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  • Martedì 18 febbraio 2025

L’accordo tra Eni, Cipro e l’Egitto per portare più gas in Europa

Lo sfruttamento di un nuovo giacimento scoperto nel 2022 permetterà di continuare a fare a meno del gas proveniente dalla Russia

Impianti offshore per sfruttare giacimenti di gas a Cipro
Impianti offshore per sfruttare giacimenti di gas a Cipro (Athanasios Gioumpasis/Getty Images)

Lunedì l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha firmato un accordo con Karim Badawi, ministro del Petrolio dell’Egitto, e Georgios Papanastasiou, ministro dell’Energia di Cipro, per portare il gas estratto da un grande giacimento offshore scoperto nel 2022 nel Mediterraneo orientale al largo dell’isola di Cipro. Eni è la più grande azienda energetica italiana e tra le più grandi in Europa. L’accordo è piuttosto importante per il mercato energetico europeo, che è alla ricerca di nuove forniture per diversificare ulteriormente l’approvvigionamento di gas e continuare a fare a meno di quello importato dalla Russia.

Il giacimento, che è chiamato “Cronos”, si trova a circa 160 chilometri di distanza dalle coste meridionali di Cipro, a 2.287 metri di profondità. Si stima che possa fornire fino a 85 miliardi di metri cubi di gas (nel 2024 l’Italia ha consumato complessivamente circa 60 miliardi di metri cubi di gas).

Il giacimento è nel cosiddetto Blocco 6, una delle tredici porzioni di mare cipriota date in licenza a società petrolifere per fare perforazioni. I tredici blocchi fanno parte della zona di mare di competenza economica della repubblica di Cipro, lo stato che occupa la parte meridionale dell’isola e che è membro dell’Unione Europea. La zona di mare a nord è invece controllata in gran parte da uno stato autoproclamato dipendente dalla Turchia, chiamato Cipro Nord, che non è riconosciuto dalla comunità internazionale.

Una volta estratto, il gas verrà inviato a terra tramite condotte sottomarine, trattato nell’impianto “Zohr” e liquefatto in quello di Damietta, in Egitto, per essere trasportato poi via nave verso l’Europa.

Negli ultimi due anni i paesi europei hanno importato molto più gas liquefatto rispetto al passato, per ridurre la dipendenza dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Prima il gas russo importato dai gasdotti copriva circa il 40 per cento del fabbisogno, nel 2023 il dato è sceso a circa l’8 per cento. Il calo delle forniture russe e la diversificazione sono avvenute cercando di aumentare la produzione di energia domestica, quando possibile; oppure comprando altrove il gas. I paesi dell’Unione Europea si sono rivolti soprattutto alla Norvegia, che è diventata la prima fornitrice al posto della Russia, e agli Stati Uniti, da cui hanno comprato sempre più gas naturale liquefatto, più costoso rispetto a quello trasportato nei gasdotti.

L’accordo tra Eni, Cipro e l’Egitto è stato favorito dagli investimenti fatti da Eni nei due paesi. L’azienda è presente in Egitto dal 1954 ed è attualmente il principale produttore di gas, mentre è a Cipro dal 2013.

Negli ultimi anni il governo guidato da Giorgia Meloni ha insistito sulla necessità di cooperare con il governo autoritario egiziano di Abdel Fattah al Sisi proprio sull’energia (già il governo Draghi aveva concordato un aumento delle importazioni di gas naturale dall’Egitto) e sul commercio di prodotti per l’agricoltura. Meloni ha cercato di riprendere i rapporti tra l’Italia e l’Egitto che si erano complicati dopo il rapimento e l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, compiuto con tutta probabilità dalle forze di sicurezza egiziane, e l’arresto di Patrick Zaki.