Le relazioni tra Stati Uniti e Ucraina sono al punto più basso
Il presidente Volodymyr Zelensky ha risposto alle accuse false di Donald Trump, indispettendolo

Le relazioni tra Ucraina e Stati Uniti non sono mai andate così male come nelle ultime ventiquattr’ore. Mercoledì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha risposto al presidente americano Donald Trump che martedì sera, dopo i primi negoziati fra diplomatici americani e diplomatici russi in Arabia Saudita, aveva fatto dichiarazioni false e molto dure contro l’Ucraina in una conferenza stampa a Mar-a-Lago, la sua residenza a Palm Beach in Florida.
Trump in particolare aveva accusato gli ucraini di avere cominciato la guerra contro la Russia e aveva anche detto che l’Ucraina dovrebbe indire elezioni per sostituire il presidente Zelensky perché il suo indice di popolarità fra gli ucraini è soltanto al 4 per cento. «Odio doverlo dire», aveva commentato Trump, pronunciando davanti ai giornalisti frasi che equivalevano a una rottura diplomatica.
Entrambe queste dichiarazioni false di Trump suonano familiari da tempo per chi è esposto alla propaganda del presidente russo Vladimir Putin, ma è stata una novità ascoltarle dal presidente degli Stati Uniti, quindi del paese che fin dall’inizio dell’invasione russa è l’alleato più importante dell’Ucraina.
Poi nel pomeriggio di mercoledì Trump ha aggiunto che Zelensky è un «dittatore senza elezioni» e che lo considera un comico mediocre che imbrogliava il presidente Joe Biden per avere gli aiuti finanziari americani, la metà dei quali sarebbe scomparsa, e adesso vorrebbe continuare ad approfittare della situazione per ottenere altri soldi dagli americani.
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Le relazioni tra Ucraina e Stati Uniti stanno andando in malora così rapidamente che i negoziati in corso tra statunitensi e russi rischiano di finire in un nulla di fatto perché gli ucraini potrebbero decidere di non collaborare.
Il tono delle risposte di Zelensky a Trump è piccato ma fattuale. Ha detto in un messaggio video che gli Stati Uniti hanno dato all’Ucraina 67 miliardi di dollari in aiuti militari e altri 31 miliardi di dollari per contribuire alle spese dello stato. Zelensky ha continuato dicendo che non è una conversazione seria la richiesta fatta di recente da Trump, che vorrebbe 500 miliardi di dollari in risorse minerali, petrolio e gas dall’Ucraina come risarcimento per gli aiuti.
Zelensky ha sostenuto anche che secondo un sondaggio di mercoledì mattina il 57 per cento degli ucraini si fida di lui (ieri era il 52 per cento, ma le parole di Trump hanno alzato la percentuale a favore di Zelensky). Se qualcuno pensa di sostituirlo, ha detto il presidente ucraino, non accadrà.
In Ucraina non si vota perché da quando è cominciata l’invasione russa nel febbraio del 2022 è in vigore la legge marziale, che sospende le elezioni. Non si vota anche perché le condizioni sono poco adatte: ci sono quattro milioni di sfollati interni e quasi sette milioni di ucraini all’estero, bombardamenti quotidiani, città abbandonate e regioni che hanno energia elettrica soltanto a intermittenza. Mercoledì il primo ministro britannico Keir Starmer ha difeso Zelensky, dicendo che è un leader democraticamente eletto e che è «perfettamente ragionevole» sospendere le elezioni durante una guerra.
Il presidente ucraino nel suo messaggio di mercoledì ha detto anche che nelle prossime due settimane il governo commissionerà sondaggi sui livelli di fiducia per Trump, per Starmer, per il primo ministro polacco Donald Tusk e per il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. «Renderò pubblici i risultati», ha detto Zelensky.

Donald Trump a Mar-a-Lago, il 18 febbraio (AP)
Questa risposta del presidente ucraino, che tra la spiegazione e la sfida sta un po’ più verso la sfida, è anche un modo velocissimo per entrare in conflitto con Trump. Il presidente degli Stati Uniti tiene alla sua immagine pubblica di uomo forte, che non deve essere mai contraddetto e tratta gli alleati come partner inferiori. La rottura con Zelensky potrebbe essere irreparabile.
Il presidente ucraino ha detto anche che gli Stati Uniti hanno appena aiutato Putin a uscire da anni di isolamento diplomatico grazie ai negoziati in Arabia Saudita e che ci sono stati tentativi di dipingere la Russia come una vittima: «Questa è una novità». Inoltre Zelensky ha dichiarato di avere avviato colloqui con i leader europei e crede che saranno pronti a finanziare le forze armate ucraine se gli Stati Uniti non lo faranno.
In pratica, Trump afferma di voler sostituire Zelensky come presidente dell’Ucraina e Zelensky risponde di poter rimpiazzare l’appoggio americano con quello dell’Europa.
Nei giorni scorsi Zelensky aveva già fatto capire con alcune sue dichiarazioni che avrebbe respinto il tentativo della Russia e dell’amministrazione di Trump di escludere l’Ucraina dai negoziati. Domenica in un’intervista alla rete americana Nbc Zelensky aveva detto:
«Non accetterò mai nessuna decisione tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina. Mai. E sul nostro popolo, mai. E sui nostri adulti, e sui bambini, e su tutti, non può essere così. La guerra in Ucraina è contro di noi, e le perdite umane sono nostre. E siamo grati per tutto l’appoggio […] Ma non c’è nessun leader al mondo che possa davvero fare un accordo con Putin senza di noi su di noi».
Martedì da Ankara, in Turchia, dove ha incontrato il presidente turco Erdoğan, Zelensky ha detto: «Sembra che Russia e Stati Uniti stiano preparando un ultimatum all’Ucraina, e parlano di Ucraina senza l’Ucraina. Non abbiamo accettato ultimatum nel 2022, quando la situazione era molto più grave e nessuno ci stava aiutando, non ho intenzione di accettare ultimatum adesso».
Il mandato di Zelensky è scaduto nel maggio del 2024. Il governo russo insiste spesso sul fatto che non ci siano state elezioni in Ucraina dall’inizio della guerra perché vuole mettere in difficoltà il presidente ucraino. Vale la pena notare che nei sondaggi che indicano il possibile vincitore alle elezioni presidenziali in Ucraina, se si tenessero, sopra Zelensky c’è l’ex comandante in capo dell’esercito Valery Zaluzhny.
Zaluzhny nel febbraio del 2024 fu destituito dal comando e mandato a fare l’ambasciatore a Londra perché era in conflitto con Zelensky. L’ex comandante in capo, che molti ucraini considerano un eroe della resistenza contro l’invasione russa dopo la difesa della capitale Kiev e la liberazione della città di Kherson, avrebbe voluto una mobilitazione di massa, quindi un arruolamento forzato, di molti più cittadini ucraini da mandare in guerra contro i russi rispetto a quella poi decisa da Zelensky.
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