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  • Lunedì 17 marzo 2025

Donatella Versace ce l’ha fatta

Nessuno credeva in lei quando ereditò l'azienda di moda alla morte del fratello Gianni ma, ora che dopo 27 anni se ne va, sono tutti d'accordo

di Arianna Cavallo

Donatella Versace nel 2016
(AP Photo/Luca Bruno)
Donatella Versace nel 2016 (AP Photo/Luca Bruno)
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Il 13 marzo Donatella Versace ha lasciato la direzione creativa dell’azienda di moda Versace dopo 27 anni e ha scelto come suo successore Dario Vitale, ex direttore del design e dell’immagine di Miu Miu, marchio che appartiene al gruppo Prada. Donatella Versace, che ha 69 anni, resterà “brand ambassador”, cioè si occuperà delle attività filantropiche e continuerà a fare quello che ha fatto per tutta la vita: incarnare in tutto il mondo lo spirito di Versace.

Di Versace si può davvero dire che sia un’icona pop, e anche chi non sa niente di moda saprebbe riconoscerla: abbronzatissima, magrissima, con capelli lunghi, lisci e platinati, truccata e strizzata in corpetti e abiti aderenti e glitterati, sempre su tacchi vertiginosi perché le sue gambe, dice, sono troppo corte. È famosa anche per gli interventi di chirurgia plastica che non ha mai nascosto, per il grande sorriso, la voce nasale, le sigarette. Amata da celebrità e modelle, con i suoi 12,2 milioni di follower su Instagram è forse il personaggio più seguito nel mondo della moda: come si dice in questi casi, Donatella Versace è larger than life.

La sua storia è un archetipo, scrive il New Yorker: inizia come una fiaba, diventa un film dell’orrore e finisce con la redenzione. Nata il 2 maggio del 1955 a Reggio Calabria, era la quarta dopo tre fratelli: Santo nato nel 1944, Gianni nel 1946 e la primogenita Tina, che morì a 12 anni per un’infezione da tetano presa sbucciandosi un ginocchio. Donatella nacque tre anni dopo: «ero la piccola della famiglia, ero così viziata, ero la bambina meglio vestita di tutta la città». La madre Francesca era sarta e aveva vari atelier nel Sud Italia ma i vestiti glieli faceva il fratello Gianni, a cui Donatella era legatissima: minigonne in pelle, stivali, top dai colori sgargianti, «mia mamma voleva ucciderlo», ricorda. A 12 anni si fece i primi colpi di sole ai capelli, a 14 fu sospesa da scuola perché metteva troppo eyeliner sugli occhi, a 16 diventò definitivamente bionda platino.

Una foto di Gianni e Donatella Versace(Toni Thorimbert/Sygma/Sygma via Getty Images)

Gianni e Donatella Versace (Toni Thorimbert/Sygma/Sygma via Getty Images)

Andò a studiare lingue e letterature straniere a Firenze e alla fine degli anni Settanta raggiunse il fratello Gianni a Milano, che nel frattempo aveva fondato Versace. Donatella si occupava del marketing, della comunicazione, dei rapporti con le celebrità, presiedeva le feste e intratteneva gli ospiti. Si racconta che una volta fece arrivare un parrucchiere da New York per farsi mettere le extension ai capelli insieme a Naomi Campbell, mentre mangiavano spaghetti. Soprattutto era «la musa, la mascotte e la First Lady» di Versace, scrive sempre il New Yorker.

Una foto di Donatella e Gianni Versace al Met Gala, New York 1996. Lei indossa un abito della famosa collezione S&M, nota anche come "bondage collection", che lui disegnò per l'autunno/inverno 1992(Rose Hartman/Getty Images)

Donatella e Gianni Versace al Met Gala, New York 1996. Lei indossa un abito della famosa collezione S&M, nota anche come “bondage collection”, che lui disegnò per l’autunno/inverno 1992 (Rose Hartman/Getty Images)

Nel 1985 sposò Paul Beck, un modello di New York che lavorava per Versace, ed ebbe con lui due figli: Allegra nel 1986 e Daniel nel 1990. Anche loro erano molto amati da Gianni: fu lui a scegliere il nome di Allegra, che chiamava “la mia principessa”. I Versace erano diventati una specie di clan che viveva nel lusso opulento, spostandosi nelle località più esclusive, circondati dalle celebrità di maggior successo. Gianni era considerato un vero genio creativo, le sue collezioni sexy e provocatorie piacevano, scandalizzavano e lo rendevano sempre più famoso.

