In Europa il lupo non è più una specie «rigorosamente protetta»
Ma solo «protetta», quindi ora la Commissione Europea potrà semplificare le regole per uccidere questi animali

Nei paesi europei i lupi non sono più una specie «rigorosamente protetta», ma solo «protetta». È infatti entrata in vigore una modifica della Convenzione di Berna, un trattato internazionale sugli animali e le piante che hanno bisogno di tutele particolari per non estinguersi. Il declassamento del lupo era stato proposto dalla Commissione Europea, che da tempo vuole facilitare l’uccisione dei lupi nei casi in cui danneggiano gli allevatori. Ora, grazie alla revisione della Convenzione, potranno essere cambiate le regole sulla protezione dei lupi all’interno dell’Unione Europea.
Negli anni Sessanta del Novecento, dopo due secoli di caccia intensiva, la popolazione europea di lupi si era praticamente estinta ma negli ultimi decenni è cresciuta moltissimo grazie alle politiche ambientali dell’Unione. In Italia, secondo la più recente stima nazionale, dovrebbero essere più di 3.300; nell’intera Unione Europea circa 20.300. L’aumento del numero dei lupi è considerato un successo da chi si occupa di conservazione degli animali, ma in alcune regioni ha suscitato molte proteste da parte degli allevatori che hanno subìto perdite economiche per gli attacchi a mandrie e greggi.
Il Partito Popolare Europeo (PPE), che è di centrodestra ed è nella maggioranza al Parlamento Europeo, e altri partiti conservatori sostengono le richieste delle comunità rurali e per questo dal 2022 la Commissione ha avviato un processo per ridurre il grado di protezione dei lupi.
Al momento uno specifico animale può essere catturato o ucciso solo se ci sono ragioni per considerarlo “problematico”, un termine tecnico che si usa per i lupi che a differenza della norma tollerano la presenza di persone a distanza ravvicinata, e non si allontanano vedendole. In questi casi la direttiva Habitat dell’Unione Europea stabilisce che si possa decidere un’uccisione per «prevenire gravi danni» economici e per ragioni di «sicurezza pubblica». In Italia per procedere è necessario un parere preventivo dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), l’ente pubblico che dà assistenza tecnico-scientifica alle autorità sulle questioni ambientali, e l’autorizzazione del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
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Ora che la Convenzione di Berna è stata modificata l’Unione Europea potrà modificare la direttiva Habitat per declassare lo status di protezione dei lupi anche nella propria legislazione. Il 7 marzo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che è particolarmente sensibile al tema perché nel 2022 un lupo aveva ucciso la sua pony Dolly, ha annunciato una proposta di emendamento della direttiva. Perché diventi effettivo l’emendamento dovrà essere approvato sia dal Parlamento che dal Consiglio Europeo, cioè dai governi dei paesi membri.
Se la modifica sarà confermata i lupi continueranno a essere una specie «protetta» quindi la caccia rimarrà soggetta a rigide restrizioni, ma minori di quelle attualmente in vigore. I singoli stati europei avranno maggiori libertà nel decidere come gestire la propria popolazione di lupi. Non sono previste invece modifiche per quanto riguarda le popolazioni degli altri grandi carnivori, cioè gli orsi, le linci, gli sciacalli dorati e i ghiottoni.
Il declassamento della tutela dei lupi nella Convenzione di Berna e i piani della Commissione Europea sono stati duramente criticati da più di 300 organizzazioni, tra cui il WWF, secondo cui queste iniziative non hanno sufficienti basi scientifiche ma sono state proposte solo per raccogliere consensi. Il WWF e altri gruppi che si occupano di difesa dell’ambiente ritengono che facilitando le uccisioni dei lupi possa aumentare la conflittualità con la specie e che tra le persone si possano diffondere dei sentimenti negativi nei confronti di questi animali, cosa che potrebbe mettere a rischio la conservazione della specie.