Chi è Friedrich Merz
Il leader della CDU, il partito più votato alle elezioni in Germania, sarà molto probabilmente il prossimo cancelliere, dopo anni di rivalità interna con Angela Merkel

Friedrich Merz è il leader della CDU, il partito di centrodestra tedesco che ha vinto le elezioni del 23 febbraio, e che come tale sarà molto probabilmente anche il prossimo cancelliere. Ha 69 anni e i giornali tedeschi lo descrivono come una «persona che non manca di fiducia in sé stessa». Durante la campagna elettorale, oltre ad aver detto di voler dare un governo stabile al proprio paese, Merz ha più volte dichiarato di sapere esattamente come trattare con il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, aggiungendo di voler ridare peso all’Unione Europea, esclusa proprio da Trump dalle trattative sulla pace in Ucraina: «Non andremo a Washington con le ginocchia tremanti, ma diremo con sicurezza: voi avete degli interessi, e anche noi abbiamo degli interessi», aveva detto a gennaio durante un comizio.
Nelle sue prime dichiarazioni pubbliche dopo la vittoria, Merz ha legato la necessità di formare rapidamente un governo in Germania con un altrettanto necessario consolidamento dell’Europa nel contesto internazionale, aggiungendo che il suo paese «continua a stare fermamente al fianco dell’Ucraina», che «ora più che mai dobbiamo mettere l’Ucraina in una posizione di forza», e che «per una pace giusta, il paese attaccato deve partecipare ai negoziati di pace».
Merz è uno storico esponente dell’ala conservatrice della CDU, in antitesi a quella moderata a cui apparteneva Angela Merkel. E finché c’è stata Angela Merkel, e quindi molto a lungo, Friedrich Merz è rimasto piuttosto ai margini della politica tedesca e della CDU. Merkel fu cancelliera dal 2005 al 2021 e presidente della CDU per diciott’anni, fino al 2018: osteggiò Merz quando erano entrambi due promettenti esponenti del partito, e riprese a farlo anche dopo il suo ritiro dalla politica (per due volte favorì l’elezione di candidati leader che sfidavano Merz alle primarie).
Per certi versi la campagna elettorale di Merz è stata un rinnegamento dell’eredità politica di Merkel, e in particolare dei suoi posizionamenti a favore dell’accoglienza delle persone migranti. Merz è arrivato al punto di capovolgerne la frase più iconica: dal Wir schaffen das, cioè «ce la possiamo fare», che Merkel pronunciò nel 2015 quando decise che la Germania avrebbe accolto un milione di rifugiati siriani, a un Das werden wir nicht schaffen, «non ce la faremo», riferendosi all’arrivo di altre persone migranti nel paese.

Friedrich Merz e Angela Merkel alla convention della CDU a Lipsia, nel dicembre del 2003 (Sean Gallup/Getty Images)
Proprio le politiche migratorie di Merz sono state al centro di un recente caso politico, in Germania. Dopo l’accoltellamento compiuto a fine gennaio ad Aschaffenburg in Baviera da un richiedente asilo afghano, e dopo altri episodi violenti compiuti da uomini di origine straniera, Merz aveva proposto una riforma della legge sull’immigrazione molto dura che avrebbe reso più complicato ottenere un permesso di soggiorno e avrebbe limitato il diritto al ricongiungimento familiare.
La riforma era stata sostenuta anche dal partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), anche se alla fine era stata bocciata dal Bundestag. Ma in quella stessa occasione, grazie ai voti della CDU, dei Liberali e anche di AfD, il parlamento aveva approvato una mozione non vincolante ma piuttosto simbolica che chiedeva più respingimenti delle persone migranti e controlli permanenti alle frontiere. Merz aveva difeso la sua posizione dicendo che le sue proposte erano valide e che non potevano smettere di esserlo solo perché a sostenerle era anche AfD, ma questo aveva causato diverse manifestazioni di protesta contro la CDU di Merz accusata, dall’elettorato moderato e di centro, di aver rotto il cosiddetto “cordone sanitario”, ossia l’impegno di tutte le forze a non collaborare né allearsi con l’estrema destra. E sempre in quell’occasione la stessa Merkel aveva fatto un raro intervento pubblico per criticare il comportamento di Merz.
Ci fu una fase, piuttosto breve, in cui Merkel e Merz andarono d’accordo. Nel 2000 divennero di fatto i leader della CDU dopo le dimissioni di Wolfgang Schäuble per uno scandalo di finanziamenti irregolari: Merkel era presidente del partito, Merz del gruppo parlamentare, un incarico molto influente.
Il loro rapporto si incrinò dopo le elezioni del 2002, perse dalla CDU. Prima del voto Merkel aveva fatto un patto con Edmund Stoiber, il governatore della Baviera e leader dell’ala locale della CDU (la CSU): lui sarebbe stato il candidato cancelliere, ma in cambio lei avrebbe preso il posto di Merz come capogruppo. Le divergenze tra Merkel e Merz erano politiche prima che personali e si possono riassumere in quanto a destra dovesse andare il partito. Secondo Merz, di più.
La rottura definitiva avvenne dopo uno dei momenti di maggiore popolarità di Merz: nel 2003 presentò alla convention una riforma fiscale scritta su un sottobicchiere per la birra (Bierdeckel in tedesco). L’idea era che fosse una proposta talmente chiara da poter essere spiegata in poco spazio, e la trovata funzionò. Quel sottobicchiere è conservato in un museo a Bonn e fu un’iniziativa così famosa che è stata copiata spesso, anche dagli avversari della CDU. Di lì a poco, però, la proposta di Merz fu rigettata dalla CDU, in cui ormai Merkel era enormemente influente. Merz fu allontanato dalla dirigenza del partito e nel 2008 si dimise da deputato: sarebbe tornato in parlamento solo nel 2021.