Poi il 15 luglio del 1997 Gianni fu ucciso da un mitomane davanti alla sua casa a Miami Beach, in Florida. Lasciò tutta la sua quota dell’azienda (il 50 per cento) alla nipote Allegra, allora undicenne; il 30 era del fratello Santo, che ne gestiva le finanze, e il 20 di Donatella, che fu scelta anche come direttrice creativa: il peso di mandare avanti l’azienda cadde improvvisamente sulle sue spalle.

Lei non aveva una preparazione tecnica e disegnava le collezioni per Versus, la linea giovanile, solo da due anni: allora nessuno pensava che ce l’avrebbe fatta. Si ritrovò improvvisamente a occuparsi delle collezioni di quattro linee (Versace, Atelier Versace, Versace Collection e Versace Jeans Couture) e dei prodotti più venduti e redditizi, come profumi, scarpe, sciarpe, borse, orologi, cinture, piatti, occhiali, porcellane. Tre mesi dopo la morte di Gianni disegnò la sua prima collezione da sola, che presentò all’hotel Ritz a Parigi, l’ultimo posto dove lo aveva incontrato.

All’inizio le collezioni non convincevano, Versace subì un periodo di crisi e contrazione e accumulò debiti. Intanto Donatella sprofondava nella solitudine, nella depressione e aggravava la sua dipendenza dalla cocaina, che aveva iniziato a prendere prima della morte di Gianni. Divenne così preoccupante che nel 2005 un gruppo di suoi amici, tra cui il musicista Elton John, e i suoi due figli la convinsero a farsi ricoverare in un centro di disintossicazione: lei accettò, si tolse il vestito da sera e i gioielli, indossò una tuta e dopo un’ora salì sull’aereo che la aspettava per portarla nel centro.

Una foto degli stilisti Giorgio Armani, Valentino Garavani, Donatella Versace e Gianfranco Ferré con la conduttrice tv Afef, Roma, 1 giugno 2005. L'attore Rupert Everett, amico di Donatella, l'ha definita «una bionda kamikaze in pelle nera e tacchi a spillo: più un personaggio da <em>Blade Runner</em> che la maestosa decana di un'azienda di moda milanese».

Gli stilisti Giorgio Armani, Valentino Garavani, Donatella Versace e Gianfranco Ferré con la conduttrice tv Afef, Roma, 1 giugno 2005. L’attore Rupert Everett, amico di Donatella, l’ha definita «una bionda kamikaze in pelle nera e tacchi a spillo: più un personaggio da Blade Runner che la maestosa decana di un’azienda di moda milanese». (AP Photo/Corrado Giambalvo)

Una volta uscita nominò amministratore delegato Giancarlo Di Risio, che veniva da Fendi. Di Risio sospese le costose sfilate di haute couture, tagliò molte spese, fece vendere alcuni possedimenti di famiglia, limitò gli esosi costumi regalati alle celebrità e organizzò presentazioni degli abiti per i clienti privati più ricchi.

Anche Donatella aggiustò il tiro e trovò un equilibrio tra lo stile del fratello, di cui si è sempre considerata una custode, e il suo, pop, gioioso, sexy, impossibile da non notare. In fondo nessuno conosceva i codici estetici dell’azienda come lei, che in alcuni casi aveva creato all’ombra del fratello, come le spille da balia della collezione primavera/estate 1994, quelle del famoso abito indossato da Elizabeth Hurley.

