C’è una specie di festival di Sanremo anche in Cile
Si tiene a Viña del Mar ed è l'evento musicale più importante del Sudamerica, ma per via del coinvolgimento del pubblico la frequenza di imprevisti è molto più alta

Giovedì sera la band statunitense nu metal degli Incubus si è esibita al Festival Internazionale della Canzone di Viña del Mar, uno degli eventi musicali più importanti del mondo, nonché il più antico e grande dell’America Latina. Si tiene ogni anno nell’omonima città nel Cile centrale, è aperto anche a cantanti e gruppi stranieri e viene seguito da decine di milioni di spettatori in tutto il mondo. Nonostante alla fine una giuria assegni due premi per le migliori canzoni, il suo pubblico ha un peso notevole: è così esigente da essere noto come “El Monstruo” (il mostro), e quando non apprezza una certa esibizione riesce a farla terminare con fischi e urla di disapprovazione, come è successo anche quest’anno a un comico venezuelano.
Come il Festival di Sanremo, quello di Viña del Mar si chiama come la località di mare in cui si tiene e si svolge in più serate a febbraio. Con il festival di Sanremo ci fu nel 1997 un gemellaggio, anche se per molte cose quello cileno è diverso. Qui infatti i cantanti vengono da tutto il mondo, si esibiscono una sola volta, a turno, e fanno una specie di breve concerto. È un evento attorno a cui si crea un enorme giro d’affari, tra sponsor, turismo e attenzione mediatica: per dare l’idea, 13 dei primi 14 articoli che comparivano sulla homepage del quotidiano cileno La Tercera nella notte tra giovedì e venerdì erano dedicati al festival o ai suoi ospiti (l’altro a Donald Trump). Dato l’interesse che lo circonda, può determinare il successo quasi immediato di chi ci partecipa, almeno in Sudamerica e America Centrale.
Fu creato nel 1960 per iniziativa del sindaco della città, e all’inizio era un evento molto piccolo e locale. Cominciò a essere conosciuto anche nel resto del Cile dal 1971, quando fu trasmesso per la prima volta sulla televisione nazionale (nel 1978 fu peraltro il primo programma trasmesso a colori nel paese). Anche se nei primi tempi era dedicato solo a cantanti cileni, fu aperto abbastanza presto agli stranieri, a partire dai latinoamericani: ci passarono tra gli altri Shakira e Ricky Martin, Miguel Bosé e Julio Iglesias, ma anche Gloria Gaynor, i Backstreet Boys e Laura Pausini, che in America Latina è molto amata.
Agli inizi il genere più presente era quello della musica tradizionale del Sudamerica, ma nel tempo ci sono state popstar, rapper e trapper, artisti di musica rock, reggaetón e via dicendo.
Il festival si tiene in un anfiteatro da 15mila posti nel parco Quinta Vergara e viene trasmesso in diretta sia in radio che in tv e online, quest’anno per la prima volta dal canale privato Mega e in streaming su Disney+. La prima copertura del palco, completata nel 1967, imitava le ali di un gabbiano in volo. Fu così che questo uccello ispirò non solo il simbolo dell’evento, ma anche i suoi premi, che prima erano diversi: ora sono tre, in ordine di importanza una statuetta a forma di gabbiano (“gaviota”) d’argento, quella d’oro e quella di platino, assegnata solo agli artisti con la carriera più rilevante.
Per esprimere il proprio consenso gli spettatori mettono le mani una accanto all’altra, con i palmi rivolti verso il basso e i pollici uniti, muovendole in su e in giù per simulare il volo del gabbiano. Alla fine degli anni Settanta il pubblico cominciò ad applaudire oppure fischiare insistentemente i cantanti che preferiva, o al contrario quelli che non stavano piacendo: fu così che sui media cominciò così a essere definito “il mostro”, per la sua tendenza a “divorare” gli artisti poco graditi.
Come detto, alla fine di ogni edizione una giuria assegna un premio alla miglior canzone di musica pop, il più importante, e uno a quella di musica tradizionale e folcloristica. Il Cile è il paese che ha vinto più volte in entrambe le categorie, 24 nella prima e 44 nella seconda. Al secondo posto nella categoria pop c’è l’Italia, che vinse per la prima volta nel 1974 con “Immagina” di Annarita Spinaci, famosa soprattutto negli anni Sessanta, e l’ultima nel 2015 con “Per fortuna” del cantautore pugliese Michele Cortese.
In mezzo ci fu tra gli altri il cantante svizzero-italiano Paolo Meneguzzi, che nel 1996 vinse grazie ad “Arià Ariò”, ma nel 2009 fu fischiato sul punto di cominciare la seconda parte del concerto perché il pubblico voleva che a suonare fossero i Simply Red. Nel 2000 il pubblico fischiò anche lo spagnolo Enrique Iglesias, che aveva lanciato il suo premio tra la gente, sostenendo di volerlo condividere con loro: il suo gesto però non fu preso bene.
L’edizione di quest’anno è cominciata domenica scorsa e si concluderà sabato primo marzo anziché venerdì 28 febbraio, come previsto: la terza serata infatti è stata sospesa e rimandata a sabato per via del grande blackout che tra martedì e mercoledì aveva fatto rimanere senza elettricità milioni di persone in tutto il Cile. Tra i cantanti e le band in gara, 19 in totale, ci sono lo statunitense Marc Anthony, il rapper argentino Duki e i colombiani Morat, oltre alla cilena Myriam Hernández e al gruppo hard rock inglese Cult.
Essendo un evento così importante, a volte il Festival di Viña è stato oggetto di rivendicazioni politiche. Dalla seconda metà degli anni Settanta fu sfruttato dalla dittatura del generale Augusto Pinochet come strumento di propaganda, per cercare di dare un’immagine positiva del Cile al resto del mondo. Nel 2020 invece la serata inaugurale cominciò in ritardo a causa degli scontri tra polizia e manifestanti durante le ampie proteste antigovernative in corso nel paese. C’è stato un caso anche alla fine della prima serata di questa edizione, quando il comico venezuelano George Harris ha lasciato il palco in mezzo ai fischi.
Harris era salito sul palco subito dopo l’esibizione di Marc Anthony, venendo accolto in maniera piuttosto calorosa. Dopo aver commentato il gran numero di bandiere venezuelane, però, aveva cominciato a essere fischiato e a discutere con il pubblico, facendo notare che era assurdo «comprare un biglietto per poi fischiare tutta la sera», e dicendo alla gente «se una cosa non vi piace andate a prendere una bibita o un’empanada» (i fagottini ripieni tipici dell’Argentina, ma diffusi in tutto il Sudamerica) e di «trovarsi una venezuelana, una fidanzata, una ragazza, cazzo».
Alla fine Harris aveva deciso di andare via, sostenendo di non poter lavorare in mezzo a tutti quei fischi. Per i cileni, la sua esibizione era stata cafona e provocatoria; per i venezuelani invece i fischi erano un gesto xenofobo. Anche Harris insomma è stato “divorato dal mostro”.
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