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  • Lunedì 17 febbraio 2025

Lula non è più popolare come una volta

Il sostegno al presidente brasiliano è ai minimi storici: c'entrano l'inflazione e la disinformazione della destra, ma anche l'età e i suoi problemi fisici

Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva con una zucca e con la moglie Rosangela da Silva, nota come Janja, a luglio
Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva con una zucca e con la moglie Rosangela da Silva, nota come Janja, a luglio (AP Photo/Eraldo Peres)

La popolarità del presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, è ai minimi storici: nonostante i dati economici tutto sommato positivi e l’assenza di scandali, il sostegno verso Lula non è mai stato così basso secondo un recente sondaggio. L’istituto Datafolha, uno dei più noti del paese, segnala che solo il 24 per cento dei brasiliani giudica positivamente il presidente di sinistra, con un calo dell’11 per cento in soli due mesi. Il 41 per cento ritiene il suo operato «pessimo».

Le difficoltà di Lula sono legate all’aumento del costo della vita, a un’immagine in parte compromessa da età e problemi fisici e da costanti campagne di disinformazione della destra, che il governo ha faticato a gestire. Il calo della sua popolarità, e questi ultimi dati, sono destinati ad aumentare i dubbi sull’opportunità di una nuova candidatura di Lula alle presidenziali previste per l’autunno del 2026.

Il sondaggio di Datafolha è stato condotto con più di 2mila interviste in oltre 100 città: il campione non è enorme, ma il margine di errore è del 2 per cento. Anche prima della pubblicazione dei risultati – e anche all’interno della componente progressista che sostiene il governo – era opinione condivisa che fosse un momento piuttosto complesso per Lula. Il presidente ha perso sostegno in tutti i settori della popolazione, anche quelli a lui più favorevoli, come le donne (approvazione in calo del 14 per cento), gli elettori di fascia economica bassa (meno 14 per cento) e gli abitanti del popoloso nordest brasiliano, uno dei principali bacini di voti del Partito dei Lavoratori di Lula (calo del 16 per cento).

Lula in una cerimonia di gennaio 2025 (AP Photo/Eraldo Peres)

I dati sono notevoli perché Lula è stato sempre un presidente molto popolare. Oggi è al terzo mandato, dopo quelli fra il 2003 e il 2011, e visse il momento peggiore nel 2005, in corrispondenza di uno scandalo noto come “mensalao”: allora la sua popolarità non scese sotto al 28 per cento, con dati migliori di oggi. Poi concluse il secondo mandato con tassi di approvazione altissimi, vicino all’87 per cento, dopo anni di grande crescita economica, diminuzione del numero dei poveri e recupero di rilevanza internazionale del paese, anche con l’assegnazione delle Olimpiadi del 2016. Oggi i sondaggi gli attribuiscono un sostegno simile a quello del predecessore Jair Bolsonaro alla fine del 2021, dopo la pessima gestione della pandemia da Covid-19. Lula aveva vinto le elezioni contro Bolsonaro il 30 ottobre del 2022, coronando la propria rinascita politica.

La crisi politica di Lula ha prima di tutto ragioni economiche: nonostante un PIL in crescita solida (del 3,5 per cento nel 2024) e una disoccupazione ridotta (6,2 per cento), l’inflazione è stata superiore alle previsioni (4,83 per cento nel 2024) e ha ridotto il potere d’acquisto. Sono cresciuti soprattutto i prezzi di alcuni alimenti molto popolari, come il caffè, le arance o l’olio di soia, con aumenti fra il 25 e il 60 per cento. Sono aumentati anche i prezzi dei trasporti pubblici e questo ha finito per pesare sulle finanze soprattutto delle fasce più povere. Lula aveva costruito in passato parte del suo consenso sui programmi sociali di sostegno, che però oggi sono perlopiù visti dall’elettorato come un diritto di base, e non come politiche da premiare con il voto.

Sull’azione del governo hanno poi pesato le pesanti campagne dell’opposizione, in un clima di sempre maggiore polarizzazione, con ampio ricorso a pratiche di disinformazione. A gennaio il governo è stato costretto a ritirare una prevista regolamentazione di alcune transazioni bancarie superiori a 5mila reais (poco più di 830 euro) perché sui social si è diffusa la falsa notizia, alimentata da pagine e attivisti di destra, che Lula volesse tassare le transazioni con Pix, una app per i piccoli pagamenti molto diffusa in Brasile. Il governo non è riuscito a contrastare la falsa notizia e ha poi cambiato il suo responsabile della comunicazione.

Ma le campagne online della destra si sono concentrate anche su una forte opposizione ai temi del diritto all’aborto e dei diritti LGBTQ+. Ci sono state inoltre collaborazioni fra i movimenti della destra statunitense e di quella brasiliana: nelle ultime settimane è molto circolata la tesi che l’agenzia di aiuti internazionali USAID avesse favorito la vittoria elettorale di Lula concedendo fondi che erano serviti a far registrare per il voto elettori fra i 16 e i 18 anni. È priva di fondamento, ma è al centro di una richiesta di impeachment piuttosto popolare online.

Lula inoltre è considerato da buona parte degli elettori come molto più debole e meno attivo rispetto al passato: ha 79 anni, negli ultimi mesi ha rinunciato a molti impegni pubblici per le conseguenze di una grave caduta in bagno, ed è stato operato due volte per emorragia cerebrale. Secondo un altro sondaggio, dell’istituto IPEC, il 62 per cento dei brasiliani ritiene che non dovrebbe ricandidarsi nel 2026: la situazione non è così diversa da quella dell’ex presidente statunitense Joe Biden nel 2024.

Lula nel palazzo di Planalto dopo l’assalto dei sostenitori di Bolsonaro l’8 gennaio 2023 (AP Photo/Eraldo Peres)

Dopo la pubblicazione dei sondaggi vari esponenti del governo hanno riconosciuto che esiste un problema, ma si sono detti fiduciosi che Lula recupererà sostegno popolare. Il presidente ha iniziato una serie di viaggi all’interno del paese per presentare due delle prossime misure economiche: la gratuità di una serie di medicine e l’esenzione dalle tasse per i redditi fino a 5mila reais al mese.

Jair Bolsonaro, principale esponente della destra brasiliana, è attualmente inibito dal candidarsi a ogni incarico pubblico fino al 2030, per il tentativo di sovvertire l’esito elettorale del 2022, culminato nell’assalto alle istituzioni di Brasilia da parte dei suoi sostenitori. Su di lui sono state aperte altre 14 inchieste, il che rende complesso immaginare una nuova candidatura nel 2026 (nonostante i suoi sostenitori chiedano da tempo un’amnistia totale). Il governatore dello stato di San Paolo, Tarcísio de Freitas dei Repubblicani (centrodestra), è oggi considerato il più probabile candidato dell’opposizione.