Consigli di viaggio da uno che di viaggi e consigli ne sa
Quelli di Kevin Kelly, uno dei fondatori di Wired, che ha girato mezzo mondo come fotogiornalista passando dagli ostelli ai jet privati

Superati i 70 anni di età, sui viaggi Kevin Kelly ha accumulato una certa esperienza. «Ho viaggiato da solo e guidato un gruppo di 40 amici. Ho dormito in ostelli e suite presidenziali con maggiordomo», ha scritto in un articolo sul suo sito intitolato “50 anni di consigli di viaggio”. Ha raccontato di aver partecipato a eventi frequentati da migliaia di persone e di aver visto alcune delle aree più remote del mondo, a volte accompagnato dai suoi fratelli e altre da persone appena conosciute, a volte facendo l’autostop e altre volando sui jet privati.
Prima di farsi un nome come innovatore della comunicazione online e cofondatore della rivista Wired, nel 1993, Kelly aveva esplorato l’Asia da fotogiornalista squattrinato e girato gli Stati Uniti in bicicletta. Da stimato autore di libri e articoli di tecnologia su giornali come New York Times, Economist e Wall Street Journal ha partecipato a eventi di tutt’altro livello. Di recente, tra le altre cose, ha messo insieme una raccolta di consigli sui temi più disparati.
Alcuni di quelli che ha dedicato ai viaggi per qualcuno possono essere scontati, come usare l’app Google Translate per aiutarsi con le lingue straniere o portarsi dietro del sapone in fogli per le emergenze; altri molto statunitensi, come quello di provare i McDonald’s nei paesi lontani per vedere come sono adattate le ricette della catena di fast food. Altri invece possono essere utili per pianificare bene un viaggio oppure goderselo al meglio, magari imparando qualcosa di nuovo: la sua modalità preferita di andare in giro.
Organizzare il viaggio attorno a una passione, non alla destinazione
Secondo Kelly un itinerario basato su una tipologia particolare di formaggi, la paleontologia o un certo gruppo jazz porta a «molte più avventure ed esperienze memorabili rispetto a un gran giro di posti famosi». Fa lo stesso se riguarda qualcosa che si è letto o se la passione è quella di un’altra persona: il punto è stare alla larga da ciò che ci si aspetta per farsi sorprendere dall’inaspettato.
Evitare i bagagli pesanti
Partire con uno zaino o un bagaglio a mano anziché una valigia ingombrante aiuta a spostarsi in maniera più efficiente, anche nei viaggi lunghi. Si fa meno fatica a portarli nei taxi o su e giù per le scale, e a detta di Kelly si rischia anche di perdere meno roba: quasi sempre, inoltre, si può comprare quello che non si è portato strada facendo. Bisogna comunque ricordarsi di portarsi dietro uno strato di vestiti in più per qualsiasi evenienza, anche dove di solito fa molto caldo: perché le sere possono essere gelide anche in posti inaspettati.
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Andare subito nel posto più lontano
Quando si arriva in un paese nuovo secondo Kelly non bisognerebbe fermarsi per acclimatarsi, come molte persone tendono a fare, bensì raggiungere subito il posto più scomodo o lontano che ci si è ripromessi di visitare. Questo vale soprattutto per le grandi città, quelle in cui magari si arriva dopo un volo intercontinentale, che a parte le ovvie differenze tendono a somigliarsi: meglio fare i propri giri e poi tornarci alla fine, anche per godersi di più la frenesia tipica delle metropoli, che a quel punto potrebbe risultare quasi romantica.
Usare un po’ di creatività
Nel 1972 Kelly prese quella che ha definito una delle decisioni migliori della sua vita: anziché iscriversi all’università andò in Asia, e nei sette anni seguenti visitò l’Iran, il Giappone e tutto quello che c’è in mezzo con un budget di circa 2.500 dollari all’anno. Ancora oggi suggerisce di mettersi qualche limite mentre si è in viaggio, anche per esplorare soluzioni creative. Per esempio si può provare ad abbassare la spesa giornaliera preventivata o a non prenotare gli alloggi, per decidere man mano quanto tempo fermarsi e in quale posto, oppure ancora a fare una parte del viaggio in bici al posto che in auto.
