Il primo arresto per la storia dei permessi edilizi a Milano
Secondo la procura esisterebbe un «sistema» di speculazione immobiliare che coinvolge anche membri dell'amministrazione

Mercoledì mattina è stato arrestato un ex dirigente del comune di Milano, Giovanni Oggioni, con le accuse di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso: è il primo arresto legato alle inchieste sull’urbanistica a Milano, una serie di fascicoli aperti negli ultimi anni su presunti illeciti nei permessi di grossi progetti edilizi. Oltre alle singole violazioni urbanistiche chi indaga, cioè la procura di Milano, ipotizza l’esistenza di una rete di professionisti pubblici e privati che controlla e approva questi progetti in modo non trasparente. Oggioni avrebbe fatto parte di questa rete, e da oggi è agli arresti domiciliari.
Inoltre, Oggioni e altri indagati avrebbero fatto pressioni su alcuni politici per far approvare il disegno di legge noto come “salva-Milano” con l’obiettivo di bloccare le indagini a loro carico. L’arresto ha già avuto conseguenze: dopo la notizia il Comune di Milano ha diffuso una nota in cui dice che smetterà di sostenere la necessità della legge “salva-Milano”, come invece aveva fatto finora. Dice anche che sta valutando di costituirsi parte civile nel processo, cioè di porsi come parte danneggiata per chiedere un risarcimento.
Oggioni, che ora è in pensione, era stato dirigente dello sportello unico per l’edilizia, cioè l’ufficio comunale a cui ci si rivolge per tutte le pratiche amministrative dei progetti edilizi. Era stato anche vicepresidente della commissione paesaggio del comune di Milano, un organo tecnico formato da professionisti nominati dalla giunta comunale, che dice in sintesi se un progetto va bene oppure no, e nel caso quali modifiche servono per renderlo compatibile con il contesto circostante. Oggioni è indagato in diverse inchieste, tra cui quelle che riguardano Bosconavigli, il complesso residenziale in costruzione nel quartiere San Cristoforo, nella zona sud-ovest della città, e il progetto Scalo House, un’area a nord del centro che comprende una residenza universitaria e due palazzine in costruzione. L’area è stata sequestrata lo scorso novembre.

I cantieri sequestrati del progetto Scalo House a Milano, 7 novembre 2024 (ANSA/ ANDREA FASANI)
Secondo le indagini, Oggioni avrebbe favorito diverse pratiche edilizie in cambio di soldi e favori concessi da alcuni professionisti di Assimpredil-Ance Milano, associazione di categoria di costruttori edili, e di Abitare In, un’importante società di costruzioni in cui lavora sua figlia. Per la procura Oggioni avrebbe avuto per due anni un contratto di consulenza da 178mila euro con Assimpredil-Ance Milano e in cambio avrebbe favorito le pratiche delle aziende associate. Inoltre, Oggioni non avrebbe detto che sua figlia lavorava per Abitare In, i cui progetti erano valutati dalla commissione paesaggio, omettendo quindi il conflitto d’interessi; per l’accusa la società avrebbe assunto la figlia di Oggioni per assicurarsi l’approvazione della commissione ai propri progetti.
Sempre secondo l’accusa, Oggioni avrebbe inoltre falsato le caratteristiche di alcuni luoghi per aggirare le norme sulle autorizzazioni. Avrebbe anche modificato le credenziali di accesso di computer e cellulari già sequestrati dalla Guardia di Finanza, cancellando i documenti dal cloud per impedire a chi indaga di inserirli negli atti dell’indagine. Il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini ha disposto a suo carico il sequestro preventivo di circa 300mila euro.
Mercoledì mattina sono state perquisite la sede di Assimpredil-Ance Milano e alcuni uffici comunali. Sono indagati per falso altri due funzionari comunali e un architetto. Assimpredil-Ance Milano e Abitare In sono indagate sulla base della legge sulla responsabilità amministrativa degli enti (la 231 del 2001). Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha detto per ora di non sapere nulla delle vicende che riguardano Oggioni, aggiungendo: «È chiaro che io difendo sempre l’amministrazione, il comune, la squadra ma se poi uno ha sbagliato che paghi e che paghi anche duramente».

