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  • Mercoledì 19 febbraio 2025

C’è un imprenditore americano semisconosciuto in mezzo allo scandalo di Milei e di una criptovaluta

È il 35enne Hayden Mark Davis, fra i principali promotori dell’iniziativa rivelatasi fallimentare e dannosa per il presidente argentino

Il presidente argentino Javier Milei (Photo by Marcelo Endelli/Getty Images)
Il presidente argentino Javier Milei (Photo by Marcelo Endelli/Getty Images)

Il crollo della criptovaluta $LIBRA, promossa sui social dal presidente Javier Milei, è diventata un caso politico rilevante in Argentina, con conseguenze legali e polemiche sul ruolo avuto dal presidente. Venerdì, poche ore dopo il suo lancio, la criptovaluta prima ha guadagnato valore e poi è crollata, causando la perdita dell’investimento per almeno 40mila argentini.

Al centro dell’operazione, che secondo alcuni è stata una truffa, sembra esserci lo statunitense Hayden Mark Davis, amministratore delegato di 35 anni di Kelsier Ventures: Davis è piuttosto sconosciuto anche nell’ambiente delle criptovalute, ma ha incontrato più volte Milei e ha avuto contatti frequenti con i principali collaboratori del presidente, a partire della sorella Karina, segretaria alla presidenza. In Argentina la stampa, l’opposizione politica e anche la magistratura stanno cercando di capire come Davis abbia avuto modo di coinvolgere il presidente argentino nel lancio della criptovaluta.

$LIBRA è un meme coin, cioè una criptovaluta ispirata a un meme o a un fenomeno di cultura pop, come quelle presentate da Donald Trump, $TRUMP e $MELANIA. Le criptovalute di questo genere sono considerate ancora più volatili e rischiose di quelle tradizionali, perché pensate esplicitamente come beni speculativi.

Venerdì sera Milei l’ha promossa sul suo profilo X e in poche ore è passata da un valore di pochi centesimi a circa 4,5 euro. Gli investitori iniziali hanno immediatamente venduto una parte delle criptovalute che possedevano incassando 90 milioni di euro. Da lì è iniziato il crollo e Milei, cercando di fare un passo indietro, ha subito cancellato il tweet in cui presentava la criptovaluta. Sono stati pochi a guadagnare molto – principalmente i promotori della moneta – mentre la stragrande maggioranza delle persone che hanno comprato le $LIBRA si è ritrovata con una criptovaluta dal valore vicino allo zero: è lo schema definito di rug pull (tirare il tappeto da sotto i piedi).

– Leggi anche: Una criptovaluta è crollata tutto intorno a Javier Milei

I promotori noti dell’iniziativa erano la KIP Protocol di Julian Peh, un argentino con anche nazionalità di Singapore, e la Kelsier Ventures, di cui Davis è amministratore delegato e fondatore, insieme al padre. È un’azienda di consulenza finanziaria e di investimenti in criptovalute e nel settore digitale: non è particolarmente nota né stimata, tanto che l’incontro di Davis con Milei, lo scorso 30 gennaio, suscitò qualche sorpresa e molte domande fra gli esperti del settore. Fu lo stesso Milei a rendere pubblico l’incontro con un post su X, ma ce ne erano stati altri in precedenza.

Davis, ma in precedenza anche Peh, avrebbero ottenuto gli incontri con il presidente argentino grazie alla mediazione di Mauricio Novelli, proprietario della società di formazione finanziaria N&W Professional Traders. Milei dava lezioni e teneva seminari alla N&W quando era ancora un economista noto soprattutto per le sue partecipazioni televisive: i giornali argentini raccontano che ora Novelli è spesso ricevuto alla Casa Rosada, la sede della presidenza argentina a Buenos Aires.

Martedì il sito specializzato CoinDesk e il quotidiano argentino La Nación hanno pubblicato alcuni messaggi WhatsApp di Davis, inviati a un possibile investitore, in cui lo statunitense diceva – o almeno millantava – di poter «controllare» Milei. Diceva di poter ottenere incontri, tweet e promozioni dal presidente: «Mando soldi alla sorella e lui firma tutto quello che voglio e fa tutto quello che dico». La sorella Karina, che lo stesso Milei chiama El Jefe (il capo), è considerata la principale consigliera del presidente, nonché la persona che decide chi incontra e chi deve essere allontanato dalla cerchia ristretta o anche dal partito.

Javier Milei e la sorella Karina sul balcone della Casa Rosada (Marcelo Endelli/Getty Images)

I due media hanno scritto di aver letto i messaggi WhatsApp di Davis (di cui hanno pubblicato degli screenshot), ma per ora non sono emerse prove che siano stati effettuati pagamenti. Lo stesso Davis, attraverso un suo portavoce, ha in seguito smentito tutto con un comunicato: «Non ho mai effettuato pagamenti, né loro me li hanno richiesti». Secondo La Nación Davis è stato in contatto con esponenti del governo di Milei dopo l’inizio dello scandalo, che gli avrebbero ordinato di non dare interviste né commentare ulteriormente il tema. Nelle prime ore dopo il crollo della criptovaluta aveva detto in modo confuso di avere a disposizione 100 milioni di dollari «che sono dell’Argentina» e di volerli restituire, dicendo di aver agito per il governo.

Al di là della natura dei rapporti fra Milei e i promotori dell’iniziativa, che saranno oggetto di indagini, in Argentina si discute molto di come sia stato apparentemente facile per chi ha lanciato $LIBRA arrivare a Milei e convincerlo a promuovere un’operazione dubbia.

Milei aveva già promosso prodotti legati alle criptovalute quando era deputato, nel 2022: fu coinvolto nel caso CoinX, che lui pubblicizzò e poi fu accusato di truffa e di utilizzare metodi da schema piramidale. L’anno scorso l’imprenditore statunitense Charles Hoskinson, durante il Tech Forum di Buenos Aires, denunciò di essere stato avvicinato da intermediari che gli proposero un incontro con Milei in cambio di denaro. Lo stesso Milei ha ammesso che nei primi 14 mesi della sua presidenza è stato «troppo facile» contattarlo e ha promesso di comportarsi diversamente in futuro.

Una televisione argentina che trasmette l’intervista sul canale TN (Duffour P/ANDBZ/ABACAPRESS.COM)

Martedì Milei ha dato un’intervista televisiva che è diventata un nuovo problema, perché in un fuorionda si vede un suo collaboratore interrompere il giornalista e le sue domande, in una parte poi tagliata del video. L’argomento su cui è avvenuta l’interruzione era proprio il sostegno di Milei all’operazione e se lo avesse dato «da presidente» o da «privato cittadino», come lui sostiene. Il presidente stava anche dicendo che delle questioni legali si occuperà il ministro della Giustizia Mariano Cúneo Libarona, un’altra affermazione potenzialmente problematica. Il coinvolgimento di un membro del governo nella difesa di Milei equivarrebbe infatti a riconoscere un ruolo dell’esecutivo nella questione, e non quella di Milei come privato cittadino.