A questo proposito, se non si vuole guidare o se farlo da soli non è ideale si può sempre farsi accompagnare da un autista. È una soluzione che spesso fa risparmiare, soprattutto se si viaggia in più persone, e che permette di improvvisare a seconda delle esigenze e dei consigli di chi guida. Kelly di solito cerca gli autisti sui forum di viaggio e preferisce quelli che vengono descritti come più ciarlieri.

Un ritratto di Kevin Kelly (Christopher Michel, dal sito kk.org)
Non farsi scoraggiare dal costo degli eventi
Gli ingressi a musei, concerti o visite di altro tipo possono essere cari, ma saranno comunque una piccola percentuale di quello che si investe per l’intero viaggio. Non avrebbe senso privarsi di queste esperienze una volta che si è già lì.
Farsi guidare dalla gente del posto
Per Kelly in generale i tour guidati sono poco interessanti e seguono troppo un copione, che spesso ripete quello che si può già leggere nelle guide turistiche. Per questo preferisce farsi portare in giro da un amico o dalla gente locale, per avere un’esperienza più personale. Al tempo stesso anziché chiedere a una persona del posto consigli su un ristorante, preferisce chiedere quale sia l’ultimo ristorante in cui ha mangiato.
Sempre per provare esperienze «che i soldi non possono comprare», se ne ha l’occasione chiede di poter visitare una fabbrica, una casa privata o le parti solitamente inaccessibili di un teatro, magari quando viene invitato a parlare agli eventi. In questi casi però è meglio prendere accordi prima.
Visitare un cimitero
Oltre ai posti più frequentati bisognerebbe visitare quelli in cui si possono vedere le abitudini locali nella maniera più autentica possibile, dice Kelly: un negozio di ferramenta, una farmacia o un cimitero, così come altri posti considerati sacri.
Non esagerare
A volte la tentazione di chi viaggia è quella di incastrare un sacco di tappe, visite e impegni, anche per ottimizzare il tempo lontano da casa. Nell’esperienza di Kelly però «la verità difficile da accettare è che è molto meglio passare più tempo in meno posti, anziché poco tempo in più posti». Per questo tra i suoi consigli c’è anche quello di rallentare e fare molte pause: «Di solito i momenti più memorabili – conversazioni con sconosciuti fantastici, un invito in casa di qualcuno, un capolavoro nascosto – si verificano quando non si è in movimento».
Nato in Pennsylvania nel 1952, a trent’anni Kelly fondò Nomadic Books, una società che forniva informazioni sui viaggi economici per corrispondenza. Nel 1984 fu coinvolto nell’organizzazione della prima conferenza internazionale degli hacker, prima che la parola “hacker” assumesse una connotazione negativa, e poi partecipò alla creazione della comunità virtuale WELL, considerata l’ispirazione per i social network odierni. A Wired fu direttore esecutivo dal 1993 al 2000: di tanto in tanto ci collabora ancora oggi, riflettendo, come fa nei suoi libri, su temi come quello della privacy e dell’impatto della tecnologia sulla società.
Nell’articolo pubblicato sul suo sito Kelly fornisce vari consigli pratici, per esempio su come prenotare un treno dall’altra parte del mondo o come assicurarsi di avere dati per navigare su Internet. Ma ricorda anche che i migliori souvenir dei viaggi sono i ricordi stessi, che quindi bisognerebbe fissare scrivendone in un diario, facendone dei disegni o mettendo foto e biglietti vari in un album. Parla anche del criterio con cui scegliere la persona o le persone con cui andare in vacanza: si chiede cioè se tendono a lamentarsi, anche quando le lamentele sono giustificate. Perché per lui sono assolutamente da evitare mentre si è in giro insieme: vanno esternate «solo dopo che il viaggio è concluso».
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