E chi aveva comprato casa prima delle inchieste sull’urbanistica a Milano?
Più di 1.600 persone avevano anticipato decine o centinaia di migliaia di euro per appartamenti che oggi sono sotto sequestro

Le grosse inchieste sull’urbanistica a Milano stanno avendo importanti conseguenze giudiziarie, economiche e politiche, ma ce ne sono anche altre meno raccontate che riguardano le oltre 1.600 persone che avevano comprato casa all’interno degli edifici sotto inchiesta. Sono persone che anni fa avevano versato decine e in alcuni casi centinaia di migliaia di euro come anticipo per quelle case, ma non possono viverci perché gli edifici sono sotto sequestro e non sanno se e quando quei soldi verranno loro restituiti.
Della cosiddetta “questione urbanistica” a Milano si parla ormai da oltre un anno. Il caso riguarda la costruzione di grossi palazzi trattati come ristrutturazioni di edifici molto più piccoli, e i permessi rilasciati dagli stessi uffici dell’Urbanistica del comune per poterli costruire. Nei giorni scorsi è stato arrestato l’ex dirigente del comune Giovanni Oggioni, accusato di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso. Oltre a questo è accusato inoltre di aver fatto pressioni su alcuni parlamentari per contribuire a scrivere la legge “Salva Milano”, proposta dalla maggioranza al governo per sbloccare la situazione urbanistica, e che ora non si sa se verrà portata avanti.
La Salva Milano era già considerata una legge controversa ed è stata molto criticata, soprattutto dagli ambientalisti e dagli architetti urbanisti, perché considerata una sorta di condono. Tra chi sperava che venisse approvata, invece, oltre alle società immobiliari c’erano gli inquilini delle case sotto inchiesta, che vedevano nella legge la possibilità che i cantieri venissero sbloccati in poco tempo e di poter finalmente andare a vivere negli appartamenti comprati anni prima. Dopo le ultime novità sull’inchiesta però il sindaco Beppe Sala ha deciso di togliere il suo sostegno alla legge, che doveva essere discussa in Senato nelle prossime settimane e che al momento è bloccata. Senza il supporto del comune non si sa se verrà discussa, se sarà riscritta o se bisognerà aspettare la chiusura dei processi.
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Qualche settimana fa gli inquilini si sono riuniti nel comitato “Famiglie sospese, vite in attesa”, che ha lo scopo di far conoscere le storie e portare avanti le istanze di chi si è trovato suo malgrado coinvolto nella questione. Come spiega uno dei promotori, Filippo Borsellino, attualmente a Milano ci sono tre cantieri sequestrati con 150 appartamenti, nove cantieri sotto indagine con 650 appartamenti e altri venti edifici sui quali si pensa siano in corso altre indagini con altri 800 appartamenti, «e la stima è ancora al ribasso», dice. I membri del comitato continuano a sperare nell’approvazione di una legge “Salva Famiglie” (come vorrebbero che venisse chiamata, in quanto si considerano le «vere vittime» da salvare, rispetto all’urbanistica milanese): secondo Borsellino l’impianto della legge “Salva Milano” resta valido nei contenuti e «non assolve le persone corrotte». Borsellino dice insomma che eventuali responsabili potranno essere processati per stabilire se siano stati commessi reati, ma chi aveva solo comprato una casa non ha responsabilità e dev’essere tutelato.
Il cantiere di Scalo House sotto sequestro (Ansa/Andrea Fasani)
Borsellino ha 30 anni e ha firmato un preliminare d’acquisto per uno dei 77 appartamenti delle residenze Lac di Baggio, progettate da Nexity e il cui cantiere è stato sequestrato perché erano stati rilevati “profili assolutamente eclatanti di illegalità”, come scrisse la gip (giudice per le indagini preliminari) Lidia Castellucci nell’ordinanza di sequestro preventivo. Per il suo bilocale da 50 metri quadrati con terrazzo avrebbe dovuto pagare una cifra complessiva di 300mila euro. Per ora aveva dato un anticipo di 95mila euro ricevuti in parte dai suoi genitori, che resteranno in mano alle società immobiliari finché la situazione non si sarà sbloccata. Attualmente si fa ospitare da amici, e non sa quando potrà nuovamente pensare di comprare casa.
La maggior parte degli inquilini è venuta a sapere delle inchieste per caso, dai giornali o dai social: «Ho scoperto che l’edificio era sotto inchiesta da Facebook», dice Borsellino, «era inizio luglio, ho chiamato la mia referente della società di costruzioni e lei mi ha detto che pensavano di aver fatto tutto nel modo corretto». La società ha fatto ricorso contro il sequestro del cantiere e ad aprile si esprimerà la Cassazione.
I membri del comitato per il momento possono fare poco: aspettare che si chiudano i processi, provare a trovare un accordo con le società immobiliari per recedere dal contratto, o possono sperare che venga approvata la Salva Milano o una legge simile. In ogni caso ci vorrà molto tempo e forse molti più soldi: anche nel caso in cui dovessero scegliere di recedere e comprare una nuova casa spenderebbero molto di più perché nel frattempo i prezzi delle case sono aumentati.
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«Ora stiamo cercando di capire con quali condizioni potremo recedere dal contratto», dice un’inquilina che aveva comprato casa in via Savona 105, a sud ovest della città. Nel 2020 aveva versato l’anticipo di 300mila euro per un appartamento da 120 metri quadrati che in tutto ne costava 730mila, per avere più spazio dopo la nascita di sua figlia. Ora, a cinque anni di distanza, l’edificio è sotto sequestro e nel frattempo è nato un altro figlio. Nel 2023 aveva iscritto la bambina all’asilo vicino a via Savona, pur abitando dall’altra parte della città, in vista del trasferimento: «Io e mio marito abbiamo fatto avanti e indietro per anni per niente», dice.

La Torre Milano di via Stresa, un altro degli edifici sotto inchiesta (Ansa/Daniel Dal Zennaro)
Oltre al comitato di inquilini “Famiglie sospese, vite in attesa”, anche nei singoli edifici sono nati dei gruppi più piccoli per scambiarsi informazioni e tenersi aggiornati. Ne è stato creato uno anche tra i 60 inquilini delle case di Scalo House, a nord, del gruppo Green Stone. Hanno un gruppo Whatsapp in cui si aggiornano sulle nuove comunicazioni delle società immobiliari e ad aprile hanno organizzato un incontro con la proprietà per discutere delle condizioni del progetto e, nel caso, valutare di uscirne. Uno dei membri ha 27 anni e uno stipendio da 2mila euro al mese. Nel 2021 aveva firmato un preliminare di acquisto per un bilocale da 50 metri quadrati che in tutto, con box, sarebbe costato 380mila euro. Aveva anticipato 120mila euro con i suoi risparmi e l’aiuto dei suoi genitori. Da quando il cantiere è fermo è tornato a vivere con loro.