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  • Martedì 18 febbraio 2025

A Vienna c’è una terrazza su cui non può salire nessuno

È il posto da cui nel 1938 Hitler proclamò l’annessione dell’Austria alla Germania, e cosa farne è una questione controversa e dibattuta

Il Neue Burg a Vienna e, al centro, la terrazza che venne usata da Adolf Hitler per proclamare l'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Il Neue Burg a Vienna e, al centro, la terrazza che venne usata da Adolf Hitler per proclamare l'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938 (Foto di Jörg Bauer su Unsplash)

In uno dei palazzi più imponenti del centro di Vienna c’è una terrazza che è sempre chiusa al pubblico e sulla quale di norma non può salire nessuno. È quella sopra l’ingresso centrale del Neue Burg, uno dei palazzi che si affacciano su Heldenplatz, una delle più grandi e riconoscibili della capitale austriaca. Da quella terrazza, nel 1938, il dittatore nazista di origini austriache Adolf Hitler pronunciò il discorso con cui proclamò l’annessione dell’Austria alla Germania: l’Anschluss.

L’Austria fece parte della Germania nazista dal 1938 fino alla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1945. Dopo il discorso di Hitler la terrazza divenne uno dei simboli principali del legame del paese con il nazismo, tanto che oggi è entrata nel linguaggio comune l’espressione Hitler-Balkon, il “balcone di Hitler”.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale la terrazza è rimasta chiusa al pubblico. Fino a pochi anni fa era però possibile affittarla per eventi privati e alcune persone riuscirono anche a usarla per festeggiare il capodanno del 2000. Non poteva però essere usata per eventi politici o discorsi: l’unica eccezione fu fatta per Elie Wiesel, scrittore e intellettuale sopravvissuto all’Olocausto e premio Nobel per la Pace, che tenne un discorso nel 1992.

Nel 2018 la Casa della storia austriaca (HDGÖ), un museo di storia contemporanea, cominciò a impiegare parte della struttura del Neue Burg, inclusa la sala che dà accesso alla terrazza (quest’ultima solo per allestire mostre temporanee). Da quel momento l’amministrazione del museo ha cercato di ottenere il permesso di riaprire la terrazza e renderla visitabile al pubblico. L’iniziativa della HDGÖ ha avuto ampia eco nella stampa austriaca e nel dibattito pubblico del paese. Finora, però, la richiesta non ha avuto successo.

Il discorso con cui Adolf Hitler dichiarò l'annessione dell'Austria alla Germania, nel 1938

Il discorso con cui Adolf Hitler dichiarò l’annessione dell’Austria alla Germania, nel 1938 (Wikimedia Commons)

La decisione se riaprire o meno la terrazza spetta alla Burghauptmannschaft (letteralmente “l’amministrazione del castello”), l’ufficio pubblico che tra le altre cose si occupa della gestione del Neue Burg e che dipende dal ministero dell’Economia. L’ente responsabile è quindi il ministero dell’Economia, e in definitiva il governo austriaco. Tra i motivi citati finora per spiegare la sua chiusura c’è il fatto che non si ritenga la terrazza sufficientemente sicura per i visitatori.

Stefan Benedik, che è il curatore a capo del dipartimento di storia pubblica del museo, ha detto che secondo la HDGÖ «è necessario iniziare una discussione su cosa fare del balcone». Secondo Benedik, il balcone dovrebbe essere riaperto e reso accessibile al pubblico, a patto che la sua storia venga spiegata ai visitatori e che il suo significato venga contestualizzato.

Oltre ad avere contribuito ad avviare un dibattito, in prossimità dell’ingresso sprangato alla terrazza la HDGÖ ha anche allestito una piattaforma dove i visitatori possono esprimere se sono favorevoli oppure meno alla riapertura. Al momento, le persone contrarie sono circa 23mila, le favorevoli più di 171mila.

