Gli Stati Uniti riprenderanno a inviare aiuti militari all’Ucraina
È stato deciso nei colloqui di martedì in Arabia Saudita, in cui l'Ucraina si è anche detta pronta a un cessate il fuoco

Gli Stati Uniti hanno detto che riprenderanno immediatamente l’invio di aiuti militari e la condivisione delle informazioni di intelligence all’Ucraina, sospese la settimana scorsa: lo riferisce un comunicato congiunto pubblicato alla fine del lungo incontro di alto livello fra Ucraina e Stati Uniti che si è tenuto martedì a Gedda, in Arabia Saudita. Nel comunicato l’Ucraina ha detto anche di essere pronta a un cessate il fuoco totale di 30 giorni, a patto che lo accetti anche la Russia.
Il colloquio era il primo incontro ufficiale dopo la visita disastrosa del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca del 28 febbraio. Era finita con la sua cacciata dopo un litigio pubblico con l’omologo statunitense Donald Trump e con il suo vice J.D. Vance. Era dopo quell’incontro che Trump aveva deciso di sospendere gli aiuti militari e la condivisione delle informazioni d’intelligence all’Ucraina. I colloqui di martedì sono stati molto lunghi, ma alla fine fra gli inviati dei due paesi l’atteggiamento era decisamente più cordiale.
Se entrerà effettivamente in vigore, il cessate il fuoco prevederà la cessazione totale dei combattimenti e sarà prolungabile ulteriormente, in vista di negoziati per un accordo di pace definitivo. La sua attuazione però dipende dal fatto che anche la Russia decida di rispettarlo: il segretario di Stato americano Marco Rubio ha detto che riferirà la proposta al governo russo nei prossimi giorni. La settimana prossima inoltre Steve Witkoff, inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente e negoziatore più fidato di Trump, dovrebbe andare a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin.
Ora la prossima grossa decisione sui negoziati spetta alla Russia: dovrebbe accadere nei prossimi giorni, durante un incontro fra diplomatici statunitensi e russi. Per definire la situazione Rubio e diversi leader internazionali hanno detto che «la palla è nel campo della Russia», mentre Trump ha detto che parlerà col presidente russo Vladimir Putin questa settimana e che «it takes two to tango» (letteralmente “ci vogliono due persone per ballare il tango”), un’espressione inglese per dire che la responsabilità di risolvere i problemi è condivisa. Zelensky ha detto che «ora è il compito degli Stati Uniti convincere la Russia» ad accettare il cessate il fuoco. Ovviamente non è detto che la Russia lo farà, dato che i suoi soldati continuano ad avanzare in gran parte del fronte, anche nella regione russa di Kursk, occupata parzialmente dall’Ucraina dalla scorsa estate.
Il cessate il fuoco totale era stato proposto dagli Stati Uniti, mentre il governo ucraino preferiva una sospensione solo dei combattimenti marini e aerei (quindi operazioni con navi e droni, bombardamenti e attacchi missilistici), ma non di quelli fra i soldati schierati al fronte. Per gli ucraini il cessate il fuoco completo avrebbe dovuto essere discusso solo in una seconda fase, dopo aver ottenuto garanzie di sicurezza in modo da essere certi che la Russia non invaderà più l’Ucraina in futuro.
Il comunicato dice anche che sia l’Ucraina che gli Stati Uniti nomineranno una squadra di negoziatori per trovare un modo per porre fine definitivamente alla guerra, e che gli Stati Uniti riferiranno queste proposte anche al governo russo.
Se il cessate il fuoco entrasse in vigore, sarebbe la prima diminuzione dei combattimenti grazie a negoziati dall’inizio dell’invasione russa su larga scala nel febbraio 2022. Eventuali negoziati successivi potrebbero includere anche altre misure: soprattutto lo scambio di prigionieri di guerra, che aiuterebbe a costruire un minimo di fiducia nella possibilità di negoziare una pace duratura. L’Ucraina ha anche ribadito l’importanza della partecipazione dei paesi europei ai negoziati.
La delegazione ucraina era composta da Andriy Yermak, il principale collaboratore di Zelensky, che ha anche un potere di supervisione sull’intelligence militare, dal ministro degli Esteri Andrii Sybiha e dal ministro della Difesa Rustem Umerov, mentre Zelensky non ha partecipato all’incontro, ma è comunque in Arabia Saudita per incontrare il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Riad.. Sia Yermak che Sybiha peraltro sono vestiti con completo e cravatta, e non in abiti militari, come quelli indossati quasi sempre anche da Zelensky dall’inizio della guerra, per cui Trump lo aveva preso in giro prima del litigio del 28 febbraio.
Per gli Stati Uniti invece assieme a Rubio c’era il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Michael Waltz, ma non l’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff: la sua partecipazione era prevista ma è stata ritirata all’ultimo minuto.
Nella notte tra lunedì e martedì gli ucraini avevano lanciato più di 330 droni contro bersagli in territorio russo, secondo il ministero della Difesa russo, e sessanta hanno raggiunto la capitale Mosca. È uno dei più grossi attacchi con i droni da parte dell’Ucraina dall’inizio della guerra ed è possibile che fosse legato al negoziato a Gedda: come se gli ucraini volessero far capire ai negoziatori americani e russi che la cessazione dei bombardamenti sarebbe una decisione positiva anche per la Russia. Le campagne ucraine con i droni contro le raffinerie e contro le navi da guerra russe sono efficaci, benché non attraggano l’attenzione pubblica.