Il nuovo presunto caso di corruzione al Parlamento Europeo
Riguarda l'azienda cinese Huawei e coinvolge europarlamentari e lobbisti, tra cui alcuni italiani

Sono in corso in Belgio le indagini su un nuovo caso di presunta corruzione che coinvolge parlamentari e funzionari del Parlamento Europeo e l’azienda cinese di telefonia Huawei. Le informazioni sono ancora poche. Giovedì le autorità belghe hanno perquisito decine di edifici e interrogato varie persone. Il caso è stato fin da subito associato al Qatargate, un altro grosso scandalo di presunta corruzione al Parlamento Europeo risalente al 2022.
Secondo le autorità belghe, negli ultimi anni alcuni lobbisti di Huawei avrebbero provato a corrompere parlamentari o funzionari europei con regali costosi, viaggi in Cina e denaro, per fare in modo che questi sostenessero misure favorevoli a Huawei al Parlamento Europeo. Le autorità belghe hanno detto che i presunti episodi di corruzione sarebbero iniziati nel 2021 e continuati fino a oggi, «in modo regolare e molto discreto, presentati come [regolare] lobbismo». Come precauzione, venerdì il Parlamento Europeo ha deciso di sospendere temporaneamente l’accesso alle sue sedi ai rappresentanti di Huawei.
Secondo i giornali Le Soir, Knack e Follow the Money, che per primi hanno dato la notizia, le indagini riguarderebbero più o meno 15 europarlamentari o ex europarlamentari.
Giovedì la polizia belga ha perquisito 21 edifici nelle regioni di Bruxelles, nelle Fiandre, in Vallonia e anche in Portogallo. Diverse persone sono state arrestate e interrogate, non è chiaro chi, con accuse preliminari di corruzione, falso e riciclaggio di denaro. Tra gli edifici perquisiti c’è anche la sede di Huawei a Bruxelles: due persone che ci lavorano hanno detto a Politico di aver visto la polizia entrare negli uffici giovedì mattina e andarsene dopo diverse ore con quattro scatole di documenti e altri oggetti sequestrati.
Sono stati sequestrati anche due uffici del Parlamento Europeo assegnati a vari assistenti di europarlamentari. Politico ha scritto che uno è quello di Adam Mouchtar, assistente dell’europarlamentare bulgaro Nikola Minchev. Mouchtar ha negato ogni coinvolgimento in atti illeciti. L’altro ufficio sigillato è quello degli assistenti degli europarlamentari italiani Fulvio Martusciello e Marco Falcone, entrambi di Forza Italia. Non è chiaro esattamente quale dei loro vari assistenti sia coinvolto nelle indagini, e per ora i due non hanno commentato.

L’edificio del Parlamento Europeo a Strasburgo (Johannes Simon/Getty Images)
Secondo i giornali che hanno diffuso la notizia, una delle principali persone sospettate sarebbe Valerio Ottati, un lobbista italo-belga di 41 anni che dal 2019 lavora come direttore per gli Affari pubblici europei di Huawei. Giovedì Ottati è stato portato in questura e interrogato. Prima di essere assunto da Huawei aveva lavorato a lungo come assistente per due europarlamentari italiani: Crescenzio Rivellini, di Forza Italia, e Nicola Caputo, del Partito Democratico (ma dopo il mandato al Parlamento Europeo, nel 2019, è passato a Italia Viva). Sia Rivellini che Caputo facevano parte della “delegazione per le relazioni con la Repubblica Popolare Cinese”, che dovrebbe facilitare e promuovere le relazioni tra Cina ed Unione Europea (anche se i rapporti sono sospesi dal 2021).
Huawei ha commentato le indagini con un comunicato di circostanza, in cui si legge che l’azienda «ha una politica di tolleranza zero verso la corruzione o altri atti illeciti, e siamo determinati a rispettare tutte le leggi e i regolamenti, in ogni occasione». Ha aggiunto che collaborerà con le autorità che stanno indagando «per approfondire la situazione».
Come detto il caso è stato associato da molti al Qatargate, un altro grosso scandalo di corruzione al Parlamento Europeo, quella volta a favore di Marocco e Qatar. L’inchiesta fu avviata a dicembre del 2022, quando le autorità belghe arrestarono varie persone tra cui una delle vicepresidenti del Parlamento Europeo, la greca Eva Kaili, e l’ex parlamentare europeo italiano poi diventato lobbista Antonio Panzeri. Le indagini ruotavano proprio intorno a Panzeri, accusato di essere a capo di una rete di parlamentari europei, assistenti e funzionari che avrebbe lavorato per curare gli interessi di Qatar e Marocco al Parlamento Europeo, in cambio di soldi.
– Leggi anche: Che parlamentare era Antonio Panzeri
Fu un caso enorme, di cui si parlò per settimane sui giornali, ma che poi progressivamente si sgonfiò. Dopo il Qatargate si iniziò a discutere di come migliorare i meccanismi anticorruzione nelle istituzioni europee, in modo che non si ripetessero più casi simili. Più di tre anni dopo i primi arresti però i problemi rimangono.
A gennaio del 2023 la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola (che è stata riconfermata dopo le elezioni di giugno del 2024 ed è ancora in carica) presentò un piano di 14 punti per riformare le norme interne sul lobbismo e sulla trasparenza, che poi fu approvato a settembre. Alcuni punti però devono ancora essere messi in pratica: tra le altre cose è stato creato un organo che dovrebbe garantire il rispetto di standard etici da parte di tutte le istituzioni, che però non è ancora pienamente operativo a causa dell’opposizione di vari gruppi tra cui il Partito Popolare Europeo, il più numeroso del parlamento, di centrodestra.