La distruzione delle cliniche riproduttive palestinesi da parte di Israele
È stata descritta nel rapporto di una commissione ONU, che ha parlato di un «atto genocidario» contro le donne della Striscia di Gaza

La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sui territori palestinesi occupati, un organo dell’ONU, ha accusato Israele di aver commesso «atti genocidari» per avere distrutto sistematicamente cliniche riproduttive e altre strutture destinate alla salute sessuale delle donne palestinesi nella Striscia di Gaza, e per avere usato la violenza sessuale come metodo di guerra.
Israele ha smentito le accuse della Commissione, nominata dal Consiglio dell’ONU per i diritti umani e formata da tre avvocati esperti del tema. Per il governo il rapporto presentato dagli esperti è «un tentativo spudorato di mettere sotto accusa le forze armate israeliane» e un modo per attaccare lo stato di Israele.
Uno degli episodi più notevoli citati dal rapporto è la distruzione della clinica Basma, la più grande struttura nella Striscia di Gaza che forniva servizi di fecondazione assistita. La clinica fu colpita nel dicembre del 2023, nei primi mesi di guerra, dal fuoco d’artiglieria, e nell’attacco furono distrutti più di 4.000 embrioni congelati e altro materiale riproduttivo. Per molte coppie che si erano rivolte alla clinica quegli embrioni distrutti erano l’ultima possibilità per avere figli.
Non ci sono informazioni precise sull’attacco che ha distrutto la clinica Basma, ma Chris Sidoti, uno dei tre membri della Commissione, ha detto che «non è possibile dire che la distruzione dell’edificio sia stata non intenzionale o accidentale». Israele sostiene che gli ospedali e le cliniche attaccati dal suo esercito fossero usati da Hamas per le proprie operazioni militari.
Oltre alla clinica Basma, la Commissione accusa Israele di aver distrutto o danneggiato «sistematicamente» altre cliniche che fornivano servizi riproduttivi, e che fornivano servizi di maternità e di altro tipo a oltre mezzo milione di donne e ragazze. Questo avrebbe «distrutto in parte la capacità riproduttiva dei palestinesi di Gaza come gruppo».
Secondo la Commissione, inoltre, il blocco e poi la riduzione sostanziale del cibo e degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza hanno provocato danni riproduttivi gravi alle donne e alle ragazze incinte: l’assenza di cliniche agibili e di materiale medico ha complicato la loro situazione, e alcune sono morte a causa delle complicazioni del parto.
L’altra grande accusa mossa dalla Commissione è quella di abusi sessuali commessi dall’esercito israeliano contro i civili palestinesi, sia donne sia uomini. Il rapporto elenca numerose testimonianze di abusi: persone costrette a spogliarsi in pubblico, persone molestate sessualmente, stupri o minacce di stupro. Le violenze sessuali sono state «usate sempre di più come metodo di guerra da parte di Israele per destabilizzare, dominare, opprimere e distruggere il popolo palestinese».
Secondo la Commissione, Israele avrebbe commesso «atti genocidari» di due tipi tra quelli previsti dalla Convenzione sul genocidio, l’accordo internazionale che codifica il crimine di genocidio: avrebbe sottoposto «deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale» e avrebbe imposto «misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo» (dove il gruppo sono ovviamente i palestinesi della Striscia di Gaza). Entrambi questi atti sono presenti nella Convenzione sul genocidio e si configurano come atti di genocidio.
La Commissione però non ha accusato direttamente Israele di genocidio: significa che, pur avendo riscontrato la presenza di atti di genocidio nel comportamento di Israele (che Israele smentisce) non è arrivata a formulare un’accusa completa, che richiede che siano provate o verificate alcune altre condizioni.
Questo anche perché la Commissione non ha poteri giudiziari, e non fa parte dei suoi compiti formulare accuse di questo tipo. Chris Sidoti, uno dei membri, ha detto però che il lavoro della Commissione potrebbe essere utile alla Corte internazionale di giustizia, dove Israele è accusato di genocidio.