Le Park Towers di via Crescenzago, a Milano (Alessandro Cimma/LaPresse)
L’arresto di Oggioni è il primo legato alle indagini sui progetti urbanistici di Milano, che avevano già portato al sequestro di alcuni edifici e cantieri. Le indagini della magistratura riguardano progetti e autorizzazioni per costruire palazzi di grandi dimensioni, trattati come ristrutturazioni di edifici molto più piccoli. Le prime inchieste erano partite circa due anni fa e negli ultimi mesi ne sono state aperte molte altre. In passato il comune si era difeso dicendo che le pratiche erano state portate avanti in modo corretto, con le stesse modalità di sempre.
Il problema è che alcuni dei progetti interessati dalle indagini erano stati autorizzati dagli uffici del comune con una cosiddetta Scia, ovvero un documento di “segnalazione certificata di inizio attività”, che di solito si usa per interventi minori di manutenzione o restauro e che permette di accelerare le procedure burocratiche. La Scia può essere Scia semplice e non prevedere oneri di urbanizzazione, o Scia in alternativa al permesso di costruire, che prevede invece il pagamento degli oneri. È una dichiarazione con cui il costruttore dice di avere tutti i requisiti necessari per poter avviare il cantiere, e che consente di iniziare i lavori senza dover attendere verifiche e controlli preliminari. Il comune in questi casi svolge comunque i controlli, ma dopo, per accertarsi che le dichiarazioni corrispondano al vero.
Secondo i pubblici ministeri che si stanno occupando delle indagini, in molte circostanze in cui è stata ritenuta sufficiente la Scia sarebbe servito invece un permesso di costruire, con la valutazione d’impatto sul territorio circostante e oneri di urbanizzazione più alti. Quando in un’area vengono costruiti edifici così grandi, che prevedono l’arrivo di molte persone in più rispetto a quelle che già ci vivono, la proprietà deve pagare al comune una somma per compensare tutte quelle spese che l’amministrazione dovrà sostenere, come parcheggi aggiuntivi, aree verdi e asili per limitare le conseguenze della costruzione sulla zona e non danneggiare chi ci vive.
Il costruttore deve inoltre versare al comune una somma, chiamata “monetizzazione”, per quelle aree all’interno del suo terreno che non può mettere a disposizione per realizzare queste opere di urbanizzazione. È anche su questo che sta indagando la magistratura.
Nei vari fascicoli aperti finora i reati contestati alle persone indagate vanno dal traffico di influenze illecite al falso fino alla lottizzazione abusiva, un reato commesso quando si avviano costruzioni che comportano una trasformazione dei terreni senza rispettare i regolamenti urbanistici o le leggi regionali e nazionali. Secondo una ricostruzione del Fatto Quotidiano, che ha consultato molti atti delle indagini, il primo progetto inserito nelle carte dell’inchiesta è quello della Hidden Garden, una torre residenziale alta 27 metri, costruita nella zona nord-est della città. Per la procura lo spazio in cui è stata costruita la torre era considerato un cortile, e quindi lì non avrebbe potuto essere costruito un edificio così alto. È stato possibile farlo grazie a «pareri ideologicamente falsi» emessi dalla commissione paesaggio del comune.
Il primo processo dei molti procedimenti aperti inizierà l’11 aprile: riguarda Torre Milano di via Stresa, un grattacielo residenziale di 84 metri e 24 piani costruito al posto di due palazzine di due e tre piani e autorizzato come una ristrutturazione. Lo scorso 23 gennaio sono state rinviate a giudizio per abuso edilizio e lottizzazione abusiva otto persone tra imprenditori, progettisti, tecnici, funzionari, dirigenti o ex dirigenti dello sportello unico dell’edilizia e della direzione urbanistica del comune di Milano.

La Torre Milano in via Stresa, 23 gennaio 2025 (ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)
Il 13 marzo ci sarà l’udienza preliminare per l’inchiesta sulle Park Towers di Crescenzago, tre edifici alti 81, 59 e 10 metri per un totale di 113 appartamenti, la cui costruzione era stata autorizzata dal comune di Milano come ristrutturazione di due capannoni a due piani. Secondo l’accusa è stata «un’operazione speculativa a favore dell’investitore privato» e anche in questo caso sarebbero state violate leggi urbanistiche e paesaggistiche. La Corte dei Conti ha già quantificato un danno per il comune di Milano di 321mila euro per questo progetto. Sei persone potrebbero essere processate per lottizzazione abusiva, abuso edilizio e falso in atto pubblico.
Nelle ultime settimane si è parlato molto anche dell’inchiesta sul concorso per assegnare la progettazione della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (BEIC), nella zona est di Milano, per cui è indagato tra gli altri Stefano Boeri, uno dei più famosi architetti italiani. Secondo l’accusa Boeri si sarebbe messo d’accordo con alcuni membri del gruppo vincitore per truccare il concorso a loro favore. Boeri è indagato insieme ad altre sei persone anche per il progetto di Bosconavigli.
Al di là dei singoli fascicoli però con quest’ultimo filone di indagine la procura sostiene che esista un «sistema», cioè un gruppo di persone composto da membri della commissione comunale per il paesaggio, altri soggetti dell’amministrazione di Milano, progettisti privati e costruttori, che avrebbe favorito in vari modi la concessione di permessi edilizi illeciti per fare speculazione attraverso alcuni progetti immobiliari. Secondo la procura diverse persone che lavorano negli uffici comunali avrebbero privilegiato professionisti o imprese valutando in modo positivo i loro progetti anche se non rispettavano le norme, in cambio di soldi o favori di vario genere. La commissione paesaggio avrebbe avuto quindi un ruolo centrale in questo presunto «sistema». Nei mesi scorsi la Guardia di Finanza aveva parlato di «un quadro allarmante che vede i progetti urbanistici dipendere dal parere della commissione per il paesaggio del comune, i cui membri sono risultati agire in un contesto caratterizzato da conflitti d’interesse e opacità».
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