Le forze di sicurezza siriane sono accusate di un massacro di civili nell’ovest del paese
Nella regione di Latakia, dove sono in corso scontri con miliziani fedeli al vecchio regime di Assad: ma le informazioni sono al momento molto poche

Le forze di sicurezza del governo della Siria sono accusate di avere ucciso più di 700 civili nella regione costiera occidentale di Latakia. Nell’area sono in corso da giorni violenti scontri armati tra le forze di sicurezza siriane e gruppi di miliziani fedeli al regime del dittatore Bashar al Assad, rovesciato con un’eccezionale offensiva lo scorso dicembre.
L’area dove sono in corso gli scontri è stata chiusa ai giornalisti internazionali e a chiunque venga dall’esterno, e quindi è quasi impossibile sapere con precisione cosa stia avvenendo. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’organizzazione che ha sede nel Regno Unito, finora negli scontri sono state uccise più di 1.000 persone. Di questi, circa 745 sarebbero civili, la maggior parte dei quali farebbe parte della comunità alawita, una setta religiosa di cui fanno parte sia Assad sia quasi tutti i suoi collaboratori più fedeli. Da venerdì circolano online video molto cruenti di uccisioni indiscriminate, ma è impossibile verificare indipendentemente cosa stia succedendo, né capire quanto i numeri siano attendibili.
Gli scontri sono cominciati giovedì quando un gruppo di miliziani fedeli ad Assad ha ucciso 16 membri delle forze del governo in un’imboscata a Jable. Le rivolte si sono rapidamente diffuse in varie cittadine delle province costiere di Latakia e di Tartus, dove la comunità alawita è più forte e dove il sostegno per il regime di Assad è sempre rimasto saldo durante i quasi 15 anni di guerra civile nel paese. Circa il 10 per cento della popolazione siriana è alawita.
Allo scoppio delle rivolte, un’organizzazione chiamata Consiglio militare per la liberazione della Siria ha reso pubblico un comunicato in cui ha promesso di rovesciare il governo centrale.

Forze di sicurezza siriane fuori da Latakia, 7 marzo 2025 (AP Photo/Omar Albam)
Il governo ha inviato quantità ingenti di uomini e mezzi, compresi carri armati, camion corazzati ed elicotteri con montate sopra delle mitragliatrici. Vista la completa chiusura ai mezzi di informazione internazionali, è impossibile sapere come stiano andando i combattimenti. Il governo ha fatto sapere sabato di avere eliminato buona parte della rivolta e di aver ripreso il controllo di quasi tutte le cittadine che erano insorte.
I video e le testimonianze di uccisioni indiscriminate nelle zone degli scontri, attribuite soprattutto alle forze governative e ai danni della popolazione alawita, hanno cominciato a circolare fin da venerdì. La sera stessa il presidente siriano Ahmed al Sharaa ha rivolto un appello alle sue forze di sicurezza per evitare attacchi contro i civili: «Quando compromettiamo la nostra etica ci mettiamo allo stesso livello dei nostri nemici», ha detto. «Quello che resta del vecchio regime sta cercando una provocazione che porti a violazioni dietro le quali possono nascondersi».
Sabato il ministero dell’Informazione ha negato le accuse di violazioni, ma ha detto che il governo condurrà un’indagine per verificare se ci siano stati attacchi contro i civili durante gli scontri armati.
Durante la guerra civile siriana il regime di Assad ha compiuto enormi massacri contro i civili che gli si opponevano, affamando volutamente le città che resistevano e arrivando in più di un’occasione a utilizzare le armi chimiche.