Una foto di Elizabeth Hurley mentre indossa il famoso "safety pin dress" di Versace, insieme all'allora fidanzato Hugh Grant alla prima di <em>Quattro matrimoni e un funerale</em>, Londra, 11 maggio 1994

Elizabeth Hurley indossa il famoso “safety-pin dress” di Versace, insieme all’allora fidanzato Hugh Grant alla prima di Quattro matrimoni e un funerale, Londra, 11 maggio 1994 (Gareth Davies/Mission Pictures/Getty Images)

Fu sempre Donatella a convincere il fratello Gianni a far sfilare le supermodelle che comparivano nel video di “Freedom!” di George Michael: Naomi Campbell, Christy Turlington, Linda Evangelista, Cindy Crawford e Tatjana Patitz.

Nel 2017 ha chiuso una sfilata dedicata al fratello Gianni con cinque delle sue supermodelle preferite, Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Helena Christensen, Naomi Campbell e Carla Bruni.

Una foto di Claudia Schiffer, Donatella Versace, Naomi Campbell, Cindy Crawford e Helena Christensen che chiudono la sfilata di Versace a Milano, 22 settembre 2017

Claudia Schiffer, Donatella Versace, Naomi Campbell, Cindy Crawford e Helena Christensen chiudono la sfilata di Versace a Milano, 22 settembre 2017 (AP Photo/Luca Bruno)

Donatella è anche famosa per gli abiti dei red carpet, a partire dal cosiddetto “Jungle dress” indossato dalla cantante Jennifer Lopez ai Grammy Awards (i più importanti premi musicali americani) del 2000. Diventò subito un caso e inaugurò un nuovo modello di bellezza femminile dal corpo tonico e curvilineo, e soprattutto contribuì alla nascita di Google Immagini, la funzione di Google che permette di cercare le immagini anziché il testo. All’epoca non esisteva ancora, ma le persone che cercarono una foto dell’abito su Google furono così tante che i dirigenti di Google capirono di dover offrire quello che gli utenti volevano.

Una foto di Jennifer Lopez con il "jungle dress" di Versace, 23 febbraio 2000

Jennifer Lopez con il “Jungle dress” di Versace, 23 febbraio 2000 (AP Photo/Kevork Djansezian).

Nel 2019 Lopez lo indossò di nuovo per chiudere una sfilata di Versace, facendone riparlare tantissimo.

Una foto di Donatella Versace e Jennifer Lopez con il "jungle dress" che chiudono una sfilata di Versace a Milano, 2 settembre 2019

Donatella Versace e Jennifer Lopez con il “Jungle dress” chiudono la sfilata di Versace a Milano, 2 settembre 2019 (AP Photo/Luca Bruno, File)

Donatella Versace non si è limitata al mondo dei vestiti, ha fatto pesare la sua influenza per i temi che le stanno a cuore ed è diventata un punto di riferimento per i diritti delle persone LGBTQ+. Nel 2023 criticò le politiche del governo di centrodestra di Giorgia Meloni dicendo che «sta cercando di togliere i diritti delle persone di vivere come desiderano, stanno limitando le nostre libertà» e ricordando che «avevo undici anni quando mio fratello Gianni mi disse che era gay. Per me questo non cambiò nulla. Lo amavo e non mi importava chi amasse».

Una foto di Donatella Versace, Los Angeles, 6 marzo 2024(Jordan Strauss/Invision/AP, File)

Donatella Versace, Los Angeles, 6 marzo 2024 (Jordan Strauss/Invision/AP, File)

Nel 2018 Versace fu venduta per 2,1 miliardi di dollari a Capri Holdings, la multinazionale americana che possiede anche il marchio di abbigliamento Michael Kors e quello di scarpe Jimmy Choo. Da allora però le vendite hanno iniziato a diminuire: Capri Holdings sta cercando di rivenderlo e negli ambienti della moda si dice che siano in corso trattative proprio con il gruppo Prada.

Ora c’è chi si chiede se Versace riuscirà a sopravvivere senza Donatella Versace. Nel dare la notizia lei ha scritto su Instagram: «Per me è stato sempre importante sostenere la prossima generazione di stilisti. Sono entusiasta che Dario Vitale si unisca a noi e emozionata all’idea di vedere Versace attraverso occhi nuovi». E poi: «Portare avanti l’eredità di mio fratello Gianni è stato l’onore della mia vita. Lui era un genio, ma spero di avere lo stesso spirito, e la stessa tenacia».