Sono stati trovati alcuni frammenti di esplosivo vicino alla petroliera danneggiata a Savona

I sommozzatori e gli artificieri della Marina militare che hanno fatto i rilievi sulla petroliera Seajewel, danneggiata da un’esplosione al largo di Savona la scorsa settimana, hanno trovato frammenti di esplosivo nella zona dove era attraccata la nave. Secondo le indagini le bombe erano state attaccate sulla chiglia con un magnete, ma una delle due si era poi staccata, finendo sul fondale, probabilmente per il contraccolpo dovuto all’esplosione della prima. Questa ricostruzione è compatibile con le testimonianze raccolte, secondo cui c’era stata una prima esplosione alle 23:40 di venerdì 14 febbraio, e un’altra avvenuta sul fondale ventidue minuti dopo. La prima esplosione aveva danneggiato solo lo strato esterno della petroliera, senza intaccare la parte interna dove è stipato il carburante: non c’era stato quindi nessuno sversamento in mare.
Nell’ultimo mese nel Mediterraneo sono state danneggiate altre due petroliere oltre alla Seajewel. Le tre navi avevano in comune il fatto che di recente avevano attraccato in Russia. Il sospetto è che sia in corso una campagna di sabotaggi con cariche esplosive portata avanti dall’Ucraina, per colpire le petroliere che partecipano al commercio di greggio e gas russi aggirando le sanzioni, la cosiddetta “flotta fantasma”.
La Seajewel comunque non è stata sequestrata dalla magistratura, e venerdì pomeriggio è ripartita verso la Grecia per essere riparata. La compagnia della nave, la Thenamaris, è greca. Si è detta disponibile a collaborare alle indagini fornendo documenti e informazioni.
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