Il Regno Unito aumenterà la spesa militare
Per arrivare al 2,5 per cento del PIL entro il 2027: servono più di 13 miliardi di sterline all'anno, che saranno tolte agli aiuti esteri

Martedì il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato che il Regno Unito aumenterà la spesa militare fino a raggiungere il 2,5 per cento del Prodotto Interno Lordo (PIL) entro il 2027, e poi fino al 3 per cento durante la prossima legislatura, che dovrebbe terminare nel 2034. È una decisione rilevante che si inserisce nel tentativo dell’Europa di prepararsi a un’eventuale riduzione del sostegno militare degli Stati Uniti, di cui hanno parlato ultimamente il presidente statunitense Donald Trump e il suo segretario alla Difesa Pete Hegseth.
In una conferenza stampa tenuta sempre martedì, Starmer ha citato in particolare delle politiche aggressive della Russia, che «non si fermano all’Ucraina», e ha sostenuto che la decisione di aumentare la spesa militare del Regno Unito serva per «dissuadere tiranni come Putin».
Al momento il Regno Unito spende in difesa il 2,3 per cento del proprio PIL: per arrivare al 2,5 per cento occorrerà una spesa aggiuntiva che il primo ministro ha quantificato in 13,4 miliardi di sterline all’anno (circa 16 miliardi di euro) tra il 2025 e il 2027. Starmer ha detto che i fondi saranno trovati riducendo le spese dedicate ai programmi di sviluppo all’estero: «In tempi come questi, la difesa e la sicurezza delle persone britanniche devono sempre avere la precedenza».
Per fare un confronto, al momento l’Italia spende nella difesa l’1,6 per cento del PIL. In base a un accordo del 2014 tutti i 31 paesi membri della NATO (tra cui Italia, Regno Unito e Stati Uniti) dovrebbero spendere in difesa almeno il 2 per cento del PIL: è un parametro rispettato dalla maggioranza degli stati, con alcune eccezioni tra cui appunto Italia, Spagna e Canada.
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Nelle ultime settimane diversi paesi europei stanno discutendo della possibilità di riarmarsi o comunque di aumentare le spese per la difesa, anche a causa di alcune dichiarazioni di Trump secondo cui l’Europa non spenderebbe abbastanza e dipenderebbe troppo dagli Stati Uniti.
Alcune recenti dichiarazioni di Trump e Hegseth hanno fatto intendere che gli Stati Uniti vogliono ridurre nettamente il loro sostegno militare agli stati europei: sarebbe un grosso problema, soprattutto perché negli ultimi decenni questi paesi hanno ritenuto che una guerra su larga scala fosse ormai improbabile, e hanno preferito investire altrove le proprie risorse contando sul fatto che gli Stati Uniti avrebbero continuato a sostenerli.
Starmer incontrerà Trump il 27 febbraio alla Casa Bianca. Non è detto che l’impegno ad aumentare la spesa fino al 2,5 per cento del PIL sarà ritenuto sufficiente dall’amministrazione statunitense: nelle ultime settimane Trump ha suggerito che i paesi membri della NATO dovrebbero spendere almeno il 5 per cento del PIL nella difesa, una percentuale altissima non rispettata neanche dagli Stati Uniti, che attualmente spendono il 3,5 per cento del PIL in difesa.
In Regno Unito diversi esponenti dei Conservatori, all’opposizione, hanno detto che la decisione di Starmer punta nella giusta direzione, ma che la spesa dovrebbe essere aumentata ancora di più. Diverse organizzazioni umanitarie britanniche invece hanno criticato duramente il taglio dei fondi destinati agli aiuti internazionali, sottolineando anche come il settore sia già in difficoltà a causa della decisione di Trump di smantellare USAID, l’agenzia statunitense che si occupava di fornire assistenza umanitaria in decine di paesi in tutto il mondo.
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