Da qualche anno, il museo chiede a chiunque voglia partecipare di inviare disegni e progetti di come vorrebbe che la terrazza apparisse in futuro, qualora fosse riaperta al pubblico. Tra le varie proposte raccolte sul sito del museo c’è chi ha suggerito di trasformarla in un giardino, o di aprirci un caffè; ci sono persone che hanno proposto di metterci una bandiera gigante dell’Unione Europea o le bandiere arcobaleno del movimento LGBT+, oppure un’enorme stella a sei punte, uno dei simboli ebraici più riconoscibili, giustificando la scelta con l’idea di fare ciò che avrebbe «dato più fastidio» a Hitler.

Proposte per l'aspetto futuro della terrazza del Neue Burg

Alcune proposte per l’ipotetico aspetto futuro della terrazza del Neue Burg, se venisse riaperta, raccolte dalla HDGÖ

Quello della terrazza usata da Hitler per proclamare l’annessione dell’Austria nel 1938 non è un caso isolato: a Vienna e in Austria si è posto altre volte il problema di cosa fare con edifici e luoghi che hanno avuto un legame evidente con il nazismo.

Il caso più famoso è quello della casa natale di Hitler nella cittadina di Braunau am Inn, al confine con la Germania. Per molti anni le autorità austriache non seppero cosa farne. A un certo punto, come raccontato nel documentario Chi ha paura di Braunau?, sembrava che la casa potesse essere utilizzata da un’organizzazione per le persone con disabilità. Alla fine, nonostante tra gli abitanti della città ci fosse stato un certo dibattito sul tema, il governo austriaco decise autonomamente di ristrutturarla per farla diventare una stazione di polizia.

Non è però l’unico caso: a Vienna qualche anno fa nacque una discussione su cosa fare di un balcone che venne aggiunto all’edificio del municipio appositamente perché Hitler vi tenesse un discorso, e che oggi è chiuso al pubblico e per lo più ignorato dalle autorità e dai visitatori, nonostante le richieste di demolirlo oppure di spiegarne la storia con una targa.

Il problema di cosa fare con i luoghi che hanno un legame simbolico forte con il nazismo e il fascismo non riguarda nemmeno solamente l’Austria, dal momento che il balcone di palazzo Venezia, a Roma, dal quale parlava il dittatore fascista italiano Benito Mussolini è ancora chiuso al pubblico, nonostante gli annunci che parlavano di una sua possibile riapertura negli anni scorsi.

La difficoltà di decidere cosa fare con i luoghi associati al nazismo in Austria dipende, in gran parte, dal rapporto piuttosto complicato che il paese ha avuto con la memoria del nazismo nel corso dei decenni.

Subito dopo la Seconda guerra mondiale, i politici austriaci e la maggior parte della popolazione difesero la convinzione che l’Austria, più che un paese collaborazionista, fosse stata la «prima vittima» del nazismo, visto che era stata annessa dalla Germania e che negli anni tra il 1938 al 1945 non esistette più come entità autonoma. Moltissimi austriaci però sostennero il nazismo con entusiasmo: soprattutto a partire dagli anni Ottanta l’Austria cominciò a discutere delle proprie responsabilità, che oggi sono ampiamente riconosciute.

La terrazza centrale del Neue Burg

La terrazza centrale del Neue Burg (foto tratta dalla pagina Facebook della HDGÖ)

Oggi la terrazza centrale del Neue Burg è spoglia e priva di simboli. Benedik ne parla come di uno spazio che è diventato «un tabù», i giornali austriaci lo hanno definito uno spazio «contaminato».

Secondo Benedik «è importante che un segno visibile della Repubblica austriaca sia presente sulla terrazza, in un modo che intervenga con la sua architettura». Al momento non ce ne sono: questo significa che volendo la terrazza può essere manipolata e usata anche da chi promuove idee non democratiche. «Molte persone pensano che rendere inaccessibile la terrazza prevenga la strumentalizzazione, ma è vero proprio il contrario», ha detto Benedik: «è spesso proprio il tabù, e il silenzio che la circonda, a permettere che venga strumentalizzata».