Il governo siriano ha detto di aver raggiunto un accordo con i principali gruppi curdi
Prevede che vengano integrati nelle istituzioni politiche e militari siriane: le informazioni certe però sono ancora poche

Lunedì il governo ad interim della Siria ha annunciato di aver raggiunto un accordo con i principali gruppi della comunità curda, la principale minoranza all’interno del paese, per fare in modo che le istituzioni politiche e militari curde vengano integrate in quelle nazionali siriane. Insieme all’annuncio il governo siriano ha pubblicato una foto del presidente provvisorio Ahmed al Sharaa che stringe la mano a uno dei principali leader della comunità curda in Siria, Mazloum Abdi.
I principali gruppi della comunità curda sono riuniti nelle Forze democratiche siriane (SDF), un’organizzazione militare e politica che include varie milizie come l’YPG, Unità di protezione popolare, la più famosa milizia curda, e altri gruppi locali. Da sei anni amministrano autonomamente circa un terzo del territorio siriano, nel nord-est del paese, dopo aver sconfitto in quell’area lo Stato Islamico con il sostegno degli Stati Uniti.
Le informazioni certe sul contenuto dell’accordo sono ancora poche e le Forze democratiche siriane non l’hanno ancora commentato pubblicamente. Le uniche disponibili sono contenute in un comunicato della presidenza siriana pubblicato dall’agenzia di stampa statale siriana SANA, in cui si legge che l’accordo integrerebbe «tutte le istituzioni civili e militari nel nord-est della Siria nell’amministrazione dello stato siriano, compresi i varchi di frontiera, gli aeroporti e i giacimenti di petrolio e gas». Non è ancora chiaro però quale sarebbe l’esatto status del territorio oggi controllato dalle SDF.
L’accordo inoltre riconoscerebbe la comunità curda come «parte integrante dello stato siriano, che le garantisce i diritti di cittadinanza e costituzionali». La nuova Costituzione siriana deve essere ancora redatta, ma per decenni il regime di Bashar al Assad ha negato ai curdi moltissimi diritti, fra cui l’insegnamento e l’uso della loro lingua e qualsiasi forma di autonomia amministrativa.

Mazloum Abdi e Ahmed al Sharaa mentre firmano l’accordo, il 10 marzo 2025 (SANA via AP)
Le Forze democratiche siriane erano il più importante fra i gruppi siriani che ancora non si erano aggiunti ufficialmente alle trattative sulla transizione politica del paese. Lo scorso dicembre non avevano preso parte all’accordo di sciogliersi e confluire in un unico esercito insieme agli altri gruppi armati che avevano contribuito a rovesciare il regime di Assad. Poche settimane fa, a fine febbraio, non avevano partecipato all’incontro organizzato dal governo ad interim nell’ex palazzo di Assad per ascoltare le varie raccomandazioni sulla direzione che dovrebbe prendere il paese.
A dicembre i curdi siriani avevano approfittato della ritirata dell’esercito di Assad durante la fine del regime per conquistare nuovi territori, ma erano stati parallelamente attaccati con una campagna di bombardamenti dalla Turchia, che li considera un pericolo per la propria sicurezza nazionale, e dall’Esercito nazionale siriano, una milizia controllata dal governo turco.