La strana petizione che chiedeva di prorogare l’incarico di Giovanni Malagò al CONI
È firmata dai presidenti di 43 federazioni sportive: alcuni non ne sapevano niente, altri non avevano dato il loro assenso

Sabato il presidente del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) Giovanni Malagò ha detto di non essere coinvolto in alcun modo in una petizione che chiedeva al governo di cambiare alcune regole del Comitato per consentirgli di rimanere in carica nonostante abbia già svolto tre mandati, il limite massimo previsto dalle norme attuali.
La petizione era stata inviata giovedì mattina al ministro dello Sport Andrea Abodi e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: aveva ottenuto fin da subito un certo risalto perché riportava le firme dei presidenti di 43 delle 50 federazioni sportive italiane, facendo quindi intendere che il consenso verso un’eventuale proroga del mandato di Malagò fosse piuttosto esteso.
Fin da subito però diversi presidenti coinvolti nella petizione, tra cui Fabrizio Bittner (pentathlon), Vittorio Polidori (tiro con l’arco), Flavio D’Ambrosi (pugilato), Andrea Duodo (rugby) e Giuseppe Manfredi (pallavolo), hanno fatto sapere di non aver dato il loro assenso alla sottoscrizione del documento. Alcuni, come Duodo, hanno detto che la petizione è stata firmata a loro nome senza che sapessero nulla dell’iniziativa; altri, come Bittner, hanno detto di averla soltanto ricevuta, ma di non aver acconsentito a firmarla. C’è anche chi invece ha rivendicato la firma, come il presidente della FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) Giovanni Petrucci.
La petizione era stata inviata da Sergio D’Antoni, presidente della sezione siciliana del CONI, da tempo a favore di un’estensione dei mandati anche per i presidenti regionali del Comitato.
D’Antoni ha detto di aver sentito al telefono tutti i firmatari, e che in base a quei colloqui riteneva di avere ottenuto il loro appoggio implicito alla petizione; dopo che il documento è diventato di pubblico dominio, però, alcuni presidenti federali lo hanno chiamato per dirgli che il loro assenso «non era pieno o comunque esplicitato». «Non voglio polemizzare, avrò capito male», ha detto D’Antoni all’Ansa, aggiungendo che Malagò «non è assolutamente coinvolto nell’iniziativa».
Si parla di una proroga dell’incarico di Malagò già da diversi mesi: la discussione è legata soprattutto ai XXV Giochi olimpici invernali, che si terranno nel febbraio del 2026 a Milano e Cortina. Il mandato di Malagò scadrà il prossimo 26 giugno, otto mesi prima della manifestazione. Negli scorsi mesi lo stesso Malagò aveva proposto di modificare le regole del CONI per superare il limite dei tre mandati, o almeno di estendere la durata del suo incarico fino alla fine dei Giochi, in modo tale da dare continuità al suo lavoro. Un’ipotesi che a febbraio il diretto interessato aveva definito «di buon senso».
Questa possibilità è però ormai piuttosto remota: già a febbraio il ministro dello sport Abodi aveva escluso in modo netto un quarto mandato di Malagò, e giovedì ha commentato con toni piccati la petizione inviata da D’Antoni: «La lettera non sarebbe una novità, e il mondo sportivo è molto più di 43 presidenti», ha detto. La petizione è stata criticata anche da membri dell’opposizione: il deputato Mauro Berruto, membro della segreteria nazionale del Partito Democratico con delega allo sport, l’ha definita «un teatro dell’assurdo». Malagò rimarrà comunque presidente della Fondazione Milano-Cortina, che si occupa dell’organizzazione dei Giochi.
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