Perché non si stanno tenendo elezioni in Ucraina
Non perché Zelensky è un «dittatore senza elezioni», come ha suggerito Trump: c'entrano la Costituzione ucraina e ragioni pratiche e di sicurezza

Fra martedì e mercoledì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto una serie di dichiarazioni false sulla guerra in Ucraina, mettendo in grossa crisi le relazioni tra i due paesi. Tra le altre cose, Trump ha sostenuto che sia stata l’Ucraina a iniziare la guerra contro la Russia e che Zelensky sia un «dittatore senza elezioni» con un indice di popolarità fra gli ucraini del 4 per cento. Sono tutte affermazioni non vere che hanno l’obiettivo di delegittimare e indebolire Zelensky, in linea con la propaganda del presidente russo Vladimir Putin.
Se la Russia non avesse invaso l’Ucraina a febbraio del 2022 il mandato di Zelensky sarebbe in effetti dovuto finire a maggio del 2024. Da tre anni però in Ucraina vige la legge marziale, durante la quale la Costituzione ucraina vieta esplicitamente di indire elezioni (motivo per cui oltre alle elezioni presidenziali sono state rimandate anche quelle parlamentari).
Il rinvio non serve solo a garantire una continuità di leadership in un momento in cui il paese in guerra; è anche inevitabile per ragioni pratiche. Intanto gli elettori e le elettrici che vivono nelle zone di combattimento, o quelle occupate dall’esercito russo, sarebbero private del loro diritto di voto. Non esiste nemmeno un sistema di voto per corrispondenza che possa permettere di votare ai soldati e alle centinaia di migliaia di persone che sono state sfollate. Anche il registro nazionale dei cittadini con diritto di voto non è stato aggiornato dall’inizio della guerra.
C’è poi il problema che i seggi elettorali, dove è facile che si formino code di persone in attesa di votare, potrebbero diventare obiettivi militari. Dall’inizio della guerra la Russia ha colpito obiettivi civili innumerevoli volte.

Persone si rifugiano in una stazione della metropolitana durante un allarme di attacco aereo russo a Kiev, in Ucraina, il 20 dicembre 2024 (AP Photo/Efrem Lukatsky)
Sarebbe problematico anche garantire l’integrità e la trasparenza del voto, così come la regolarità del conteggio delle schede. Il voto potrebbe essere continuamente interrotto dagli attacchi russi, che costringerebbero a portare via le urne ogni volta che suona l’allarme, e il conteggio delle schede dovrebbe avvenire in un’unica seduta, per evitare di nuovo di spostare continuamente le urne e aumentare il rischio di irregolarità.
Riguardo all’altra affermazione di Trump, non c’è alcuna evidenza che l’indice di popolarità di Zelensky sia al 4 per cento. Secondo l’ultimo sondaggio realizzato dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev (KIIS), indipendente, Zelensky ha un indice di gradimento del 57 per cento, meno alto del 90 per cento che aveva all’inizio della guerra ma comunque molto superiore a quello della maggior parte dei leader europei al governo in questo momento. Allo stesso modo molti sondaggi fatti in diversi momenti della guerra hanno rilevato che ampie fasce della popolazione sostengono che le elezioni dovrebbero avvenire una volta revocata la legge marziale.
Giovedì Elon Musk ha cercato di screditare l’istituto KIIS associandolo all’USAID, l’agenzia del governo federale statunitense che da decenni fornisce aiuti umanitari e assistenza per lo sviluppo in decine di paesi in tutto il mondo e che lui e Trump stanno smantellando. Diversi quotidiani internazionali hanno invece descritto il KIIS come un’istituzione affidabile e rispettata; il KIIS fa anche parte della Società europea per le ricerche di mercato e di opinione (ESOMAR), che riunisce centinaia di enti del settore, fra cui l’agenzia Ipsos.
Non si sa dove Trump abbia preso il dato del 4 per cento. Il Guardian ha scritto però che lo stesso dato è riportato su diverse testate russe filogovernative che citano un “sondaggio” condotto tra i suoi follower su Telegram da Oleksandr Dubinsky, un parlamentare ucraino critico di Zelensky.
Un utente di X riporta il sondaggio fatto da Alexander Dubinsky su Telegram