercente, che intanto deve aver adeguato il proprio registratore di cassa al sistema, provvede all’associazione dello scontrino al codice fornito. A ogni euro di spesa viene associato un biglietto della lotteria, dunque le probabilità di vittoria aumentano se si spende di più.
Fin da subito fu chiaro che un meccanismo del genere avrebbe finito per scoraggiare la partecipazione: oltre alla macchinosità del sistema per gli utenti, gli esercenti si lamentarono molto di quanto fosse complicato adeguare i registratori di cassa e dei malfunzionamenti nella procedura. Anche per questo motivo, un rapporto del 2023 della Corte dei Conti mostrò che al 30 aprile 2021 solo un quinto degli esercenti che potevano farlo si era effettivamente dotato di sistemi informativi adeguati al servizio: la metà di questi era nella grande distribuzione.
È la conseguenza di un altro problema di questa misura, che non è stata circoscritta ai settori dove l’evasione è più alta, cioè quelli in cui servirebbe davvero un incentivo a chiedere lo scontrino: piccoli esercenti, bar, liberi professionisti. Al contrario, i pochi dati a disposizione mostrano che la partecipazione alla lotteria degli scontrini è stata più alta in quei settori, come i supermercati, dove era già improbabile che al cliente non venisse fatto lo scontrino.
Sono risultati pessimi per lo Stato, ma la scarsa partecipazione è allo stesso tempo promettente per chi continua a partecipare, che vede aumentare le possibilità di vittoria. Ogni anno sono erogati quasi 44 milioni di euro di premi: ogni settimana sono in palio 15 premi da 25mila euro per i consumatori e 15 da 5mila per gli esercenti; ogni mese ci sono poi 10 premi da 100mila euro per i consumatori e 10 da 20mila per gli esercenti; e infine una volta all’anno avviene l’estrazione per un premio di 5 milioni di euro per chi compra e di 1 milione per l’esercente. I vincitori scoprono di aver vinto tramite raccomandata o PEC.
La lotteria degli scontrini faceva parte del Piano Italia Cashless, ideato nel 2020 dal secondo governo di Giuseppe Conte. Il piano comprendeva anche il “cashback di Stato”, programma che rimborsava una parte degli acquisti a chi li faceva con pagamenti elettronici e consentiva di ottenere fino a 150 euro di rimborsi ogni semestre. Il cashback si rivelò presto molto problematico, perché iniquo e costosissimo: arrivò a costare circa 5 miliardi di euro in un anno, senza portare alcun beneficio sul fronte dell’evasione, e fu abolito nel 2021.
Erano i primi anni della pandemia da coronavirus, e tra gli obiettivi del governo Conte c’era ridurre l’evasione fiscale, problema storico dell’economia italiana, e stimolare i consumi per rispondere alla crisi. È un risultato di quegli anni anche il Superbonus, una serie di bonus edilizi regressivi – cioè che hanno favorito gli italiani più abbienti a spese della collettività – e molto onerosi, dal momento che sono costati oltre 200 miliardi di euro di soldi pubblici.
In questi anni non è stato fatto alcun tipo di valutazione dei risultati della lotteria degli scontrini, che peraltro fu introdotta senza stime ufficiali sui possibili benefici attesi, come del resto l’intero Piano Italia Cashless. Si ritrova solo un’ipotesi in una relazione tecnica del 2016, secondo cui ci si poteva attendere 77 milioni di euro all’anno di entrate aggiuntive per lo Stato.
Un’ipotesi per rendere la misura più efficiente, discussa da anni, sarebbe associare al normale funzionamento della lotteria anche alcune vincite istantanee, di cui il cliente possa sapere subito l’esito. Secondo le fonti consultate dal Post, ci sarebbe l’intenzione di introdurre questa possibilità ma non è chiaro con che tempi. Della gestione della lotteria è responsabile sul piano politico il ministero dell’Economia, mentre l’Agenzia delle Dogane e l’Agenzia delle Entrate si occupano degli aspetti più tecnici: sempre loro è la responsabilità dell’assenza totale di attività promozionale e pubblicitaria della lotteria, sintomo che il governo di Giorgia Meloni non crede granché nel potenziale della misura.