Friedrich Merz atterra a Sylt per il matrimonio di Christian Lindner, l’8 luglio del 2022 (Axel Heimken/dpa)
Nei tredici anni di pausa dalla politica Merz si è dedicato a fare parecchi soldi. Veniva già da una famiglia benestante ma è diventato milionario facendo l’avvocato d’affari. Ha ottenuto una ventina di posti nei consigli d’amministrazione di grosse società, tra le quali Axa, Commerzbank e Deutsche Börse. Il ruolo più importante, e più remunerativo, è stato quello da presidente del consiglio di supervisione del ramo tedesco di BlackRock, una delle più importanti società d’investimento al mondo e forse la più potente.
I guadagni gli hanno consentito di coltivare la sua passione per il volo, una delle cose per cui è più noto. Ha preso il brevetto da pilota e ha un piccolo aereo bimotore a elica modello Diamond DA62, con cui va avanti e indietro tra Berlino e il suo collegio elettorale nel Sauerland.

Friedrich Merz scende dal palco della convention della CDU a Lipsia, il 22 novembre del 2019 (AP Photo/Jens Meyer)
Questo tratto di Merz fa così parte della sua immagine pubblica che nelle scorse settimane una rivista ha spiegato che col suo tipo di brevetto non potrebbe guidare l’aereo di stato. Ci sono state però anche delle critiche, soprattutto legate alle emissioni causate dal viaggiare regolarmente con un aereo privato. Nell’estate del 2022 Merz fu molto criticato quando andò col suo aereo al matrimonio di Christian Lindner, il leader dei Liberali, a Sylt (un posto esclusivo delle Isole Frisone, nel mare del Nord). La scorsa estate è salito a bordo di un caccia dell’aeronautica tedesca per un volo di otto minuti sopra il Mar Baltico, costato 111mila euro allo stato.
Essendo un milionario che si sposta con l’aereo personale, Merz non è risultato credibile quando ha sostenuto in alcune interviste di appartenere alla fascia alta della classe media. I pochi aneddoti su di lui confermano una personalità piuttosto algida e ingessata. Nonostante tutto questo, la CDU di Merz è rimasta per due anni prima nei sondaggi ed è risultata ora il partito più votato. Tra i principali fattori che spiegano questo successo ce ne sono due: uno interno alla CDU e uno esterno.

Una copia del libro di Angela Merkel sui banchi del parlamento tedesco, in una delle ultime sessioni prima delle elezioni, il 31 gennaio (Maja Hitij/Getty Images)
Quello interno è che Merz è riuscito a garantirsi l’appoggio della CSU, che negli ultimi anni non è stato scontato. La Baviera è il secondo stato più popoloso della Germania (ha 13 milioni di abitanti) e la CSU la governa dal 1957. Il ramo bavarese della CDU è molto influente perché porta al partito nazionale più di un quinto dei voti. Nel 2021 la candidatura a cancelliere di Armin Laschet, ad esempio, fu fallimentare anche perché contrastata da Markus Söder, il leader della CSU.
Il fattore esterno si chiama Olaf Scholz, il cancelliere uscente dei Socialdemocratici (SPD). Il principale avversario politico di Merz, cioè, era da tempo molto impopolare e nonostante gli sforzi non è riuscito a risollevare il suo partito da una profonda crisi di consensi. Secondo diversi commentatori politici la diffusa insoddisfazione dell’elettorato verso Scholz e la sua coalizione ha reso insomma «Merz l’alternativa migliore», nonostante non abbia esperienza di governo (è stato eurodeputato e deputato, mai ministro).

Un manifesto di Merz e uno di Olaf Scholz, a Düsseldorf, l’11 febbraio (AP Photo/Martin Meissner)
Inoltre Merz ha puntato sulla sua reputazione di competenza in campo economico, una cosa che lo ha aiutato in un contesto in cui la crisi politica è innanzitutto economica, anche se la campagna elettorale si è poi concentrata sull’immigrazione.
Pochi giorni fa Scholz e Merz hanno partecipato a un format televisivo pre-registrato in cui hanno risposto alle domande di alcuni bambini. Gli stessi bambini hanno detto a Merz che ha pochi capelli e che forse è troppo vecchio per fare il cancelliere. Lui l’ha presa tutto sommato bene. Un altro bambino lo ha pressato ricordandogli che nel 2023 aveva paragonato gli alunni figli di persone migranti a «piccoli pascià». Lo stesso anno Merz aveva parlato dell’accoglienza dei profughi ucraini in termini di «turismo sociale»: era stato il momento più difficile della sua leadership, e per quelle dichiarazioni era stato contestato all’interno della CDU.
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