La catena di abbigliamento Forever 21 ha chiesto l’amministrazione controllata per la seconda volta in sei anni

L'ingresso di un negozio di Forever 21 negli Stati Uniti
(Kevin Carter/Getty Images)

Domenica Forever 21, una popolare azienda statunitense di abbigliamento fast fashion (cioè economico e alla moda, come H&M e Zara) ha fatto ricorso al Chapter 11, una legge fallimentare degli Stati Uniti simile all’amministrazione straordinaria italiana, che consente di tenere aperta un’azienda in grave crisi a patto di concordare con il tribunale un piano di risanamento che tuteli i creditori. Forever 21 aveva già fatto ricorso a questa legge nel 2019, quando fu poi acquistata da tre società, che avevano formato il gruppo SPARC. Oggi Forever 21 è di proprietà di Catalyst Brands, una società formata a febbraio dall’unione di SPARC (che nel 2023 è stata comprata per un terzo dall’e-commerce cinese Shein) e l’azienda di grandi magazzini JCPenney.

L’amministrazione straordinaria riguarderà solo le attività di Forever 21 negli Stati Uniti, dove possiede circa 350 negozi. Non riguarderà invece i negozi Forever 21 fuori degli Stati Uniti, che sono gestiti da licenziatari indipendenti, cioè da aziende esterne al gruppo che controlla Forever 21 e che hanno ottenuto il permesso di usare il marchio al di fuori degli Stati Uniti.

Forever 21, fondata a Los Angeles nel 1984, è una delle tante catene di abbigliamento statunitensi entrate in crisi negli ultimi anni. Il mercato dell’abbigliamento sta infatti cambiando a favore dei grossi rivenditori online – come Amazon, Shein, Temu –, dato che gli affitti degli enormi negozi sono sempre più cari e la concorrenza tra le catene di fast fashion è sempre più alta. Jamie Salter, l’amministratore delegato di Authentic Brands Group (una delle tre società che acquisirono Forever 21 nel 2019), l’anno scorso parlò dell’acquisto di Forever 21 come «il più grande errore che ho fatto».