La procura di Genova ha avviato un’indagine per naufragio con l’aggravante del terrorismo per il danneggiamento della petroliera a Savona

La petroliera danneggiata (ANSA)
La petroliera danneggiata (ANSA)

Le indagini sul danneggiamento della Seajewel, una petroliera con bandiera maltese ormeggiata a Savona e danneggiata da un’esplosione sabato, sono passate dalla procura di Savona alla direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della procura di Genova: all’ipotesi di reato iniziale, di naufragio, ora si è aggiunta l’aggravante del terrorismo. Le prime indagini hanno portato a escludere le ipotesi di un danneggiamento accidentale, per esempio per un incidente durante le operazioni di scarico, che in quel momento erano sospese, o con una bomba inesplosa posizionata in tempo di guerra: l’area era già stata bonificata.

La Seajewel era arrivata a Savona venerdì pomeriggio e avrebbe dovuto scaricare petrolio greggio in un terminal al largo della città. Attorno all’una di notte di sabato però un’esplosione aveva creato uno squarcio lungo 120 centimetri e largo 70 nello scafo. Solo lo scafo esterno era stato danneggiato, mentre le cisterne che contengono il petrolio sono rimaste intatte: non c’è quindi il pericolo di uno sversamento di petrolio in mare. Non è ancora chiaro se ci sia stata una seconda esplosione, come riferito da alcune testimonianze, che comunque non avrebbe provocato danni.

La Seajewel era stata coinvolta in un’inchiesta del giornale ucraino Ukrainska Pravda sulle navi della cosiddetta “flotta fantasma” russa, un insieme di navi usate dalle aziende e dal regime russo per aggirare le sanzioni contro di loro. Secondo l’inchiesta nel 2024 avrebbe ripetutamente esportato in maniera illegale petrolio russo. Gli ultimi porti visitati dalla Seajewel prima di arrivare a Savona si trovano in Algeria.

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