Il governo israeliano ha ordinato di tagliare del tutto l’elettricità alla Striscia di Gaza
Per spingere Hamas ad accettare il prolungamento della fase uno dell'accordo sul cessate il fuoco

Domenica il ministro dell’Energia israeliano Eli Cohen ha ordinato alla Israel Electric Corporation (IEC), la principale compagnia che fornisce energia elettrica a Israele e ai territori palestinesi, di interrompere del tutto la fornitura verso la Striscia di Gaza, nel tentativo di forzare Hamas a cedere sulle richieste israeliane nei negoziati in corso.
Non è ancora chiaro quali conseguenze avrà il blocco per la popolazione: nella Striscia di Gaza la rete elettrica non funziona dall’inizio della guerra, nell’ottobre del 2023, e la corrente è accessibile solo grazie a generatori alimentati a diesel. In questi mesi alcune infrastrutture ancora integre sono rimaste collegate alla rete israeliana, tra cui gli impianti di desalinizzazione e del trattamento delle acque reflue, che ora potrebbero smettere di funzionare, riducendo l’accesso all’acqua.
A inizio mese Israele aveva già bloccato l’ingresso degli aiuti umanitari e di tutte le merci nella Striscia di Gaza. Il suo scopo è convincere Hamas a estendere la prima fase del cessate il fuoco fino al 20 aprile (Israele l’ha già fatto unilateralmente) e rilasciare subito metà degli ostaggi.
Questo però è un problema per Hamas, che considera la presenza degli ostaggi una garanzia e un modo per costringere Israele a fare concessioni. Per questo chiede invece che si cominci con la seconda fase, come previsto dagli accordi raggiunti a metà gennaio, che prevede il ritiro definitivo dell’esercito dalla Striscia di Gaza e la liberazione di tutti gli ostaggi. La fase tre è ancora più confusa, e dovrebbe prevedere un programma di ricostruzione della Striscia.