Un COSE sulle cose
Esce oggi in libreria "La sicurezza degli oggetti", il nuovo numero di Cose spiegate bene che si occupa di oggetti
Il tredicesimo numero di Cose spiegate bene, la rivista del Post dedicata a spiegare approfonditamente singoli temi, esce oggi in libreria; si intitola La sicurezza degli oggetti, e si occupa appunto di oggetti, che ci circondano nelle nostre vite quotidiane o che le hanno attraversate per poi essere superati.
Il rapporto che abbiamo con gli oggetti, siano essi quelli definiti di “design” o quelli di cui apprezziamo più la loro funzione, descrive persone e popoli allo stesso modo di altri aspetti esteriori che consideriamo apparentemente più significativi. Per questo, oltre a diverse storie di oggetti singoli, La sicurezza degli oggetti esamina anche l’esposizione dei propri oggetti sui social network, il perché alcune persone gli diano un nome proprio, o le motivazioni che portano all’accumulo indiscriminato.
La sicurezza degli oggetti è illustrato da Klaus Kremmerz, e contiene contributi di Roberto Alajmo, Stefania Carini, Matteo Curti e Anna Siccardi.
Questo tredicesimo numero di Cose spiegate bene può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Bookdealer e IBS. Questa è l’introduzione di La sicurezza degli oggetti scritta dal peraltro direttore del Post Luca Sofri, intitolata “Un COSE sulle cose”.
***
A volte le persone danno persino un nome proprio agli oggetti che hanno «cari», come raccontiamo a pagina 136: alla bicicletta, alla tazza con cui fanno colazione, alla loro chitarra. Chissà se non debba essere discutibile, dare un nome, «umanizzare», qualcosa che ci riteniamo in diritto di possedere, in tempi in cui cerchiamo di liberarci da quella deteriore inclinazione degli uomini nei confronti delle donne. O se oppure possiamo ritenerlo uno sfogo inoffensivo di una necessità di possedere qualcuno: alla fine le nostre società legittimano la proprietà privata proprio rispetto agli oggetti, di ogni dimensione e forma.
Negli scorsi decenni la tendenza degli umani nelle nostre società a possedere cose è stata spesso messa in discussione per via delle sue conseguenze di «consumismo sfrenato», come si dice: nella cosiddetta «decrescita felice» – ultimamente data per sconfitta, mi pare – c’è sempre stato anche un aspetto che proponeva di rinunciare all’inclinazione ad acquistare e accumulare proprietà a dismisura, come molti e molte di noi fanno quando se lo possono permettere (la dismisura è naturalmente proporzionata alle possibilità economiche di ognuno). Il «superfluo», si è spesso detto. Il fatto è, però, che nel rapporto con gli oggetti c’è spesso anche qualcosa di invece felice e di non superfluo: sia nelle sue conseguenze di fatto – le nostre giornate sono facilitate e rese migliori dagli oggetti, dalla mattina alla sera: che si tratti di una caffettiera, di un tram o di un regalo di compleanno – sia nelle apparentemente sterili relazioni emotive che creiamo con gli oggetti stessi, anche in assenza di altre funzioni. Molto del «superfluo» ci dà in effetti piacere (a volte anche solo nella sua contemplazione), e questo lo rende assai meno superfluo.
I principali rischi nell’acquisizione e possesso degli oggetti direi siano tre: il perdere le proporzioni delle proprie priorità di spesa, e trovarsi senza soldi per la bolletta del gas per essersi comprati una borsa firmata; il finire letteralmente travolti da patologiche tendenze all’accumulo (lo raccontiamo a pagina 257); il mettere nei guai gli eredi che si troveranno con un’eredità non necessariamente preziosa da smaltire. Gli antichi si facevano seppellire con le loro cose forse anche per risparmiare ai loro discendenti le giornate necessarie per liberarsene tra rigattieri, sensi di colpa e momenti di commozione.
Ma naturalmente gli oggetti non esistono solo per essere posseduti o indirizzati verso le discariche, con le complicazioni globali del caso. Hanno storie, funzionamenti, sviluppi, usi, di grande interesse e fascino che hanno generato e tuttora generano le tentazioni del Post a studiarli, capire, scriverne, condividere. Questo numero di COSE Spiegate bene parla di «cose» più letteralmente del solito, prendendo a prestito il titolo di un romanzo di A.M. Homes di 35 anni fa per raccogliere alcune di queste storie e riflessioni, e per rassicurarci su delle relazioni che a volte suonano preoccupanti (ricordandoci pure che a volte lo sono). A cominciare da quella rassicurantissima con l’oggetto che avete in mano, che per molti di voi dura ormai da quasi quattro anni e che speriamo non vi crei problemi né con la bolletta del gas né con gli eredi.
Puoi comprare La sicurezza degli oggetti sul sito del Post (con spedizione gratuita).
Alcune delle pagine di COSE Spiegate bene – La sicurezza degli oggetti