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  • Mercoledì 26 febbraio 2025

Dopo più di 100 anni Salò ha tolto la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini

Ci è riuscito il primo sindaco di centrosinistra degli ultimi vent'anni, in uno dei posti d'Italia più associati al fascismo

Benito Mussolini a Salò in un'immagine tratta dal documentario "Il corpo del Duce", di Fabrizio Laurenti (ANSA / CINECITTÀ LUCE)
Benito Mussolini a Salò in un'immagine tratta dal documentario "Il corpo del Duce", di Fabrizio Laurenti (ANSA / CINECITTÀ LUCE)
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Mercoledì sera il consiglio comunale di Salò, in provincia di Brescia, ha approvato la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, a cui era stata conferita più di 100 anni fa. Ogni anno ci sono notizie di comuni che revocano la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, ma qui è diverso: Salò e i paesi vicini del lago di Garda furono il fulcro della Repubblica Sociale Italiana (RSI), il regime fascista controllato dalla Germania nazista che governò l’Italia settentrionale dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, durante la Seconda guerra mondiale. Ancora oggi nel linguaggio comune ci si riferisce spesso all’RSI chiamandola “Repubblica di Salò” e ogni anno il 28 ottobre un gruppo di nostalgici fascisti si riunisce nel ristorante di un albergo del paese per celebrare l’anniversario della marcia su Roma.

La mozione era stata presentata dal capogruppo della maggioranza di centrosinistra del consiglio Tiberio Evoli ed era sostenuta anche dal sindaco Francesco Cagnini che in passato, quando era all’opposizione, ne aveva firmata una simile. A Mussolini la cittadinanza onoraria era stata conferita il 23 maggio 1924 non dal consiglio comunale, che era stato sciolto, ma dal commissario prefettizio Salvatore Punzo, che era stato mandato a Salò nel 1919 per fondare la sezione locale del Partito Fascista (nel frattempo il fascismo aveva preso il potere in Italia, rendendola un regime totalitario).

Fino al 2024 Salò era stata governata per vent’anni dal centrodestra, che non aveva mai valutato la revoca e poi l’aveva respinta quando era stata avanzata dalla minoranza. Questa era infatti la terza volta che veniva proposta la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini, ma solo la prima da quando c’è un sindaco di centrosinistra. La prima mozione era stata presentata ad aprile del 2019 dal consigliere Stefano Zane, ma non era stata inserita nel programma del consiglio comunale per via delle imminenti elezioni amministrative. Il centrodestra vinse di nuovo e a gennaio del 2020 la minoranza presentò una seconda mozione, sottoscritta anche da Cagnini, che all’epoca aveva 23 anni ed era consigliere comunale. La proposta fu respinta con 14 voti contrari e 3 favorevoli.

Al tempo la maggioranza si oppose definendo la proposta «strumentale e anacronistica», oltre che inutile. Il centrosinistra invece, sostenuto da gruppi di cittadini e associazioni locali, insiste da anni sulla necessità di cambiare la percezione dall’esterno di Salò prendendo anche formalmente le distanze dal suo passato. Il sindaco Cagnini, eletto a giugno del 2024 con oltre il 40 per cento delle preferenze, dice che il suo comune ha saputo andare oltre il fascismo seguendo lo stesso percorso del resto d’Italia dopo la Liberazione.

– Leggi anche: Che posto è Salò

La Repubblica Sociale Italiana non ebbe una vera capitale, ma Salò e i paesi vicini del Garda ne divennero il centro perché qui si insediarono alcuni dei ministeri più importanti, il comando delle forze armate tedesche e lo stesso dittatore Benito Mussolini, formalmente a capo della RSI.

Quando la fondò, Mussolini era appena stato liberato dai paracadutisti tedeschi sul Gran Sasso, dove era finito dopo il 25 luglio del 1943, quando venne sfiduciato e arrestato in seguito ad alcune pesanti sconfitte subìte in guerra dall’Italia e allo sbarco in Sicilia delle forze alleate, cioè Inghilterra e Stati Uniti. Fu inizialmente portato in Germania, dove incontrò alcuni gerarchi fascisti che erano scappati dall’Italia. La RSI era un’idea della Germania, che puntava così a governare i territori italiani occupati militarmente dall’esercito tedesco. La sera del 18 settembre Mussolini annunciò la nascita della RSI su Radio Monaco, parlando di uno Stato «nazionale e sociale», «cioè fascista».